“Scene da un interno” di Roberto Maggi
(Terra d’Ulivi Edizioni, Lecce, 2020)

…..Roberto Maggi ci propone una raccolta segnata da quello che potremmo definire un neo-crepuscolarismo metropolitano, dove l’aspetto crepuscolare esprime appunto uno stato d’animo o atteggiamento poetico che al diarismo narrativo e familistico di parte della poesia contemporanea oppone una poesia che, con toni tesi fra la malinconia e l’ironia, si immerge in ambienti urbani ed esistenziali. Questi temi e ambienti sono considerati come i più vicini alla propria condizione contemporanea e come tali capaci di accompagnare ed esprimere una posizione critica nei confronti della realtà. E se nel crepuscolarismo “storico” dominava una forma di protesta presentata come rinuncia, in Maggi è attivo un vitalismo dell’anima che funziona da antidoto alla rinuncia stessa. La poesia sta in prima linea, capace di ironia e di autocritica: la poesia è anche una forma di salvezza, ma sempre ritorna in Maggi il tarlo del negativo e la consapevolezza della precarietà dell’esserci contemporaneo. Ma il “caposaldo” del suo poetare è l’ebrezza della vita che non può essere limitata, che si esprime nel prendere di petto la vita stessa per vincere la solitudine. Una sorta di superamento del negativo attraverso il negativo, una negazione della negazione, direbbero i filosofi, che trova il suo punto di approdo nella ricerca infaticabile di identità. Perché è questo il desiderio profondo del poeta che indica persino in una sorta di neo- panteismo una possibile via d’uscita. Di fronte al degrado diffuso occorre re-identificarsi con le parti naturali del nostro essere specie in un mondo in cui tutti i miti della modernità, fede inclusa, sono ormai scomparsi dall’orizzonte di autenticità del nostro tempo. Questo mi pare “il messaggio” di questa serrata raccolta poetica.

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…..La prima cosa che incontriamo, sfogliando la silloge poetica di Roberto Maggi, è la foto all’inizio del volume: foto di un interno, con ombre e luci, chiaroscuri e colori sfumati. Un programma in forma visiva…
…..“Scene da un interno” è una raccolta che aggredisce per la lingua e lo stile, le argute metafore, l’osservazione delle cose, lo scavo profondo e doloroso delle apparenze. La silloge è composta da quattro sezioni – Metropolis a fuoco, Visioni a 180°, Bestiario digitale, Istantanee di niente – tutte parti intrise di forza e vitalità. Il poeta, come detto, coglie la realtà nel suo essere espressione di un mondo confuso, duro, frammentato.

…..Nella prima sezione – Metropolis a fuoco – la poesia, che apre l’intera silloge, è molto indicativamente “Sulla strada”: “Non puoi saperlo meglio/di quel barbone dalle dita vizze/dei suoi stracci corrosi/su strade nauseabonde:/le monete della gioia/balenanti su cornee/divorate di delirio/non si elemosinano”.
Nella seconda sezione – Visioni a 180° – la poesia “Siamo da soli” conferma la posizione del poeta e dell’uomo oggi: “Siamo da soli a fantasticare/quando il giocattolo tra le mani/è relitto invisibile di pezzi. /Siamo da soli a inscenare/conturbanti feste di Menadi/che neppur sanno di esistere”.
Nella terza sezione – Bestiario digitale – la poesia dal titolo “Democrazia” ci porta a riflettere: “Dal mio nido di conclave/tra tende affaticate/spunta un coacervo dispari/di mansarde, grondaie/tranci di tetti incastonati/in sezioni di vetro/macchiato a spruzzo./Apro, ma non s’arieggia lo stantio/ché s’imbucano sciami posseduti/tappezzando fitti filari/di libri ingialliti,/occupando capillari/incavi sgombri/che solo la mia pretesa ottusa/riteneva sua proprietà esclusiva”.
Nella quarta sezione – Istantanee di niente – la poesia “Porte riaperte” ci indica infine un modo per reagire: “Riaperte al mondo/porte di tungsteno, /screziate razze vi hanno confluito/diaspore infiorate da ghirlande/di specie ancora increate”. Quattro passaggi, quattro scene e movimenti di una suite articolata, di un lungo melologo dove una musica sotterranea accompagna i versi del poeta.

…..La poesia di Maggi sembra voler così produrre un senso di estraniamento che si accompagna ad un senso di soffocamento per dire della solitudine, dell’angoscia che segnano il contesto metropolitano. E vuole suggerire delle riflessioni sulla vita, compresa quella sociale. Interessante notare, come già è stato fatto da altri, come la poesia di Roberto Maggi sia intrisa di parole che appartengono alla sua professione ed ai suoi studi, la biologia, connotate “chimicamente” e “fisicamente”” in maniera precisa: diossina, ozono, biosfera, zirconio, antropomorfismo, ossigeno, capillari, bitume, muffa… etc. Non è un caso: la sua poetica non da spazio a termini sentimentali o privi di connotazione reale, ma anzi, i sentimenti vengono rappresentati con termini della fisica, e della fisica più dura e pura.

…..In questo modo egli riesce a conferire alla poesia un aspetto “diverso”, fuori da canoni espressivi prettamente lirici, benché il lirismo sia recuperato attraverso il ritmo, l’incedere spezzato del verso. Le sue espressioni lessicali tratte dalla materialità sostanziale delle cose sono elementi in grado di rafforzare l’immagine che si produce nella mente, amplificandone l’effetto. È una concezione estetica non certo neo-sperimentalista ma sicuramente in linea con aspetti evolutivi del linguaggio nella poesia contemporanea, anche se i temi possono apparire già percorsi.

…..La poesia di Maggi è autentica, ed è già molto importante, perché egli segue ed esprime le sue passioni partendo da ciò che vede, osserva e vive trasferendolo poi sulla pagina scritta. Maggi si concentra soprattutto sulla sfera emotiva ed interiore e da qui guarda al mondo reale.

…..Dicevo prima del ritmo della sua poesia: Maggi da sempre, quando le presenta, accompagna la sue poesie con la musica che è parte integrante del suo modo di intendere la scrittura. Anche in questo libro ritroviamo questa sua inclinazione che ci piace e coinvolge. I testi sono come accordi che fanno risuonare stati d’animo e le loro sfumature più o meno intime si rivelano come possibili trame musicali.
La sua scrittura è come un flusso sonoro a volte sincopato, altre volte più fluido e melodico, sempre incalzante, ostinato come attesta la quasi totale assenza di punteggiatura. La sua cifra stilistica è libera delle costrizioni del costrutto classico, dando voce ai pensieri usando la tecnica del flusso di coscienza, che lascia sgorgare spontaneamente le parole.

…..In una intervista a Margherita Zoni del 31 luglio 2021 apparsa sul web (elapsus.it) che lo avvicinava al rap, lo stesso Maggi ha detto: “I riferimenti al genere musicale, invece, vanno a mio avviso più ricercati nelle composizioni del rock-progressive, di cui sono un cultore, soprattutto nelle lunghe Suites tipiche degli anni settanta, dove l’alternanza di ritmo e di intensità si avvicendava continuamente, ospitando delle vere e proprie “storie”. Non so se l’accostamento alla musica rap possa risultare appropriata, al di là della semplice “similitudine” con il flusso continuo delle parole, perché non amo ascoltare quel genere, né posso dire di conoscerlo a sufficienza”.

…..Intanto, al di là del riferimenti di genere musicale, noi ci godiamo questa raccolta che ci ha regalato Roberto Maggi.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
…..Roberto Maggi nasce a Roma, dove si laurea in scienze biologiche. Amante della natura, indirizza i suoi interessi professionali e personali verso tematiche legate all’ambiente e all’ecologia. Inizia a scrivere fin dall’adolescenza, nutrendo una particolare passione per la poesia. I suoi versi raccontano la storia di una vita, intraprendendo viaggi volti alla cattura di stati d’animo sottili e sfuggenti o fotografando momenti di natura meditativa: una finestra sempre aperta sull’anima, dove la parola è alla ricerca costante della musicalità.
…..Nel 2014 pubblica la sua prima raccolta di poesie dal titolo
“Schegge liquide”, edita da Aletti. Il libro ottiene un attestato di merito nel premio Internazionale Città di Cattolica (2015). Seguono apparizioni su varie antologie poetiche, “Federiciano 2014” (Ed. Aletti), “Vivo da Poeta” (Ed. Montecovello), “Premio Erato” 2015 (Ed. Montecovello, con menzione di merito), nonché la sua prima pubblicazione in prosa, il racconto breve “Irish blues”, nell’antologia “1000 parole” (2015, Ed. Montecovello).
…..Nel 2015 avvia, insieme al pianista Theo Allegretti, un progetto che unisce poesia e musica, la performance
“Suoni di-versi”, dove il dialogo tra i rispettivi linguaggi espressivi supera la tradizionale formula del “Reading-concerto”. Questa performance è stata realizzata in diversi contesti, tra cui anche manifestazioni pubbliche (“SeminarLibri” di Tivoli, “Pigneto Città Aperta” di Roma, “Giornata mondiale della Terra” – Perugia 2016). …..Nell’aprile del 2019 viene pubblicata la raccolta di racconti “Suites di fine anno”, edita dalla Florestano Edizioni. Del libro si occupano varie riviste (Duels, La Gazzetta dello spettacolo, Prisma, Menabò), trasmissioni radiofoniche (Rai Radio3, Radio Più Roma) e blog letterari. Nel marzo 2020 il libro si attesta tra le opere vincitrici del Premio Wilde (2° posto assoluto). Nel 2019 viene inoltre pubblicata la raccolta antologica “Il diario della Natura” (Fuorilinea Edizioni) che lo vede coinvolto in triplice veste: come ecologo, in qualità di curatore dell’Introduzione al volume; come poeta, con tre componimenti acclusi; e come fotografo, con l’inserimento di un suo scatto a soggetto naturalistico.
…..A partire dal 2020 si dedica saltuariamente all’attività di articolista, con la pubblicazione di recensioni critiche dedicate a libri e autori. Nel gennaio 2021 viene pubblicata la sua seconda raccolta di poesie dal titolo
“Scene da un interno”, pubblicata da Terra D’ulivi Edizioni. Tra le sue passioni, oltre la letteratura, l’arte, il cinema, la fotografia e soprattutto la musica, che segue con invariato entusiasmo.

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