“Se mi ami sopravvalutami” di Viviana Viviani
(Controluna, Roma, 2019)

La leggerezza dell’istinto poetico

…..Silloge d’esordio per Viviana Viviani che nella sua postfazione Giuseppe Cerbino presenta così: “Illusione per l’altro e inganno di conoscenza: sono questi i due poli tra i quali oscilla questa silloge della Viviani che non fa sconti alla vita e agli altri, nell’ossessione di dare un nome all’angustia che ci soffoca”.

…..Il libro è diviso in due sezioni dai titoli indicativi del “carattere” dei testi: “Amore” e “Sopravvivenza”. Parlare d’amore la poesia lo ha sempre fatto: qui il tema è quello dell’amore ai tempi delle chat e la sopravvivenza è quella del travaglio delle relazioni umane, affrontato con ironia, ma con la convinzione di dire cose importanti.
Un percorso a zig zag che apre e chiude porte e finestre, sbircia da una fessura, scruta le cose da un angolo sghembo: Viviani si muove con disinvoltura, spirito curioso, altre volte con animo meditativo, sempre con leggerezza. Sono quindi vari i registri del suo scrivere tutti però sostenuti da un verso liscio, quasi una prosa ritmata, a volte spezzata, mai cervellotica.

…..I quadri si susseguono con passo rapido, non ci sono soste. Viviani ci fa sorridere, altre volte accenna alla riflessione non cedendo mai a forme di disperazione o esaltazione. “La poesia di Viviana Viviani non attende mai di essere parola e di riconoscersi in un lirismo spesso autoreferenziale; essa riscopre, invece, la vita come sua misura; una misura che si invola all’urgenza di dire in faccia al mondo cosa siamo: bestie dolenti che inciampano nelle sapienze della storia illudendoci di sapere come è fatta la realtà di cui pretendiamo di avere il controllo.” (ancora dalla postfazione di Giuseppe Cerbino).
Un poesia quindi leggera, che ci parla usando un lessico “giovane”, semplice e quotidiano, evitando il presunto piedistallo di una lingua “alta” ma cercando di non cadere nel lessico “basso” e sciatto di tanto salmodiante giovanilismo irritante (vi piace Gio Evan?). Viviani spigola nel grande circo che è l’esistenza. E lo fa usando versi brevi, forme ritmiche discrete, c’è una serietà convinta nei versi che rivela il suo desiderio di autenticità partendo da strumenti di scrittura, come detto, di stile semplice, narrativo. Colpiscono gli incipit che sanno attrarre l’attenzione, che si tuffano a capofitto nel cuore della “questione”. Ciò particolarmente evidente proprio nella prima parte, nelle poesia dedicate alle relazioni sentimentali:

…..“Mi ha mandato una rosa/fatta di punteggiatura./ I petali sono parentesi/ e virgole le spine…” (pag.13); oppure “Perdonami se oggi non sono disperata/ e ho festeggiato il mio compleanno/innamorandomi di un ragazzo felice/per il tempo di un viaggio in metro” (pag. 21); o ancora “L’universo non vuole/che ci incontriamo oggi./” (pag. 25); Ogni giorno metto in banca/ un po’ di questo amore/ tu la notte me lo rubi/ te lo giochi alla roulette” (pag. 35); “Degli amori difficili/restano poche fotografe,/piatti rotti con la voce/ e bicchieri mai lavati” (pag. 36).
Immagini immediatamente afferrabili e si cammina sempre su un filo, in equilibrio tra pericoli e scivoloni da evitare. Poesia istintiva, senza mediazioni letterarie e pretese mediatiche?

…..Nella seconda parte “Sopravvivenza” Viviani riserva più attenzione alle chiuse dei testi. E’ come se qui contasse di più lo sguardo inquieto, l’apertura ulteriore, il senso di sospensione: Ecco alcuni esempi “La casa ora è vuota:/esco sul balcone/ faccio bolle di sapone/ e una/ diventa luna” (Gregor non si fa prendere, pag. 42); “Un giorno mi svegliai e lui era di stoffa/ e io, io ero come loro (Gli adulti, pag. 43); “si guardano allo specchio/ con gli occhi della memoria/ e sono ancora belle/ quando nessuno le vede” (Le vecchie signore, pag. 47).
Matteo Fais su Pangea scrive a proposito di Viviana Viviani: “Con l’istintiva semplicità di chi vive felicemente fuori dal malsano ambiente letterario, la poetessa è capace molto più di tanti pseudo rimatori di mettere in versi il nostro tempo, senza timore di risultare prosastica e antipoetica. Probabilmente, per molti la sua non è poesia. Pazienza, ce ne faremo una ragione”.

…..Viviani propone una poesia con un occhio attento verso un tipo di lettore che, probabilmente, si sta formando sui social più che sui classici, lei stessa mi pare alla ricerca di una voce propria (ho letto in un’intervista che si proclama ammiratrice di Wislawa Szymborska…). Non credo che “essere fuori dal malsano ambiente letterario” implichi automaticamente la patente di poeta. E Viviani non mi pare vivere ai margini del mondo culturale, in generale.
Certo, saper affrontare ciò che si definisce l’antipoetico non cosa facile, non è da tutti. Viviana Viviani ci prova e sa creare dei salutari dubbi. I modelli sono importanti, lo stile pure, ed anche il linguaggio, la forma, il rapporto con le tradizioni, con il presente e tante altre cose sono importanti per “fare poesia”.
Sulla scena frantumata della nostra poesia contemporanea spesso incontriamo nuovi nani e ballerine del cabaret della poesia accanto a sussiegosi e tenebrosi poetastri intellettualistici. Così è interessante vedere cosa può venir fuori da chi, come Viviana Viviani prende di petto la questione di forme di comunicazione più social e lineari scrivendo “Se mi ami, sopravvalutami”. Intanto come cantava De Andrè già nel 1975 “Ma c’è amore un po’ per tutti/ e tutti quanti hanno un amore/ sulla cattiva strada”.

…..Stefano Vitale

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Inadeguatezza

Mi gridi innaffio innaffio
e tu non cresci mai!
Ma non lo vedi, mamma
che io sono un bonsai?

*

Vampiro

Ridi e parli di suicidio
e decomposizione
sorseggiando una birra,
bello come il sole.
Poi te ne vai leggero
come un aquilone
lasciandomi qui
con la tua disperazione.

*

Gli adulti

Solo ieri rovesciavo formicai
lanciavo sassi nel sole
facevo correre cavalli in verticale
cucinavo torte invisibili a Ken
mi nascondevo dietro porte trasparenti
dalle maniglie d’oro e di diamanti.
Volavo in alto tra le loro mani
e cavalcavo sulle loro schiene
mentre si confrontavano
assegni anelli cilindrate e io non capivo.
Oggi ho una casa e un’automobile
quando si rompono le faccio aggiustare
e mi sveglio tutti i giorni sempre uguale:
addebiti accrediti cose da sbrigare
muovo i miei cavalli tre più due
e compro surgelati tre per due.
Non so come sia potuto accadere
addormentandomi con il mio cane accanto.
Un giorno mi svegliai e lui era di stoffa
e io, io ero come loro.

*

Nelle case di riposo

Nelle case di riposo
non si riposa mai,
c’è sempre tanto da fare
nelle case di riposo,
a toglier le ciabatte
poi rimetterle
e toglierle ancora
e contare le dita
[…]
Poi giocare a carte
senza troppe regole,
percorrere gli orli,
piegare i fazzoletti,
scucire i ricordi
e urlare tutti “mamma”
fino a che un giorno
una voce risponderà.

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Se mi ami sopravvalutami
non cadere nell’inganno
di amarmi per quello che sono
sono stanca di faticare
di dovermi sempre impegnare
tu indossami senza provarmi
comprami senza garanzia
se mi ami sopravvalutami
sii bello e condannato
un premio estratto a sorte
un dono immeritato.

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…..Note sull’Autrice
Viviana Viviani è nata a Ferrara nel 1974 e vive a Bologna. E’ ingegnere, ma coltiva da sempre la passione per la scrittura.
Ha scritto nel 2012 il romanzo “Il canto dell’anatroccolo”. E’ giornalista pubblicista, ha collaborato con la rivista on line “Lucidamente” e oggi scrive regolarmente su “Pangea news” e “Hic Rhodus”.

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