“Sottovuoto. Cinquantadue Sonetti” di Marcello Marciani
Prefazione di Elena Maffioletti, “Annotazioni metriche” di Francesco Paolo Memmo, p.126
(Morettie&Vitali Editori, 2021)

…..Molto prezioso questo nuovo libro di Marcello Marciani. Prezioso perché sono pochissimi, a mia conoscenza, i poeti oggi così capaci di padroneggiare il linguaggio e di esprimersi in forme precise, misurate, ricche comunicando al tempo stesso calore, vicinanza.
La poesia di Marciani è appunto rigorosa, ma attraversata da una vena di raffinato espressionismo che lascia incantati; la poesia di Marciani è tutta stretta nelle sue regole metriche, ma non si propone mai in maniera né supponente né tanto meno banalmente aulica. Non ci sono forzature, non ci sono inutili verbosità dettate dalla forma: tutto scorre poeticamente. La meraviglia di queste poesie nasce proprio dalla capacità di Marciani di unire forza espressiva del linguaggio e del contenuto con la forma che egli sceglie, il sonetto appunto. Il sonetto per lui non è un esercizio formale, sebbene il nostro autore conosca alla perfezione tutto ciò che c’è da conoscere su questa forma poetica. Il sonetto è il corpo dentro al quale vibrano le emozioni ed i pensieri del poeta. E pare che ogni parola, ogni verso, ogni passaggio debba essere così e non altrimenti. E questo è già tutto in poesia.

…..Persino il titolo “Sottovuoto” a mio avviso rimanda, al di là della metafora connessa con il triste periodo della pandemia, a questa scelta di fondo: ovvero incapsulare la lirica, con i suoi slanci emotivi, all’interno di un confine determinato che è rappresentato appunto dal sonetto e dall’endecasillabo. Non per limitare l’espressione, ma per dargli una forma necessaria: è così che fa letteratura. Ed è anche un modo per controllare il dolore, i ricordi, i pensieri e renderli sopportabili, visto il tema del libro stesso. La lingua rappresenta la realtà interne ed esterna e ci aiuta a mettere a distanza il vissuto senza negarlo. E sottovuoto non vuol dire dimenticato, abbandonato, ma proprio conservato e, se possibile, a lungo, per sempre.

…..Il libro è un canzoniere di cinquantadue sonetti, tante quante sono le settimane dell’anno ed è dedicato alla sua donna, purtroppo scomparsa. Un canzoniere “in morte” dunque che svolge un viaggio poetico attraverso il lutto, la memoria fatta di gioie, desideri, rimpianti. Un libro che si legge tuttavia tutto d’un fiato, senza pause. I sonetti sono come una collana di perle che si stringe attorno alle dita. Un rosario laico in cui, come è stato notato già nella prefazione del libro, “la riappropriazione simbolica dell’oggetto del desiderio gioca un ruolo fondamentale nell’economia della raccolta, rovesciando il distacco in contatto, il fantasma d’amore in figura concreta richiamata e filtrata dall’immaginario” (pag. 11).

…..Come detto, non si tratta di una manieristica operazione letteraria, ma del rinvenire e reinventare la forma più adatta e più duttile per trattenere e includere l’altra persona, il soggetto del poetare, nella propria realtà (“La cronaca di mesi streuzi mischio / al riso e al broncio delle tue tirate; / tutto è presente e vive con te attorno”) e far sì che una dolorosa mancanza diventi luce del presente e non sia solo il rimpianto di un comune passato: “Se memoria si accoppia a fantasia / rinverdisce il vivaio che hai creato: / piante nane si fanno rampicanti / se vi interro altri semi che non sai (…) resisto e ti reinvento finché puoi / venire ad annaffiarmi il lungo addio”.

…..Una raccolta dunque che attraversa il destino tremendo della perdita dell’amata (che mi ha ricordato, sia pur molto diverso nella forma ma non nel senso, il libro forse più bello di Milo De Angelis) e lo fa senza compiacimenti introspettivi, senza lamenti, ma con la fiera consapevolezza che chi scrive sta dentro alla scrittura così come sta dentro alla storia che racconta.
In questo modo il gioco stilnovistico che investe la donna del ruolo di guida si allarga ad interrogativi esistenziali più ampi, che ci riguardano tutti senza eccezioni. Il dolore intimo non viene mai meno, l’autenticità della poesia è sempre presente e sincera, la soggettività del poeta non è accantonata, ma “il soggetto poetico non ingombra la visione: la richiama, la asseconda, la traduce e la rilancia sena sopraffarla” (pag. 15). E così il viaggio attraverso la memoria cui ci invita Marciani diventa anche il nostro: senza peso, senza altro domandare.

…..Per l’apprezzamento degli aspetti metrici e la comprensione in generale dei sonetti, vi rimando alle pregevoli “Annotazioni Metriche” (p. 83-118) – colte e accorte, nitide e profonde – di Francesco Paolo Memmo, da raccomandare come un saggio sulla metrica della poesia contemporanea, di cui si avvertiva da tempo l’esigenza.

…..La figura femminile non è ‘angelicata’, è invece presenza nitida e fisica. In molti testi riemergono riferimenti alla pandemia ma, dall’atmosfera di “sottovuoto” in cui si era costretti, emerge la memoria di momenti vitali condivisi con l’amata che indica una via d’uscita: “Almeno voi potete un po’ sperare”. La negatività della morte e della perdita, che connota l’esperienza umana del poeta si intreccia con la vitalità della relazione affettiva, nonostante il periodo buio vissuto: “Ora che in gabbio il globo  si è mutato / e l’asma da recinto molti affanna / la cella del tuo vuoto è il mio rifugio // che caldo riempio del cielo assolato / riflesso sui tuoi denti e sulla panna / del gelato che insieme a te trangugio”.

…..Il tema dell’assenza è comunque dominante e si replica in un gioco specchi infinito, in una varietà e verità di espressioni davvero notevoli e non caso è la metafora dell’acqua ad essere molto diffusa nei testi. Ma, come detto, il tema dell’assenza si intreccia coi temi e con dubbi esistenziali universali grazie all’immaginario linguistico ed espressivo di Marciani, che sa attingere con assoluta maestria anche al dialetto (tra l’altro, Marciani è notissimo ed apprezzato proprio come poeta dialettale). La sua vivacità esuberante fa sì che riesca a dare corpo ad un flusso quasi inarrestabile di pensieri che dilagano da un testo all’altro, senza però mai stancare il lettore, trascinato così anche dal passo ritmico e musicale dei testi. Chi poi ha avuto, o avrà, la fortuna di ascoltare Marciani recitare a voce alta in presenza le sue poesie, coglierà ancora meglio questo aspetto fondamentale della sua scrittura che, conservar, appunto, una dimensione di oralità sonora davvero potente.

…..Insomma, una raccolta felice sul piano letterario, anche se nata da un dolore inimmaginabile che solo la vera letteratura di cui Marciani è capace, rende sopportabile.

L’acero secolare avrà protetto
nell’ampia ombra il tuo diurno abbiocco
o almeno è quanto pare rabberciare
la memoria sdrucita del narrante.

Se non è stato è dolce ricamare
su un tuo riposo ai piedi del gigante:
tu bardascella smunta nell’imbrocco
saldo e possente di un arboreo letto.

Intreccia in otto metri di larghezza
radici e nocci e accoglie nel paterno
fondamento la nostra intorta indagine.

Avrà arieggiato la tua spossatezza
di farfalla che oggi dall’eterno
torna a volarmi al fermo di un’immagine.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
…..Marcello Marciani è nato e risiede a Lanciano. Ha pubblicato: “Silenzio e frenesia” (Quaderni di “Rivista Abruzzese”, Lanciano 1974), “L’aria al confino” (Messapo, Siena-Roma 1983), “Body movements”, con traduzione inglese a fronte di Amelia Rosselli (Gradiva Publications, Stony Brook-New York 1988), “Caccia alla lepre” (Moby DicK, Faenza 1995), “Per sensi e tempi” (Book, Castelmaggiore 2003), “Nel mare della stanza” (LietoColle, Faloppio 2006), “La corona dei mesi” (LietoColle Faloppio 2012), “Rasulanne” (Cofine, Roma 2012),”Monologhi da specchio” (Robin, Torino 2017), Revuçegne (Puntoacapo, Pasturana 2019) e, infine, “Sottovuoto. Cinquantadue sonetti” (Moretti & Vitali, Bergamo 2021).
…..Suoi testi in dialetto frentano sono stati eseguiti negli spettacoli Mar’addó’ (1998-1999) e Rasulanne (2008/ 2012), dove ha partecipato anche come attore. Dal 1988 al 2008 è stato segretario organizzatore del Premio Nazionale di Poesia in Dialetto “Lanciano-Mario Sansone”.
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Ha ricevuto diversi premi, fra cui: Gabicce Mare, Matacotta, Nelle terre dei Pallavicino, Noventa-Pascutto, Pandolfo, Penne, Ischitella-Pietro Giannone, Salva la tua lingua locale. …..È presente in riviste e antologie italiane e statunitensi con componimenti in italiano e in dialetto.

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