“Spesso il male di vivere ho incontrato” di Rodolfo Vettorello
(Leonida Edizioni, Reggio Calabria, 2018)

LA POESIA NATURALE DI RODOLFO VETTORELLO

…..Rodolfo Vettorello non ha nessuna remora nel manifestare il proprio legame con la radice più grande della poesia italiana del secolo scorso (specialmente Montale e Penna) e lo fa sin dal titolo che è una notissima citazione da Montale. Questo è un merito notevole. In un panorama di “nuovi e giovani poeti” che cercano “nuove strade” mascherando di nuovo molte cose già vecchie; in uno scenario in cui “vecchi poeti” cercano di riciclarsi dentro forme poetiche solo apparentemente nuove correndo dietro e improbabili mode, Vettorello resta saggiamente e vigorosamente ancorato alla parola nitida e precisa, all’incedere narrativo e misurato del verso, alla partecipata e dolente riflessione sul senso profondo delle cose e della vita, allo sguardo poetico poggiato sul reale.
…..Vettorello è poeta vero perché autentico e sincero, poeta che non finge, poeta che mette a nudo, con gli strumenti adeguati e consolidati della poesia, il proprio io, la propria esperienza delle cose. E lo fa sempre con la capacità di mediare e armonizzare una visione personale con una più universale, trascinando il lettore in un abbraccio dal quale è quasi impossibile sciogliersi. Questa raccolta è un saggio di come si possa scrivere oggi, usando le forme e i toni di una certa poesia “classica” legata alla tradizione, in maniera sempre sorprendentemente coinvolgente. Come detto, è la sincerità profonda che rende contemporanea questa poesia, è la sua capacità di stare dentro e accanto al lettore senza mai annoiare. E’ come se Vettorello fosse lì presente, e fosse lui stesso a leggere i testi che tu stai leggendo… la poesia di Vettorello entra in dialogo col lettore, lo obbliga all’ascolto con la forza lieve e persuasiva del verso, con la lucida architettura dei testi, con la viva presenza dei temi trattati, mai banali, mai scontati eppure sempre così appartenenti al nostro essere “umani”.
…..Vettorello sa amalgamare l’incipit poetico, che solitamente muove da una situazione, da un’osservazione, un sussulto o da un pensiero improvviso con uno sviluppo che intreccia narrazione, forza descrittiva, canto poetico proponendo riflessioni tematiche più ampie, sino ad una chiusa che (quasi) mai lascia irrisolto il verso che si scioglie in una visione morale, altre volte esistenziale in ogni caso sempre cercando una forza di “pacificazione” narrativo-poetica che tuttavia non si sottrare alle necessità dell’inquietudine, dell’ironia o della riflessione ulteriore. I suoi testi hanno qualcosa della costruzione della sonata musicale.
…..L’amore, il sentimento del tempo, la memoria, gli incontri occasionali, le città attraversate, i fatti della storia presente, i familiari, le esperienze personali ed i pensiero sulla vita e sulla morte sono i temi e gli spunti che Vettorello sa trasformare in autentici spazi poetici di grande efficacia letteraria, senza mai perdere in verità, senza artificiosa costruzione esteriore.
…..Gli esempi sono molti:

“Di questa vita abbiamo aperto il varco …,/ la porta che si affaccia sul mistero/ me stiamo ad osservare che ci incanta/ il lampo che ci illumina la strada… il varco ci consente di capire/ che cosa si nasconda oltre la siepe”.
(pag. 9)

“Trovarsi è ritrovarsi e se ci penso/ Ho tutto sopportato col pensiero/che se ogni cosa in fondo è senza senso,/ l’amico è un mondo, un luogo, un cielo terso”. (pag. 11)

“Aleppo in fiamme urla di dolore/ sotto il suo cielo bello da stordire…./ Una coscienza limpida che intende/ che quello che davvero ci compete/ è solo il male/ solo il male e niente”. (pag,13/14).

“…La giovinezza allora non capiva;/ il tempo della vita che è passato/così/ ferocemente/ ci castiga”. (pag., 17)

“…Ho la felicità del breve istante/ che muore a sera alla finestra aperta/sull’orlo silenzioso del tramonto./ Felicità di esistere nel giorno/ di questo irripetibile momento,/ in questo luogo, / qui,/ nella mia stanza,/al mio scrittorio dove sto scrivendo. /sarà per poco, /si sa già che passa…”. (pag. 21)

“Ho consumato l’anima in sorrisi/ di convenienza e in gesti plateali/ di compiacenza per i falsi amici/che lodano, se ascolto, ciò che dici/ e il giorno dopo sputano veleno”. (pag. 24)

“Abbiamo l’illusione di creare/ le cose cui sappiamo dare un nome. / parole su parole su parole/ ma cosa passa dentro le parole?”. (pag. 26)

“Me ne andrei per le strade del mondo/ con il passo sicuro di quelli/ che hanno in mente una meta. / Che conoscono il senso di andare/ dove porta il bisogno d’amore”. (pag. 47)

“Dio dell’immenso, solo un po’ di vita, / ho troppe cose ancora da capire”. (pag. 77)

“Costantemente dico addio alle cose, / a tutto ciò che tocco e che mi tocca, /all’attimo di vita che trascorre/e a quello che verrà solo tra poco”. (pag., 81)

“La vita chiude pagine di libri/e cambia le vetrine per le strade/ ma se volessi, un’altra volta almeno, /premermi forte il cuore con le mani/potrei morire di felicità”. (pag. 85)

“Si muore tutti e alcuni sulla scena. /vorrei morire, Dio dei disperati, /come muoiono i santi sulle croci,/coi ferri del mestiere alla cintura/ e nelle mani/ il fuoco del sudore che le brucia”. (pag. 91)

…..Colpisce quindi la sua capacità di essere naturale nell’uso diretto e pulito della lingua italiana, nella capacità di essere chiaro, semplice senza mai scadere nel prosaico.
….. Lintimismo evidente e necessario di questa poesia non cede mai al bozzetto, non scivola mai nella retorica e cammina sul filo di un travagliato percorso che lo sguardo attento del poeta controlla, organizza, libera con grande sapienza e slancio al tempo stesso. Qualcuno potrebbe leggere in questi testi un approccio “manierista”, si potrebbe pensare ad una forma di “epigonismo” di una poesia “passata”.
…..Ebbene va detto che, ad esempio, in pittura il manierismo ha prodotto capolavori notevolissimi; e che in poesia oggi la prima cosa che conta è saper scrivere. E se Vettorello si rifà a modelli consolidati (cosa assolutamente lecita nel nostro panorama poetico così frastagliato) lo fa sempre con un proprio stile, con una propria voce e per fare ciò occorre essere “capaci”. Non si tratta di stupire con “effetti speciali”: l’impressione è che per Vettorello, la poesia sia prima di tutto un modo di essere e di pensare, poi viene tutto il resto. E per questo lo stimiamo ed apprezziamo.

…..Stefano Vitale

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Note sull’Autore

Rodolfo Vettorello è nato a Castelbaldo (Padova) nel 1937, si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano e in seguito ha conseguito il diploma ISAD di Architettura Navale. Vive a Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia:
In punta di piedi (Bastogi, 2007), Canzoniere veneziano (Calogero Vitale, 2008), Come sull’acqua(plaquette, Dialogo Libri, 2008), Io so volare (Carta e Penna, 2009), Al fondo della scena (GDS, 2009), Siamo come sassi (Leonida, 2010), L’ipotesi che siamo (Ibiskos, 2010), Piaghe d’amore (Leonida, 2010), Arcobaleni (Il Golfo, 2010), Voglio parlarti adagio (Leonida, 2011), Discorso sul metodo (Helicon, 2011), Contro il tempo, il tempo contro (Carta e Penna, 2012), In ripetuti soffi (Premio Rhegium Julii. 2012), Non so restare e non so andare via (LuoghInteriori, 2013), Elogio dell’imperfezione (LuoghInteriori, 2014), La geometria perfetta dei solstizi (Ibiskos-Ulivieri, 2014), Le fragili imperfette geometrie (Leonida, 2014), Tu la farfalla variopinta ed io… (Tapirulan, 2015), Candele nel vento (Sena Nova, 2015), La perfettaarmonia degli indugi (Helicon, 2016), L’intesa è un tessuto che smaglia (Golden Press, 2017), Spesso il mal di vivere ho incontrato (Leonida, 2018); di narrativa: i racconti Cose di donne (2008) e il romanzo Al tempo delle lucciole (2012).

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