“STORIA DELLA MUSICA. Dal Settecento all’Età contemporanea”
(Le Monnier – Mondadori Education, Firenze, 2019)

…..Andrea Malvano è professore di Storia della Musica all’Università di Torino, con un curriculum accademico e culturale di tutto rispetto. E certamente poteva anche non sentire la necessità di scrivere una nuova storia della musica: che è sempre un rischio. Ma il risultato a cui giunge lo studioso è molto interessante e significativo specialmente perché ci offre un libro che da un lato soddisfa i necessari criteri di scientificità “classici” e dall’altro lato sa interpretare lo spirito del tempo. Come scrive Malvano stesso nella prefazione, “pochi hanno davvero capito che la nostra cultura, celebrata nel mondo soprattutto per i suoi compositori, avrebbe molto più bisogno di buoni ascoltatori che di cattivi musicisti”.

…..Andrea Malvano si rivolge con questo libro ad un pubblico non obbligatoriamente alfabetizzato sul piano musicale, che si tratti degli studenti universitari o dei semplici, ma fondamentali, appassionati di musica classica. Il suo libro resta in equilibrio tra “massima fruibilità dei contenuti” e qualità professionale dell’informazione. Non siamo di fronte ad un opera di divulgazione in senso stretto,data la sua esplicita finalità didattica, ma comunque abbiamo a disposizione un libro che offre e stimola delle competenze, che obbliga ad un lettura multistrato che va dalla dimensione dell’informazione storica al chiarimento di figure ed elementi musicali specializzati, senza sottovalutare persino il costume e la cronaca.
Questa storia della musica può quindi essere utilizzata con profitto sia dallo studente “obbligato” ad acquisire una cultura musicale di base che, purtroppo, in Italia resta ancora trascurata, sia dall’ascoltatore curioso di andare oltre un ascolto puramente emozionale o peggio, socialmente imposto. Abbiamo bisogno di ascoltatori avvertiti, di appassionati consapevoli.

…..Come riesce Malvano nel suo intento? A parte il linguaggio, sobrio, elegante ed efficace nella sua chiarezza; a parte la calibratura delle diverse esposizioni e dei capitoli dedicati ai vari autori, ai movimenti musicali, ad alcuni generi imprescindibili; a parte tutto ciò, Malvano riesce nel suo intento grazie alla struttura, all’architettura del suo libro. Questa “Storia della Musica” funziona perché è costruita su un criterio fondamentale: l’interdisciplinarietà. Bella scoperta potrebbe dire qualcuno. Nulla di nuovo. Ma non è così: è proprio questa la qualità del libro. Malvano, senza cadere nell’approssimativo, rispettando i canoni tradizionali dell’ ”opera storica informata” ci regala un testo fatto di tante porte d’ingresso, una sorta di “portale” in cui i rimandi, le finestre, le connessioni sono il cuore della narrazione. Malvano prende sul serio l’idea che la conoscenza è qualcosa di complesso, di “tessuto insieme” e paradossalmente tutto diventa più “semplice”, più comprensibile. Insomma, è come entrare in una grande casa con tante stanze che attraverso passaggi diversi si collegano tra loro.

…..In questo libro non ci si limita all’esclusiva e ormai scontata successione temporale dei musicisti, ci dobbiamo dimenticare del catalogo delle opere o dalle sequenze di giudizi più o meno fondati su questo o quel compositore. Qui Malvano ci prende per mano e ci spinge ad una lettura attiva, ci spiega i nessi tra gli artisti, i generi, le arti, le tecnologie, i fatti storici. Così il nostro pensiero si appassiona appunto a seguire e ricercare le interferenze, i rimandi facendo appello ed alimentando una “cultura generale” che non resta superficie, ma si fa metodo della conoscenza, che si fa interrogazione costante.

…..La “Storia della Musica” di Andrea Malvano non è un semplice e noioso manuale, ma diventa un libro prezioso, uno strumento che possiamo aprire e consultare in qualsiasi momento, interrogare o rileggere prima o dopo l’ascolto di un concerto oppure usarlo per aprire una visione critica, mossa e variegata, di “alcune strade maestre per accedere ad un’interpretazione preferibile, mai univoca, del repertorio esaminato”. La musica è un’arte “impossibile da fotografare in maniera univoca” dice bene Andrea Malvano: e allora lui cerca di far sì che questo apparente limite si trasformi in una risorsa culturale.

…..Interpretare lo spirito del tempo vuol dire allora scrivere una storia della musica che metta in relazione, costruisca delle reti: così la musica del primo Settecento può venir meglio compresa se collegata all’architettura agli stili di vita; la “forma sonata” può essere spiegata anche utilizzando la filosofia di Kant; Mozart e Beethoven possono essere letti oltre che attraverso i loro splendidi capolavori anche attraverso le trasformazioni sociali e culturali del tempo o rapporti con la letteratura. Malvano sa benissimo che, benché la musica abbia in sé un proprio linguaggio ed un proprio specifico universo espressivo e comunicativo (Malvano è anche diplomato in pianoforte), la musica è una forma d’arte che dialoga con le altre arti: la pittura, la scultura, l’arte figurativa, la filosofia, la scienza, l’elettronica, il web. Non viene meno nel libro la classica dimensione storiografica, ma essa è stemperata in questa visione polifonica della narrazione.

…..Dal punto di vista del montaggio del testo sono poi molto apprezzabili gli schemi sintetici che mostrano con chiarezza e competenza, necessari per un riassunto efficace, che cosa sia ad esempio una fuga, che cosa la forma sonata, il contrappunto e sono molto interessanti anche i riquadri, le finestre appunto, con le definizioni delle “parole delle musica”. Citiamo a caso: scala diatonica, cromatismo, ciaccona, lied, passacaglia e ostinato, colorature, massimalismo, growl, ecc. Questa è una tecnica già in uso nei manuali scolastici, ma qui per i lettori non specializzati, che comunque desiderano una informazione di base competente, è davvero importante questa visualizzazione puntuale del glossario musicale. Anche perché arriva al momento giusto, quando serve e in un unico grande dizionario. I lemmi qui sono sintetici, ma illuminano e sono illuminati dal contesto.

…..Dicevamo della curiosità che il libro suscita e che viene sollecita anche da altri rimandi e link (come si direbbe oggi) verso sintetiche descrizioni di argomenti come “le piante dei teatri all’italiana”, “Schubert e Goethe”, “Brahms e Brucker”, “Emma Bovary e Lucia di Lammermoor” sino ai “Materiali dello Studio di Fonologia” e tanti, tanti altri… Nessuna conoscenza tecnica è data per scontata, ma neppure idolatrata o utilizzata per tenere distanti i lettori dall’oggetto fondamentale che è la musica.

…..Andrea Malvano riesce quindi in una sintesi davvero speciale: quella di tenere insieme l’esigenza didattica con quella formativa, di coniugare una lettura piacevole con un’acutezza tecnica misurata, di spogliare le vite e le opere dei grandi musicisti da ogni iconografia enfatica e di renderle parte di un più vasto processo narrativo, culturale, storico, economico. Ma, si badi bene, senza perdere di vista il senso dell’unicità, la specificità della creazione musicale.

…..Ernst Bloch nel suo “Spirito dell’Utopia” a proposito del problema di una filosofia della storia della musica scrisse: “l’importante cogliere determinati stati geniali del’Io, che diventano canonici…” (pag. 58). L’invito era non a respingere la storia, ma a non subordinare la creazione musicale e artistica ad un puro riflesso del tempo storico. Mutatis mutandis , non so se Andrea Malvano avesse in mente Bloch, ma certamente il suo libro, figlio di questo tempo complesso e veloce, ci dice che la musica sta in relazione con le altre arti, col tempo della storia in generale in modo del tutto originale, un modo che fa si che la musica sia un’espressione “culturale” che non si lascia imbrigliare in questo o quello schema rigido. Tante sono le strade che ci portano alla musica, tante sono quella che la musica ci può aprire. Andrea Malvano ha il merito di indicarne alcune che possono farci scoprire che la musica è sempre qualcosa che “parla di noi”.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
Andrea Stefano Malvano (Torino 1979) è professore associato in musicologia e storia della musica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, dove è titolare di tre insegnamenti (Storia della Musica, Drammaturgia musicale, Didattica della storia della Musica). Dal 2019 è presidente del Corso di laurea in Cinema, Arti della scena, Musica e Media (CAM).
Dal 2012 al 2018 è stato ricercatore presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino; nello stesso periodo (2012-2016) è stato coordinatore nazionale di un progetto di ricerca FIRB (finanziato dal MIUR) dedicato all’archivio musicale della Rai.
Ha pubblicato numerosi saggi per riviste ed editori internazionali («Cahiers Debussy», «Revue musicale OICRM», Routledge, «Music Docta», «Studi Musicali», «Studi Verdiani» etc.), dedicati al romanticismo tedesco e al repertorio francese tra Otto e Novecento. Ha scritto quattro monografie: Voci da Lontano (Edt-De Sono, 2003), L’Ascolto di Debussy (Edt-De Sono, 2009), L’arte di arrangiar(si) (Rai Eri-LIM, 2015), Claude Debussy: La mer (Albisani 2011). È autore di una storia della musica edita da Mondadori Education (Storia della musica: dal Settecento all’età contemporanea, Mondadori – Le Monnier 2019). Ha redatto alcune voci enciclopediche per il Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani.
Ha collaborato come musicologo con l’Opéra National de Paris, il Teatro alla Scala, il Teatro Regio, il Teatro Lirico di Cagliari, il Teatro Massimo Bellini di Catania, l’Unione musicale, Mito SettembreMusica, il Teatro Nuovo di Udine, Rai Radio 3, Rai 5 e la Radio della Svizzera Italiana. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Piemonte dal 2008, ha svolto pubblicistica musicale su «La Stampa», «Amadeus», «Sistema Musica» e sul «Giornale della Musica». È direttore artistico della De Sono, Associazione che dal 1988 conferisce borse di studio a giovani musicisti, organizza concerti con talenti emergenti, pubblica dissertazioni accademiche in musicologia e promuove cicli di educazione all’ascolto presso le scuole superiori del territorio.

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