“Animali diversi ed altri versi” di Davide Puccini
(Giuliano Ladolfi Editore, 2021)
…..Colpisce, nella poesia di Davide Puccini, l’atteggiamento fiducioso che l’autore nutre nei confronti del mondo, guardato con una curiosità e un’empatia che non gli fa escludere nulla dei moti della vita. Mi ero segnato questa annotazione leggendo “Il fondo e l’onda” (Nomos, 2016), dove le poesie si concludevano, pagina dopo pagina, su espressioni di tonalità gaia e luminosa. […]
…..“Animali diversi ed altri versi” esibisce fin nel titolo la tensione sonora e la ricercatezza espressiva del dettato poetico di Puccini, rigorosamente scandito in endecasillabi e settenari, ma volti a una levità prosastica – sull’esempio di maestri come Silvio Ramat o Giovanni Raboni – che li rende quasi inavvertiti, a volte invisibili: eppure, è proprio questa l’impalcatura necessaria, senza la quale lo sguardo e il pensiero poetico dell’autore non potrebbero agire. La rima interna al titolo si prolunga nella successiva epigrafe dantesca, e infine nel titolo della prima sezione, giocando con raffinatezza sull’uso, doppio, del termine «animale» (ma anche, poco più avanti, nella poesia dedicata al cavalluccio marino, dello stesso termine «grazioso»). C’è un’aria deliziosamente ellenistica in questi componimenti d’apertura, che prediligono l’animaletto piccolo, insignificante, oggetto di uno sguardo che lo accomuna – quasi in apologo – alla sorte stessa dell’uomo. […]
…..Si capisce, proprio come nell’esperienza della poesia ellenistica, che Puccini non sta cedendo a una visione spiritualistica della realtà: si limita, con sguardo tenero e lucido, ai piccoli segni che traducono un moto del cuore, ripercorrendo un’antica e variegata tradizione, che va dai topoi della poesia alessandrina fino al simbolismo araldico di un Borges, ma sempre entro un orizzonte di discrezione e di misura. […]
…..Non dissimile, nell’atteggiamento come nelle scelte espressive, dalle raccolte precedenti, il nuovo corpus poetico di Puccini presenta, alla luce dell’indice generale, una struttura solida e articolata, che fa di questi Animali diversi il libro certamente più ambizioso dell’autore.
Se non viene meno la varietà dell’ispirazione, la libertà dello sguardo, la levità argentea del dato meditativo, pure il libro presenta – ed è una novità – ben undici sezioni, ciascuna delle quali distinta per temi e contenuti. Provvedendo a un elenco essenziale: animali, alberi, mare, corpo, vita, memoria, cose, eventi, epicedi, libri, dolci. I temi, certo, si rincorrono, e la sezione conclusiva – come il titolo stesso rivela, con la consueta giocosa finezza delle scelte espressive – si risolve in Dolci ricordi che emergono da un passato lontano, scandito dalla meravigliosa liturgia infantile di Pasque, Natali e Vacanze estive: una sorta di Hedyphagetica di carattere privato da cui traspare la nostra vita di allora, di chi fu bimbo nell’immediato dopoguerra, dedito (come già si ricordava in una poesia dell’ottava sezione) a «giochi semplici / con un pezzo di legno o un po’ di spago» (L’immagine).
Un finale apparentemente svagato, e che però, come di nuovo rivela – nella sua limpida trasparenza – il verso conclusivo della sezione (e dell’intero libro), è capace di esprimere «il succo della vita», quasi un’autocitazione allusiva dello «spicchio succoso / di tempo ritrovato» di una poesia della raccolta precedente. La scelta di concludere su questi dolci ritrovati – ancora madeleines, verrebbe da dire; e il meraviglioso modello proustiano è certo una delle presenze costanti dell’intera opera di Puccini – sottolinea il carattere squisitamente démodé di un poeta che insegue solo il proprio «gusto», sempre raffinato e prezioso, esente da indizi scolastici e dall’appartenenza a troppo rigide koiné espressive.
Il mare è certo uno dei temi prediletti di Puccini, uomo di mare per nascita e origini, e lo si vede, dopo la brevissima sosta ristoratrice (di tonalità tutta visiva) di Alberi foglie fiori frutti, proprio nella sezione terza: un omaggio articolato in cinque testi, nei quali l’unità dell’ispirazione è risolta in soluzioni espressive e ritmiche molto diverse. […]
…..La tensione sonora del verso è testimoniata dall’esperimento virtuosistico, fitto di consonanze aspre e di sequenze cupamente allitteranti, di Marosi. Tutta anaforica – così come, in una sezione successiva, il componimento dedicato a Laura – è la compagine retorica di Nuotare. Allo stesso modo, i componimenti di quel raffinatissimo intermezzo che è costituito dalle Tre grazie, andranno a concludersi sulla medesima struttura avversativa («Ma ci vorrebbe un bel principe azzurro»; «Ma il vetro ci divide col suo ghiaccio»; «Ma arriva il treno: e cala giù il sipario»). […]
…..La poesia di Puccini non è sperimentalistica, non possiede cioè il senso dell’oltraggio e del ribaltamento programmatico di forme ed esiti della tradizione: è sperimentale, paradossalmente, proprio nell’adesione ai nuclei espressivi o tematici di una grande tradizione. Un’adesione libera, quasi istintiva, che è ancora una volta dettata dal piacere di pesare la lingua in tutte le sue forme. […]
…..Proprio la componente ludica mi pare l’aspetto decisivo dello stile – e dunque della visione poetica – di Davide Puccini, nel quale anche i momenti più meditativi (costanti, per altro, nel corso dell’intero libro) sono sempre sostenuti dalla fiducia – umanistica fiducia – nel potere liberatorio e pedagogico delle grandi forme dell’arte e della cultura. […]
…..È proprio questa miscela di consapevolezza letteraria e di affabilità dei modi a conferire al libro quella patina singolare che ce lo rende così prezioso: la vita che intravediamo da qui è simile a quella descritta nel secondo tempo delle Tre grazie, là dove il poeta, che osserva dalla vetrina di un negozio «la vita brulicante / che non si fa domande», riconosce all’improvviso, nella commessa che pulisce l’esterno di una vasca in vetro contenente «centinaia di minuscoli pesci / con doppie larghe pinne laterali / come vaganti squali in miniatura», una Diana «che tende l’arco in caccia». Barocca visione, per le sproporzioni – anche dei pensieri – che sorgono tra le varie immagini, per il gioco dei riflessi e degli sguardi che vi si consuma: ma questa bionda commessa praghese illuminata per un istante da un antico gioco di attribuzioni mitologiche, rimarrà a lungo nel nostro cuore.
…..Giancarlo Pontiggia
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