VIAGGIO IN AMERICA. Musica coast to coast di EMANUELE ARCIULI.
Prefazione di Joseph Horowitz
(Edizioni Curci, Milano, 2022)
…..Come sappiamo, Emanuele Arciuli non è solo un grande pianista, ma è anche un bravo scrittore, un attento e poliedrico intellettuale che fa quel che ama ed ama quel che fa. Arciuli da tempo si dedica allo studio, alla conoscenza, alla divulgazione della musica contemporanea che, come già scrisse in un altro libro è tutt’altro che morta e “la qualità è spesso eccellente, e la contemporaneità è adesso un’idea che abbraccia e include linguaggi, stili, processi diversissimi tra loro, finalmente tutti legittimi e legittimati, proprio in nome di una libertà di espressione”
(pag. 11, La bellezza della nuova musica, Dedalo, 2020). In quel libro Arciuli domandava al lettore, al pubblico “un atto di fiducia, entusiasmo e curiosità. Ne vale la pena” (pag. 73).
…..In questo nuovo libro Arciuli insiste e cambia strategia: qui ci racconta la sua esperienza per tentare di spingerci a modificare i nostri presupposti, per aprirci a forme di ascolto che sembrano distanti da noi. Il pubblico oggi è forse troppo pigro per staccarci dalle proprie abitudini. Il rischio è che la musica classica oggi rischia la noia mortale: “Perché è un rito che si ripete, un po’ stancamente. E perché manca una conoscenza del linguaggio, che sostanzialmente priva il pubblico di una parte importante del piacere dell’ascolto”. Arciuli vuole allenare le nostre orecchie, aprire le nostre menti, per lasciaci sorprendere e coinvolgere da nuove emozioni. E qui Emanuele Arciuli ci prova raccontandoci il suo viaggio nella musica americana contemporanea.
…..Il libro è un appassionato reportage dagli Stati Uniti: dalla brulicante giungla di New York alle riserve indiane del Midwest, dai silenziosi deserti dell’Arizona ad una incredibile San Francisco che somiglia a Napoli, tra aneddoti, personaggi, sonorità e atmosfere impregnati di vivaci contaminazioni culturali. Un libro che parla di musica ma che ci racconta anche come è e come è cambiata l’America, che ci coinvolge facendoci scoprire musicisti, personaggi molto diversi tra loro, che ci disvela le paure, le sorprese, le soddisfazioni, le peripezie di un pianista, Arciuli stesso, alle prese con un modo che egli stesso scopriva poco alla volta.
…..Come scrive Joseph Horowitz nella prefazione, Emanuele Arciuli «padroneggia il più grande e il più variegato repertorio americano di qualunque pianista mai conosciuto» e in queste pagine immerge il lettore in questo universo a lui ormai familiare, ma invece ancora largamente inesplorato in Italia.
…..Il brillante piglio narrativo di Arciuli è davvero la chiave per accogliere questo libro come qualcosa di originale: un libro vivo perché è un cocktail riuscito di narrazione, aneddotica, descrizione di luoghi e culture, esperienze musicali. Arciuli descrive un melting pot – che «non è un luogo comune, ma una realtà incontrovertibile» – traboccante di energia, senza mai tralasciare, sapientemente, la presentazione di musicisti, compositori, opere introducendo con abilità e competenza all’ascolto di nuove forme musicali.
Non a caso “Viaggio in America. Musica coast to coast” si completa con le proposte d’ascolto della playlist online, accessibile tramite il QR Code che si trova in fondo al libro.
…..E vale la pena di seguire Arciuli perché ci mostra come la cultura musicale americana si sia evoluta nel corso del tempo attraverso la necessaria ed inevitabile ricezione della cultura europea sin dall’ottocento per cercare poi delle strade originali collegate comunque ad alcune “tradizioni” locali come il jazz, il blues e il folk, oltre che forme tratte da altre esperienze come serialità, atonalità, elettronica, inni, canzoni, lezioni dei romantici e degli impressionisti francesi, americanismi, ruralità, etc. che ha dato vita appunto ad un melting-pot interessante e sorprendente.
…..In tal senso i nomi più noti sono Leonard Bernstein, Alan Hovhaness, Robert Ward, Vincent Persichetti, Elie Siegmeister, George Rochberg, Lou Harrison, ognuno con sue specifiche caratteristiche. Questa situazione si protrae fino ai giorni nostri, con compositori più giovani come Christopher Rouse, Ellen Taaffe Zwilich, John Corigliano, Aaron Jay Kernis e con il nuovo contributo dei minimalisti come Philip Glass, John Adams, netc.
…..Ma Arciuli ci fa conoscere anche compositori sorprendenti come Bruce Neely, William Duckworth, Peter Garland, Donald Keats, Georg Crumb, Frederi Rzewski, Christoèher Shultis, Kyle Gann, Rick Whitaker e tanti altri ed altre che davvero meritano più attenzione anche nelle nostre sale da concerto. Cosa che, per altro, Emanuele Arciuli, sta cercando di fare sia con la sua opera di insegnate che di interprete raffinato.
…..Un avvertimento: non si abbia il pregiudizio di entrare a contatto, e qui mi riferisco alla musica, con mondi astrusi e intellettualistici. La musica americana di cui ci racconta Arciuli e che ci fa ascoltare con le sue proposte è musica del nostro tempo, musica che riprende forme classiche tonali connesse con esperienze sonore molto legate ai nostri contesti culturali. Musica le cui forme sono molto varie in bilico tra innovazione e tradizione, testimonianza di una vita musicale comunque in continua ridefinizione Insomma, vedrete che non solo il libro è bello, ben scritto e interessante, ma anche la musica che ascolterete è altrettanto bella e sorprendente.
…..Stefano Vitale
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…..Note sull’Autore
…..Emanuele Arciuli suona regolarmente per alcune fra le maggiori istituzioni musicali. In Italia, ad esempio, con l’Orchestra Sinfonica della Rai, il Teatro alla Scala, il Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice di Venezia, il Comunale di Bologna, Il San Carlo di Napoli, il Teatro Petruzzelli di Bari, l’Unione Musicale di Torino e l’Orchestra Verdi di Milano; è invitato da festival come “A.Benedetti Michelangeli di Brescia e Bergamo”, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Melbourne, Ravenna, Ravello, Miami Piano Festival etc. Il suo impegno nella musica contemporanea lo porta ad esibirsi regolarmente nelle maggiori rassegne (Biennale di Venezia, Milano Musica, Nuova Consonanza di Roma, RedCats di Los Angeles, etc.).
…..Tra le orchestra con cui ha suonato in ambito internazionale, ricordiamo Rotterdam Philharmonic, Brussel Philharmonic, Residentie Orkest Den Haag al Concertgebouw di Amsterdam, RTSI di Lugano, Tonkünstler di Vienna (al Musikverein, per Wien Modern), Filarmonica di San Pietroburgo, Saint Paul Chamber Orchestra, Indianapolis Symphony Orchestra, BrucknerOrchester Linz, Brno Philharmonic e molte altre. Fra i direttori con cui collabora citiamo Roberto Abbado, Petr Altrichter, John Axelrod, Andrei Boreyko, Dennis Russel Davies, Yoel Levi, Brad Lubman, Wayne Marshall, James MacMillan, Kazushi Ono, Zoltan Pesko, Emilio Pomarico, Stefan Reck, Jonathan Stockhammer, Arturo Tamayo, Mario Venzago. Attivo anche in ambito cameristico, collabora con Massimo Quarta, Sonia Bergamasco, Andrea Rebaudengo.
…..Accanto al repertorio più tradizionale, che continua a frequentare con assiduità, Emanuele suona moltissima musica del nostro tempo. Ha eseguito in prima assoluta oltre quindici nuovi concerti per pianoforte e orchestra, molti dei quali scritti per lui. Più di cinquanta, infine, le pagine pianistiche composte per lui da autori come George Crumb, Milton Babbitt, Frederic Rzewski, Michael Nyman, Michael Daugherty, John L Adams, William Bolcom, John Harbison, Aaron Jay Kernis per citarne solo alcuni. Il progetto ‘round Midnight, eseguito fra l’altro al Miller Theater di New York, e commissionato da CCM di Cincinnati, ha ottenuto una attenzione vastissima a livello internazionale.
…..Il suo interesse per la musica americana si è concretizzato in diversi libri, come Rifugio Intermedio (Monfalcone), Musica per pianoforte negli Stati Uniti (Edt), Il pianoforte di Bernstein (Ets) e in numerose lezioni, sia radiofoniche – per Rai Radio3, che televisive – per Sky Classica. Nel 2011 gli è stato conferito il premio della critica musicale italiana “Franco Abbiati” come miglior solista dell’anno. Tra gli altri riconoscimenti, una nomination per i Grammy Award per il cd dedicato a George Crumb. Incide per Stradivarius, Chandos, Vai, Innova Records, Bridge. Docente di pianoforte al Conservatorio “Piccinni” di Bari, tiene regolarmente workshop per numerose università degli Stati Uniti, dove si reca dal 1998 e vi ha tenuto oltre quaranta tournée.
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