“IL VOLTO DI VIVALDI” di FEDERICO MARIA SARDELLI
(Sellerio, Palermo, 2021)
Federico Maria Sardelli è un personaggio dal genio multiforme: musicologo, compositore, solista, direttore d’orchestra, saggista e autore satirico.
Ma Sardelli è anche pittore e tutti questi talenti sono messi a frutto in quest’ultimo suo libro dedicato ad Antonio Vivaldi, autore tra i suoi prediletti.
Qui Vivaldi viene studiato a partire dal tema delle immagini tramandate, più o meno autentiche, del compositore. Questo è un passaggio non secondario, per Sardelli, per ampliare la conoscenza del musicista veneziano.
Vivaldi dopo la sua morte era stato dimenticato – e lo sarebbe ancora oggi senza le fortuite e rocambolesche circostanze che hanno portato alla luce i suoi manoscritti (conservati oggi in gran parte a Torino): una vicenda che è stata oggetto del precedente saggio di Sardelli “L’affare Vivaldi”. Qui Sardelli considera che l’analisi che muove dalla ricerca pittorica non solo abbia in se stessa un valore ed un significato, ma sappia e possa apportare conoscenze ulteriori anche sotto il profilo musicologico.
…..Sardelli è tra i più grandi esperti mondiali del Prete rosso, tanto che Peter Ryom, considerato il custode della catalogazione ufficiale vivaldiana, gli ha passato il difficile compito nel 2007. Da allora Sardelli ha le chiavi d’accesso, e soprattutto la decisione finale, su tutti i nuovi brani che chiedono di essere ammessi con la sigla “Rv” (Ryom Verzeichnis) al prestigioso catalogo. Quanto sia difficile la decisione lo dimostrano le centinaia di brani apocrifi che ogni anno affiorano dagli archivi di tutta Europa. E non basta certo un “sembra quasi” per affidare loro la patente vivaldiana.
…..La “questione Vivaldi” è senza dubbio molto interessante. Come sappiamo oggi, dalla sua morte, avvenuta in piena solitudine a Vienna nel 1741, dovettero passare quasi duecento anni perché il pubblico tornasse ad ascoltare la sua musica. Sappiamo che nel 1745 ventisette volumi della musica del Prete Rosso si trovavano ancora a Venezia nella biblioteca di un senatore della Serenissima, probabilmente rilevati dal fratello dello stesso compositore, Francesco Vivaldi, un barbiere e parruccaio veneziano, velocissimo a disfarsi di quel tesoro per raccogliere quanto più denaro possibile per coprire i debiti del genio defunto. I volumi passarono in seguito al conte Giacomo Durazzo, che li tenne nel suo palazzo sul Canal Grande fino alla sua morte.
…..Suo nipote Girolamo, ultimo doge di Genova, li trasferì a Genova dove rimasero per circa un secolo nella villa di famiglia. Poi, nel 1893, il corpus fu diviso in parti uguali e lasciati in eredità ai fratelli, Marcello e Flavio Durazzo. Marcello legò la sua parte al Collegio Salesiano di San Carlo, vicino a Casale Monferrato. E qui si comincia a vedere la luce.
Nel 1926, il direttore del Collegio decise di vendere i volumi per finanziare alcuni lavori di rinnovamento dell’edificio, e prese così contatto con la Biblioteca Nazionale di Torino per una perizia. Ci si rese subito conto dell’immenso valore della raccolta, ma né la biblioteca, né la città avevano i fondi sufficienti per acquistarla. Fu Roberto Foà, agiato uomo d’affari, a farsi carico dell’acquisto in memoria del figlio defunto, per poi donare tutto alla biblioteca torinese. L’altra metà, che era rimasta a Genova, fu ceduta solo nel 1930 dagli ultimi eredi della nobile famiglia di dogi. Questa volta l’artefice dell’operazione fu l’imprenditore Filippo Giordano. È grazie a questa concatenazione di eventi fortuiti se oggi possiamo ascoltare 450 lavori di Vivaldi (296 concerti, cantate, mottetti e ben 14 opere teatrali integrali).
…..Sardelli ci spiega che restava aperto anche il mistero sul volto del grande compositore italiano, amato persino da Bach, che lo conobbe solo attraverso le partiture. E Sardelli è pronto a far luce sull’enigmatica galleria di immagini del Prete Rosso: così questo suo “Il volto di Vivaldi” è un’altra appassionante indagine storico-letterario-iconografica sul compositore.
…..Questo libro è interdisciplinare: parla di pittura, di musica e di storia. Incrocia l’analisi tecnico-scientifica e stilistica dei ritratti con i dati noti o dubbi della biografia, alla ricerca di un volto vero, quello di Antonio Vivaldi. “Chiunque segua la musica conosce il desiderio bruciante di vedere l’espressione del viso di chi compose una volta certe note che hanno attraversato secoli; e qui i primi capitoli, molto vivaci, indicano i pericoli, i falsi amici, le fuorvianti scorciatoie che l’iconografia musicale può incontrare. Così le pagine iniziali sono piene di buffi abbagli storici e divertenti paradossi che nascono quando si pretende di ricavare le informazioni biografiche e caratteriali dai tratti somatici”.
…..In questo libro Sardelli ci spiega, grazie alle sue competenze pittoriche, tecniche, storiche e musicali quanti e quali sono i ritratti di Vivaldi; quali quelli autentici, dubbi o mal attribuiti. Di ciascuno analizzare il contesto storico, in relazione alla sua vicenda biografica. E per la prima volta scopriamo chi erano quei pittori e incisori che si cimentarono con il suo volto, perché lo ritrassero, quanto erano capaci e cos’altro erano soliti fare nella propria attività: così contestualizzati quei ritratti ci parlano diversamente e ci parla diversamente anche la musica di Vivaldi e la ricezione che nel tempo ebbe quella musica.
…..Con un linguaggio ricercato, ma sempre scorrevole e ironico, e grazie allo studio rigorosissimo dei materiali e delle fonti, Sardelli attraversa queste storie e scopriamo che del volto di Vivadio le immagini certe e quelle coeve e originali sono essenzialmente soltanto due: il ritratto ad olio anonimo di Bologna (proveniente dalla collezione del Padre Martini) del 1710 e la caricatura del Ghezzi del 1723. Da queste derivano tutte le altre rappresentazioni, per lo più incisioni, del volto sorridente di Vivaldi.
Un caso a parte è costituito dall’affresco del Tiepolo della Chiesa della Pietà dove si scorge un mezzo volto spuntare dietro uno degli angeli musicanti dell’Incoronazione della Vergine – probabile omaggio alla sua memoria da parte delle allieve dell’Ospedale della Pietà. È il particolare effigiato sulla copertina del libro.
…..L’ultimo capitolo riguarda le reinterpretazioni moderne di alcuni famosi caricaturisti tra cui si inserisce Sardelli stesso che, partendo dal disegno del Ghezzi, propone un’immagine a colori del profilo del compositore di estrema vivezza. E questo forse è il ritratto più vivido e probabilmente più somigliante. Il fatto poi che non sia molto diverso dall’autoritratto di Sardelli stesso la dice lunga sul coinvolgimento dell’autore del libro nella vicenda.
Ma Sardelli è, come detto, anche valente pittore che attribuisce a quest’arte una capacità speciale di creare “verità” illudendo.
…..Stefano Vitale
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