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Molti giornali, per lo più “minori” e sulle pagine locali, hanno diffuso la notizia che il poeta e aforista Valentino Zeichen era stato colpito da un ictus il 17 aprile, pochi giorni dopo l’esclusione dai dodici candidati al Premio Strega con il suo romanzo “La Sumera” pubblicato da Fazi.

Zeichen, che ha 78 anni, ha perso per il momento l’uso della parola. Il suo editore e amico Elido Fazi ha dichiarato che «non credo che sarebbe contento di appelli, non ne ha mai firmato uno in vita sua, e penso anche che non vorrebbe la legge Bacchelli». Questo pensiero era stato sottolineato sul “Piccolo “ di Trieste il 23 aprile scorso, anche da Renato Minore che con Aurelio Picca aveva presentato il libro di Zeichen allo Strega: «È vero, Valentino ha detto più volte di non volere la Bacchelli perché la considera una specie di Nobel dei poveri, destinata ad autori falliti».

Valentino Zeichen è un poeta che ha scelto di vivere libero e con la poesia. Così abitava in una casupola abusiva in un vicolo vicino alla via Flaminia. Una vita spartana, quasi da clochard. In un’intervista aveva spiegato che cibo e indumenti glieli fornivano gli amici. A lui bastava un tavolo, i libri e nessun oggetto inutile.

Nato nel 1938 a Fiume, era poi partito in esilio con la sua famiglia prima alla volta di Parma e poi di Roma. Oggi è ancora ricoverato al San Camillo di Roma, le sue condizioni sono in via di miglioramento ed occorre vedere cosa succederà nelle prossime settimane. Ovviamente, se andrà bene, dovrà rientrare in una casa e dovrà seguire un percorso di riabilitazione e di cure. Certo Zeichen non potrà tornare nella sua baracca. Pertanto, molto opportunamente, malgrado la possibile opposizione dello stesso poeta, alcuni amici di Valentino come Edoardo Albinati, Ernesto Ferrero , Francesca Pansa, Gabriella Sica hanno lanciato un appello chiedendo “ai prefetti che governano Roma un gesto di umanità verso un intellettuale come lui” . Una richiesta che molti sperano venga presa nel debito conto.

Il comune di Roma ha migliaia di appartamenti che sono al centro di polemiche proprio perché assegnati in modi spesso arbitrari e a prezzi irrisori. Intanto, la casa editrice Fazi ha organizzato un incontro per aiutare Zeichen e per promuovere il suo ultimo libro “La Sumera” (Fazi 2015, pp. 156, euro 16,00) venerdì 6 maggio, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, negli stessi luoghi dove si muovono i protagonisti del suo romanzo. In questa occasione Angelo Bucarelli, Filippo La Porta e Giorgio Patrizi hanno parlato della sua produzione poetica mentre Luigi Lo Cascio e Piera degli Esposti hanno letto brani tratti dal romanzo e alcune poesie. Il 16 febbraio del 2016 venne intervistato su “La Repubblica” da Antonio Gnoli. Ne riporto un brano molto significativo per capire chi è Valentino Zeichen poeta:

– Vive in un ambiente che sarebbe piaciuto a Pasolini.
“Non credo che ci avrebbe mai abitato. Occupò, forse a sua insaputa, dimore più signorili. I poeti e gli scrittori spesso si ostinano a immaginare un altrove comodo ed esotico”.

– Come definirebbe la sua poesia?
“La mia poesia è senza speranza. Non parlo di mondi onirici. Nella mia poesia entra la comicità, l’ironia, la precisione. Ci sento lo zampino della matrigna. E quindi la diffidenza verso il sentimento. O meglio: verso la menzogna del sentimento. Esiste una purezza della poesia alla quale sono fedele”.

– Quale?
“L’esclusione del cuore. Non mento mai. Il meccanismo della scrittura può ingannare il lettore, ma non la sostanza che abita la poesia”.

– È duro scrivere poesie?
“Cosa vuol dire duro? Si può scrivere un verso meraviglioso in trenta secondi. E in perfetta surplace. Sono un poeta d’occasione. Non di quei miseri solitari e ambiziosetti che soffrono e palpitano. La poesia mi ha aiutato a procurarmi pranzi e cene”.

– Alberto Moravia apprezzò i suoi versi.
“Ci vedeva il riverbero del suo realismo. Più esattamente definì la mia poesia un’eco di Marziale nella Roma contemporanea”.

– Insomma, è un poeta epigrammatico.
“Preferisco definirmi occasionale”.

– Perché?
“Sono uno svogliato. La mia poesia maschera la mia pigrizia. Non ho volontà di andare a fondo. Non l’ho mai avuta”.

La sua prima opera pubblicata è Area di rigore – Cooperativa Scrittori, 1974. Ricordo poi, tra gli altri, Museo interiore, Guanda, 1987. Metafisica tascabile del 1997. Poesie. 1963-2003 edito nel 2004. Neomarziale del 2006 (tutti editi da Mondadori). Poi Aforismi d’autunno, Fazi 2010 e Casa di rieducazione, ancora Mondadori, 2011.

Non è un personaggio facile Zeichen, uomo ruvido e sanguigno, sincero e vero, intellettuale che non fa sconti, neppure a se stesso. Nel suo universo non c’è posto per le “anime belle” e la grazia a buon mercato: vive nel conflitto, con se stesso e con la realtà che accetta e sfida ogni giorno. La sua è una poesia diretta, carica di ironia, sarcasmo e verità. Anche per questo va letto e riletto ed anche aiutato perché lo si possa ancora leggere, come merita.

Stefano Vitale

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