Il Giardino degli Aranci” di Dario Voltolini
(La nave di Teseo, Milano, 2022)

…..Voltolini costruisce questo racconto lungo (o romanzo breve, fate voi) nello spirito di una narrazione che definirei “settecentesca”. “Il Giardino degli Aranci” mi ha ricordato, mutatis mutandis, il clima del IV atto delle Nozze di Figaro di Mozart/Da Ponte, in cui tutti i personaggi sono presi in una giostra di emozioni e sentimenti. Vale la pena ricordare la trama di quest’atto che chiude l’opera.

…..“E’ ormai notte e nell’oscurità del parco del castello, Barbarina sta cercando la spilla che il Conte le ha detto di restituire a Susanna e che la fanciulla ha perduto. Figaro capisce che il biglietto ricevuto dal Conte gli era stato consegnato dalla sua promessa sposa e, credendo a una nuova trama, si nasconde con un piccolo gruppo di persone da usare come testimoni del tradimento di Susanna che, nel mentre, all’ascoltare i dubbi di Figaro sulla sua fedeltà, si sente offesa dalla sua mancanza di fiducia e decide di farlo stare sulle spine.
Entra allora Cherubino e, vista Susanna (che è in realtà la Contessa travestita), decide di importunarla; nello stesso momento giunge il Conte il quale, dopo aver scacciato il paggio, inizia a corteggiare quella che crede essere la sua amante.

…..Fingendo di veder arrivare qualcuno, la Contessa travestita da Susanna fugge nel bosco, mentre il Conte va a vedere cosa succede; nel contempo Figaro, che stava spiando gli amanti, rimane solo e viene raggiunto da Susanna travestita da Contessa. I due si mettono a parlare, ma Susanna, durante la conversazione, dimentica di falsare la propria voce e Figaro la riconosce. Per punire la sua promessa sposa, questi non le comunica la cosa ma rende le proprie avances alla Contessa molto esplicite. In un turbinio di colpi di scena, alla fine Figaro chiede scusa a Susanna per aver dubitato della sua fedeltà, mentre il Conte, arrivato per la seconda volta, scorge Figaro corteggiare quella che crede essere sua moglie; interviene a questo punto la vera Contessa che, con Susanna, chiarisce l’inganno davanti a un Conte profondamente allibito. Poi chiede perdono alla contessa. Lei risponde “Più docile io sono e dico di sì”; finalmente le nozze tra Figaro e Susanna possono essere celebrate, la “folle giornata” si chiude con il coro finale “Ah tutti contenti”.

…..Come per illusione o per suggestione, dai chiaroscuri del giardino labirintico affiorano dunque figure, sentimenti, emozioni: i personaggi mozartiani vivono come in un sogno dove tutto si mescola, dove il reale e l’illusione si con-fondono. E lo stesso accade nel romanzo di Dario Voltolini.

…..Nino Nino, cinquantenne, architetto romano, ha appuntamento con Luciana, una donna che è stata importante per lui quando erano ragazzi, ha rappresentato in qualche modo una svolta nel suo apprendistato di adolescente. Non si vedevano dai tempi del liceo, poi appena pochi giorni prima si sono incontrati per caso all’Ikea e da lì è nato questo secondo incontro, programmato, desiderato. Il tragitto fino al giardino degli aranci diventa l’occasione per una rievocazione di tutte le donne prima di Luciana. La storia è tutta qui.

…..L’incontro con Luciana è intervallato o preceduto da capitoli dedicati ad altre figure femminili, ognuna presente in un dato momento della vita di Nino Nino. L’arco del racconto va dai primi turbamenti di bambino fino al cuore dell’adolescenza, alla figura di Luciana, appunto, che si configura per Nino Nino come qualcosa di diverso, l’approdo ad un sentimento più complesso e strutturato, indirizzato improvvisamente verso un’unica persona.

…..Sino ad allora la scoperta della propria sessualità il protagonista l’aveva vissuta come una corsa, affannosa, rivolta verso il sesso femminile sperimentando via via nuovi sconquassi interiori che potevano occupare lo spazio di pochi giorni o di intere stagioni. Ogni tappa è segnata dal nome di una donna particolare (Ilaria, Sophie, Samantha, Filippa ecc.), ma si trattava per lo più di sensazioni fisiche, vaghe. Con Luciana le cose cambiano.

…..Voltolini ci immerge con delicatezza in una dimensione più animale, sensitiva, sensista, per restare in tema settecentesco. I corpi Nino Nino li guarda, ma soprattutto li annusa, li tocca, li assaggia. Muscoli, tendini, ossa, cartilagini compongono una sorta di paesaggio corporeo in cui Nino Nino si perde, tentando di capirne l’origine, l’essenza, la consistenza, la bellezza. E il perché di questa sua attrazione irresistibile.
Luciana, entrando nella sua vita, sposta questa ricerca da una dimensione puramente fisica a un qualcosa di più interiore e di più globale. Luciana, agli occhi di Nino Nino, assume un carattere quasi angelico, la vede come circondata di una luce divina: un essere di un altro mondo, un miracolo vivente per dirla coi poeti stilnovisti e come per loro si tratta di un amore mai consumato. Il finale poi ci ricorda che tutto potrebbe essere una finzione, un puro sogno, quelli che la scrittura sa produrre con la sua magia.

…..Il tono del racconto, proprio in linea con lo spirito settecentesco di cui dicevo, non ha nulla di drammatico: la scrittura si sviluppa in una giocosità riflessiva mai pedante. La prosa riflette la verve poetica dell’autore capace di modificare il ritmo narrativo, di usare allitterazioni, giochi di parole, metafore ed immagini sospese tra linguaggio quotidiano e sentenza gnomica. Il racconto potrebbe facilmente divenire un monologo teatrale, in cui i personaggi sono mossi dai fili della memoria del protagonista

…..Qui si innesta, come avrete capito, un’altra qualità del racconto: Voltolini, grazie a questo approccio teatrale ricco di levità, riesce a parlarci del mondo affettivo di un uomo, della sua evoluzione sentimentale, fatta di miti, immagini stereotipate, paure, esitazioni, errori, pensieri indecenti.
Questa è cosa rara nel panorama letterario contemporaneo, preso com’è da grandi narrazioni familistiche o da racconti, assolutamente interessanti ci mancherebbe, che riguardano però in prevalenza l’universo femminile. Potrà appare fuori dal main stream, magari anche letterariamente “poco corretto”, ma a me è piaciuta l’idea di raccontare un punto di vista maschile (anche in alcuni passi maschilista per necessità oggettiva) a proposito di un tema cruciale come l’amore e la maturazione dei sentimenti.

…..Si consideri poi che gli incontri femminili che precedono Luciana, ma anche quello con Luciana stessa, hanno peso più nella testa (e questo è molto maschile) e nei sentimenti del protagonista che nell’effettivo svolgimento dei fatti: essi vengono mostrati come parte di un mondo interiore e una corporeità che cambia nel tempo. Si diceva dell’ironia: il percorso spesso è buffo, talvolta inconcludente, ma in cui ci si può facilmente immedesimare, anche se si è una donna (che così potrà fare delle scoperte o avere, probabilmente, delle conferme circa il nostro un piccolo universo di maschi).

…..Non si tratta di un racconto in cui accadano strane avventure, non ci sono pene d’amore strazianti o rimpianti senza fondo: si sta mozartianamente su una giostra sentimentale, dalla quale cogliamo sfumature, ombre, colori, melanconie.

…..Ma ci sono altre suggestioni che vorrei evocare: il titolo del racconto non è casuale. Il giardino è uno spazio progettato e riservato alla vista, al godimento di piante e altre forme naturali. Come ci dice Wikipedia: “Il termine deriva da una radice indogermanica: Gart o Hart, con il significato di “cingere, circondare”; per definizione storica è quindi una porzione di superficie delimitata. Il fatto che i giardini (soprattutto quelli molto antichi) siano sempre cintati ha determinato una confusione sull’origine del termine, il cui significato è “cingere”, non “custodire, sorvegliare, fare la guardia”, come a volte (erroneamente) si legge. Neanche il greco e il latino avevano dei termini univoci per indicare il giardino, e sia la parola “hortus” (latino) che “Kepos” (greco), indicano uno spazio delimitato, chiuso…”. Nino Nino ha bisogno di uno spazio protetto dove incontrare l’amore (mancato) della sua vita, ove racchiudere, cingere le proprie esperienze sentimentali. Niente di tragico, niente di irrisolvibile, ma che va compreso, accudito.

…..E l’arancia stessa, come ci aveva insegnato Bruno Munari, è un frutto speciale proprio perché con la sua scorza spessa racchiude una polpa succosa che può essere dolce, ma anche amara. Come questo bel libro.

…..Stefano Vitale

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…..Note sull’Autore
…..Dario Voltolini (Torino, 1959) è autore di racconti, romanzi, volumi illustrati, radiodrammi, testi di canzoni e libretti per il teatro. È docente presso la Scuola Holden – Contemporary Humanities, di cui è stato anche direttore didattico. Fra i suoi libri ricordiamo: Una intuizione metropolitana (1990), Rincorse (1994), Forme d’onda (1996), 10 (2000), Primaverile (2001). Nel 2003 ha pubblicato I confini di Torino, un ritratto inedito e affascinante della città in cui vive, cui sono seguiti Sotto i cieli d’Italia (2004, firmato insieme a Giulio Mozzi), Le scimmie sono inavvertitamente uscite dalla gabbia (2006), Foravía (2010) e Pacific Palisades (2017). Ricordiamo i libretti Mosorrofa o dell’ottimismo (1993) e Tempi burrascosi (2008, interpretato da Elio), entrambi musicati da Nicola Campogrande, e il testo della canzone per L’Orage Queste ferite sono verdi (2013, vincitrice della XXIII edizione di Musicultura).

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