Succede che la speranza è l’ultima a morire e la disperazione gioca brutti scherzi al raziocino: si percorrono tutte le strade possibili per raggiungere il più sperduto luogo sicuro, quello che salva dalla rassegnazione, lasciando a casa il buon senso, quello che sente odore di bruciato già a un chilometro di distanza.
Che le promesse di Davide Vannoni e del suo metodo Stamina puzzassero di truffa si era capito da tempo, con tanto di sentenza del tribunale di Torino e condanna (sospesa) a un anno e dieci mesi, nonché obbligo di non praticare più la terapia in questione, la cui efficacia, peraltro, non ha nessun riscontro scientifico; ma per un laureato in scienze della comunicazione è un gioco da ragazzi trasformare il tanfo in profumo di guarigione, e allora che non sia un medico passa in secondo piano, sempre dottore è, per cui riprende i suoi interventi, questa volta in Georgia, certo di essere raggiunto dall’incrollabile speranza dei malati di patologie neurodegenerative.
E così avviene. E così riprende a incassare trentamila euro a infusione di cellule staminali. L’intervento dei carabinieri del Nas ha messo fine a questo strazio e Vannoni, ieri, che dalle intercettazioni telefoniche è risultato stesse per lasciare definitivamente l’Italia e trasferirsi a Santo Domingo, guarda caso paese con cui non esistono accordi di estradizione, è stato arrestato.
Se la speranza è l’ultima a morire, come non desiderare che in carcere ci rimanga un bel po’?

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