INCERTEZZE E DISTRAZIONI PER JAPRISOT

Il sesto romanzo dell’antologia “Delitti in treno” (Omnibus Mondadori, 1976, 575 pp.) è la bellissima storia d’amore e morte di Sébastien Japrisot del ’62, tradotta per Feltrinelli nel ’64 da Sandro Bajini, col titolo “Scompartimento omicidi”.
Come in tutti i giallisti italo-francesi (vero nome dell’Autore era Jean-Baptiste Rossi), l’atmosfera tra i personaggi pare che non si crei se qualcuno di loro non compie qualche gesto soprappensiero, e infatti anche nelle 150 pagine di Japrisot si trovano due ‘meccanicamente’, un ‘macchinalmente’, un ‘distrattamente’, un ‘istintivamente’, ‘con un gesto automatico’ e ‘col sorriso un po’ meccanico’.
Ma le cose che non funzionano sono altre, e andiamo ad elencarle, a carico di Japrisot e del traduttore, ovviamente:

tra le pagine 443, 447 e 478 risultano poco chiare le fattezze di due donne: “La donna era (…) piuttosto alta.” Ma poi risulta solo di “Altezza 1.63.” Mentre un’altra viene descritta:(…) piccola, diciamo uno e sessanta”.

– Minima discrepanza temporale tra le pagg. 447 e 453: la prima vittima viene descritta come “Sposata a vent’anni. Divorziata quattro anni dopo.” Ma poi le si attribuisce “Un divorzio a venticinque anni”.

Faccenda molto più grave alle pp. 497 e 498: di un’altra vittima ci viene detto che ha 47 anni e che “Aveva avuto due amanti, uno a diciott’anni, l’altro un anno fa.” Quindi a 46 anni, ma poi, ripensandoci, le quote non quadrano più: “Aveva avuto, a vent’anni di distanza, due amanti della stessa età”. 18 + 20 fa 38, non 46; oppure 46 – 20 fa 26, non 18!

Concludiamo con le pecche traduttive di Bajini:

‘cercarli’ per ‘andarli a prendere’
– ‘ingannato’ per ‘tradito’
– ‘
Non abbandoniamo’ per ‘Non molliamo’
‘L’avremo’ per ‘Lo incastreremo/Lo inchioderemo al suo crimine”.

M. M.

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