ANCHE KEROUAC E HEMINGWAY CREDEVANO
NELLA TRIPLICE

…..Nel suo sfrenato “I vagabondi del Dharma” (1958, ora in I meridiani Mondadori, 2006, da pag. 529 a pag. 783, più note) anche Ti Jean, alias Jack Duluoz alias Sal Paradise alias Ray Smith indulge all’uso della triplice ripetizione, come già rilevato in tutta l’opera di Virginia Woolf, ma lui lo fa principalmente per gusto dell’onomatopea e/o della salmodia tibetana; ecco l’elenco degli esempi:

– Uhu uhu uhu !

– tutto è bene per sempre e per sempre e per sempre e grazie grazie grazie amen.

– Quelloquelloquello

– cip cip cip

– guà guà guà

– Ta Ta Ta

– Rop rop rop

– parole parole parole

– tutto era a posto per sempre e per sempre e per sempre

– Bang bang bang

– Passa passa passa.

– A pagina 676 si legge: “una volta, in pieno pomeriggio una rana gracidò tre volte e non più per il resto della giornata, come se volesse espormi il Triplice Veicolo”.

– Nota n. 47 a pag. 1588: “Canonicamente, il Buddismo è diviso in due orientamenti: il Piccolo Veicolo, o Hinayana, e il Grande Veicolo, o Mahayana. A Kerouac si apre qui una strada ulteriore, un ipotetico terzo veicolo. Inoltre, il termine triplice richiama la triplice essenza del mondo costituita dalla percezione, dall’oggetto della percezione e dalla facoltà della percezione stessa”.
(nota a cura di Mario Corona e Silvia Barlassina)

…..Risalendo a una ventina d’anni prima, anche Hemingway nel suo “Avere e non avere non ci risparmia qualche termine ripetuto:

– Ecco. Ecco. Ecco.

– Mai, mai, no, mai. No, mai, mai, mai.

– il tatatà ((di un mitra))

– Sì, John. John. John.

– L’amore è chinino, chinino, chinino.

– Amore, amore, amore. Così. Così. Così.

– Oh, oh, oh.

…..M. M.

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