IL SOLITO MUSSO
…..E il solito traduttore Sergio Arecco, anche in “Un appartamento a Parigi” (La Nave di Teseo, 2017, ora GEDI 2018, 382 pp.), compiono una serie di misfatti che andiamo debitamente a refertare.
…..La vicenda, come sempre appassionante e complicatissima, si svolge principalmente tra il dicembre 2014, il dicembre 2015 e il dicembre 2016; poi però il finale, chissà perché, è spinto nel futuro (12 novembre 2021), almeno rispetto all’uscita del libro.
…..Alle pagine 40 e 42 rimaniamo stupiti che in una gelida Parigi pre-natalizia ci sia “il verde – caprifoglio, bambù, cespugli di gelsomino, magnolie, arance del Messico, andromede del Giappone, buddleia di David” e ancora: “il profumo inebriante dei fiori che saliva dal patio”. Mah!
…..Strana produzione pittorica del fittizio artista Sean Lorenz: a pag. 50 “era un artista che dipingeva poco”, ma a pag. 63: “Tra il 1998 e il 2013 dipingerà quasi duemila tele e le distruggerà pressoché tutte”.
– (58): “ma corre da un casting dall’altro”.
– (84): “Benché tutte le luci dell’atelier fosse spente”.
– (103): “un cerotto nel incavo del braccio”.
– (107): “Non mi ha detto che il figlio è stato assassinato”. Eppure, a pag. 67 le aveva detto: “Due anni fa J è morto in circostanze tragiche”.
– (115): “l’area posteriore di un’auto scassata”. Il baule!
– (115): il nome d’arte Lady-Bird viene tradotto Donna-Uccello, ma significa coccinella.
– (127): “Mi ha appena detto che P le ha brutalmente sbattuto la porta in faccia”. Non proprio… A pag. 120 si leggeva: “Suonò al citofono” e “Va’ a farti fottere, brutta troia di una giornalista!”.
– (145): “Turbini di acqua polverosa” (?)
– (174): “avevano trasportato con la massima discrezione le tele fino a casa”. Sotto una pioggia scrosciante?
– (182): “Lo studio era una grande stanza longitudinale”. Cioè?
– (183/185): “Quindi avete trovato le ultime tre tele? Congratulazioni. I quadri sono magnifici”. Ma poi: “Forse un altro quadro?”. Però si tratta del terzo, di cui s’era già parlato due pagine prima!
– (198): “si rasò con cura”. Nel senso che si sbarbò.
– (198): ‘cellofanate’ …Lo Zingarelli ha ‘cellofanatura’ e ‘cellofanatrice’, ma non il verbo relativo.
– Per cinque volte il 25° Commissariato (Precinct) di New York viene volgarizzato in ‘Precint’.
– (285): “L’ontano, che ricorda il papiro” (?!)
– (339): “Non sarebbe cambiato nulla.” “E invece no!” …E invece sì!
– (349): “ciò _si rincorre e ciò da cui si fugge”. Manca un che.
– (358): “Erano nell’occhio di una bufera furibonda, che li faceva barcollare a ogni raffica”. Ma nell’occhio del ciclone non vi è calma piatta, dicono?
– (358): “la lastra era di uno spessore assai elevato”. Magari notevole.
– (360/1): nella stiva di un peschereccio fatiscente, ormeggiato nel Cimitero dei natanti, si trovano “blocchi e un cumulo di macerie in calcestruzzo”. Davvero?
…..M. M.
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