SIMENON NON SAPEVA CONTARE?

 

Nel testo del ’59 “Il figlio”, uscito nel novembre di quell’anno nella collana ‘Il girasole’ (Mondadori, pp. 192, 250 Lire), per la traduzione di Marise Ferro, il grande belga insiste più volte a specificare le età dei personaggi principali e inciucca spesso le quote; ma andiamo con ordine, se possibile: la lunga lettera/confessione del padre voce narrante/scrivente al figlio lettore probabile si ambienta nel 1956, col figlio 16enne, il padre 48enne e il nonno appena defunto 77enne, come affermato a chiare lettere tra le pagine 10 e 11, perciò sono nati rispettivamente nel 1940, 1908 e 1879.

Però, a pagina 20, il narratore, parlando del padre, dichiara: “Quando sono nato non aveva che venticinque anni.” … invece ne aveva 28/29. E a pag. 110 insiste: “Quando sono nato mio padre (…) aveva ventisei anni.”

Poi si parla dello zio, l’altezzoso Pierre Vachet di pagina 8, che per tutto il resto del libro viene italianizzato in Pietro: “E’ mio coetaneo, poiché non ha che quattro anni e mezzo più di me”. Certo: appartengono alla stessa epoca, era, generazione, ma definirlo coetaneo…

Altre buffe versioni italiane di luoghi parigini la Ferro le fornisce a pag. 85: “… andai ad aspettarla alla stazione di Lione…” … e a pag. 88: “Passai i tre giorni di permesso in corso dei Grands- Augustins”, lo stesso che a pag. 85 era stato definito “quai des Grands-Augustins”.

Ma veniamo alla mamma dello scrivano: sempre dalla pag.11 sappiamo che è morta a 81 anni il 23 gennaio del ’56, avendo quattro anni più del consorte, appena deceduto il 23 ottobre del ’56; ebbene, a pag. 121, dovette essere drammaticamente operata di tumore, quando “Mia madre aveva quarant’anni”… e dunque nel 1915, ma contemporaneamente “Non fu che quando ebbi dodici anni che avvenne il dramma” e dunque nel 1920. Discrepanza eccessiva, ci pare.

E per tornare al lasso di tempo tra i due decessi dei genitori (nove mesi esatti), alle pagine 11 e 14 per Simenon trattasi di sei mesi.

Per concludere coi numeri, la Ferro a pag. 11 scrive ‘ottantun’anni’ e a pag. 13 ‘vent’anni’, ma a pag. 45 s’inventa untrentun annodegno di nota.

L’eventuale lettore d’oggidì tenga presente che per l’intera lunghissima lettera Simenon lo adesca con il dramma avvenuto nel 1928, tremendo in effetti, che si verrà a conoscere ovviamente solo nelle ultime pagine dell’opera.

M.M.

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