C’è tornata tra mano, e sarà almeno la terza volta in un decennio, un’edizione trevesiana risalente al 1910 (Milano, pagg. 450, 27° migliaio), e ancora una volta non ce la facciamo proprio a spingerci oltre pagina 37: bastano e avanzano al nostro gusto post-post-moderno gli arcaismi grafici e lessicali di cui è cosparso il primo capitolo e che andiamo qui a elencare:

[…] su la; a torno; in fatti; come (per siccome); su gli; su li; a punto; a pena; di su la; a traverso; dalli (per dagli); li (per gli); quelli (per quegli); delli (per degli); a canto; nelli (per negli); a pena; sopra tutto; in torno; in vero; se bene; in vece; in dietro; più tosto (per piuttosto); a torno.

Ebrietà; ebrezza; imagine; conscienza; conspetto; romor; romore; romorio; sentiere; mandra; tizzi (per tizzoni); offerivano; offerì; le legna; empìre; comedia; febricitanti; publica; erasi; erale; ch’éravisi! Voleva (per volevo); era (per ero); tumultuariamente; temenza; lusinghevole; a zàffara nera; rosa di gruogo (?); sommessione; commovimenti; simiglianza; comenti; feminile; feminino; dovea; isciogliere; attorte; beverne; escìto; involgendola; sviluppò (opposto di avviluppò, ma qui sta per liberò); più mai (per mai più). […]

Non poteva poi mancare una chicca strasolata: a pagina 36, intendendo descrivere una rosa che va perdendo i petali, il Rapagnetta scrive:
“Le foglie, concave, si posavano delicatamente sul marmo, simili a falde di neve nella caduta.”

Ohibò, il Vate: che abbaglio floreale che prendette! Proprio tutti quei petali-foglie erano concavi? Ma dunque tutti anche forzatamente convessi!

M. M. – 18 marzo 2014

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