Come già nella precedente controversa escursione per Roma di “Angeli e demoni”, Dan Brown nel “Codice da Vinci” incappa in sorprendenti errori topografici parigini, standosene probabilmente comodamente calato in qualche poltrona statunitense…intanto a noi vengono i capelli dritti anche qui a Torino !

Fin dal capitoletto 3 il protagonista, nei pressi dell’Arc du Carrousel in mezzo al Louvre, “A sinistra scorgeva la cima dell’ultramoderno Centre Pompidou”: assolutamente impossibile da quella distanza e con tutto il palazzo del Louvre a far da ostacolo in primo piano !

Alla pagina successiva si afferma che a percorrere l’intero perimetro del Louvre si compie “una stupefacente escursione di cinque chilometri”: cartina e righello alla mano non più di tre…

Ai capitoli 16 e 17 l’autore ci propina una pianta del museo e dei dintorni alquanto personalizzata: i due eroi si trovano in una toilette nella parte più occidentale dell’ala Denon, con vista contemporanea della Tour Eiffel, dell’Arc de Triomphe e della “graziosa cupola arabescata del Sacré-Coeur”, a destra… a parte che non crediamo nella presenza di un gabinetto per i visitatori proprio in fondo alla Grande Galleria del Louvre, con la finestra chiusa è impossibile scorgere i tre monumenti senza storcersi il collo e gli occhi. I Nostri, poi, lasciano cadere quasi verticalmente una cimice-spia su un camion transitante sotto la stessa finestra (spaccata all’uopo). La quale cimice rivelerebbe la propria presenza “in mezzo alla Place du Carrousel”…col camion che se ne sarebbe già uscito verso il quai e il centro del rondò a qualche centinaio di metri dalla finestra ?!

La cupola del Sacré-Coeur deve ossessionare Dan Brown, che cerca di farcela scorgere da punti impossibili della città, come nel capitolo 35, dove un taxi “viaggiava tranquillamente lungo Rue de Clichy” e “Langdon scorgeva sulla destra Montmartre e la bellissima cupola del S-C”: la suddetta via ha un percorso sud-nord e per esperienza personale sappiamo che la cupola si può vedere bene di infilata solo da Place de Clichy, sulla direzione ovest-est del Boulevard de Batignolles.

Anche l’ubicazione dell’Ambasciata USA rappresenta un problema per l’autore: nel capitolo 32 i protagonisti hanno appena scapolato Place de la Concorde giungendo da Rue de Rivoli e ci viene detto che “L’ambasciata era a poco più di un chilometro di distanza”…ma se è proprio lì sulla destra, al numero 2 di Avenue Gabriel ! (v. “Sciarada” con Cary Grant e Audrey Hepburn)

Però il gioiello tipo Santo Graal dell’insipienza parigina del Brown si trova nel capitolo 35, in cui Rue Haxo viene indicata “vicino allo stadio del tennis, nella periferia occidentale di Parigi”…mentre si trova diametralmente all’opposto, nella parte orientale, oltre il cimitero di Belleville ! Il bello è che il taxista li porta davvero nei pressi del Roland Garros, dopo aver attraversato il Bois de Boulogne, con tutte le sue attrattive sessuali.

Ultimo impaccio geografico al capitolo 75, dove un aereo privato sui cieli di Monaco (Ranieri) deve già correggere di qualche grado la rotta per dirigere su Londra, piuttosto che su Parigi: ma se sono praticamente in linea le tre città ?!

-* Dal punto di vista storico abbiamo reperito un paio di accidenti nel testo:

al capitolo 60 si riporta che re Dagoberto (III) fu “Assassinato dal Vaticano in combutta con Pipino d’Heristal”…solo che quest’ultimo ci risulta morto nel 714, cioè un anno dopo dell’assassinato.

Al capitolo 83 ci viene detto che “L’antica Temple Church era sopravvissuta al Grande incendio di Londra e alla Prima guerra mondiale, per poi essere gravemente danneggiata dalle bombe incendiarie della Luftwaffe nel 1940″…ma appunto Londra ha subito numerosi attacchi aerei e da V1 e V2 nella Seconda guerra mondiale, non certo durante la Prima !

-*Passiamo adesso alle amene strasolatezze regalateci dall’autore e/o dal traduttore, alla rinfusa:

cap. 9: “Aveva gli occhi verde scuro, vivaci e chiari.” (un camaleonte…)

cap. 9: “Aveva l’aspetto del Vesuvio pronto a esplodere.” (e come sarebbe? avvertite i vulcanologi!)

cap. 12: “Volevo avvertirla che lei è sous surveillance cachée. Mentre parlava, il suo inglese dal forte accento francese echeggiava sulla parete”. (chissà se avesse parlato la nostra lingua !…)

cap. 30: “L’arma era un oggetto pesante e pericolosamente lontano da tutte le sue abitudini.” (da tenerla ad almeno distanza di braccio !)

cap. 32: “sotto le dita ripiegate di Maria, Uriel faceva un gesto come per tagliare la gola della testa invisibile tenuta dalla mano-artiglio di Maria.”: pittoricamente affascinante Leonardo ! Tuttavia la Vergine delle Rocce ha la mano con le dita distese (come la Madonna di Antonello da Messina) e l’angelo sta additando Gesù a Giovanni…troppa fantasia ghigliottinesca per il Nostro !

cap. 33: la famosa chiave di volta “era anche segnata da centinaia di minuscoli esagoni finemente lavorati e distribuiti apparentemente a caso”…centinaia ?!?

cap. 35: la stessa chiave “Ha odore di alcool” e “Dall’altra parte è più forte”: com’è possibile ?!

cap. 43. una guardia giurata di una banca esclusiva svizzera a Parigi prenderebbe solo “quindici euro l’ora”, per il servizio notturno ?!?

cap. 46: non si capisce se l’improbabile vescovo Aringarosa ha saputo del pericolo mortale cinque, sei mesi o alcune settimane dopo o prima.

cap. 47: “adesso accelerava a tutta velocità” (cioè l’azione di pigiare sul pedale era rapidissima ?)

cap.51: Brown pare volerci convincere che il protagonista è proprio Langdon, ripetendone il cognome una decina di volte in mezza pagina. Stessa cosa al capitolo 94 con “il Maestro”.

cap. 59: “Dall’altra parte della comunicazione, il telefono cominciò a squillare.” (no comment)

M. M.

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