“LA GIOSTRA DEI CRICETI” E DELLE CASTRONERIE
Antonio Manzini
(Ediz. Sellerio)

Ci risiamo con Antonio Manzini, anche senza l’ausilio di Rocco Schiavone, con le sue inesattezze, le improprietà linguistiche ed emerite cavolate!

E questa volta non è solo colpa sua e di Sellerio (volume n. 1059 della Memoria, marzo 2017, pp. 325), ma si risale addirittura al 2007, quando Einaudi per primo pubblicò questo giallo malavitoso piuttosto pulp e trash nella sua collana Stile Libero: liberissimo di non accorgersi di oltre venti dabbenaggini che andiamo puntualmente ad additare.

Già dalla prima pagina del testo, la 15, troviamo che “Il sudore gli colava lungo la colonna vertebrale appoggiata al palo della luce”. A pagina 27 almeno si parla di spina dorsale, benché “Il sonno stava arrivando. Come una serpe, gli strisciava lungo la spina dorsale”: strana fisicità. Ma, sempre a pagina 15, sono i “pezzi di baccalà secco” che ci fanno sobbalzare…

A pag. 18 “Il lampeggiante dei carabinieri ululava dall’imboccatura della strada” .Proprio il lampeggiante ?

A pag. 36 c’è una “bara (che) venne alzata da due uomini” ovvero “La bara la alzò praticamente da solo”. Vabbè che costui è un colosso abnorme di due metri, ma una bara vera con salma inclusa, che normalmente la portano in quattro se non in sei?!

A pag. 65 si parla di “un bracco da caccia”: no comment.

A pag. 71 un generale sfoggia “Decine di medagliette multicolori”. Magari erano dei nastrini.

A pag. 94 ”… si sentì la mano della vecchia grufolare nella serratura”. Come se frugasse con il grifo o grugno?

A pag. 112 c’è “la saliva stopposa come un grumo di cera”. Cioè tigliosa, fibrosa, dura da masticare?

Tra le pagg. 98 e 147 c’è “Il culo grasso, enorme della vecchia” che diventa “Il sedere bianchiccio e cadente della vecchia”. Sì, nel frattempo è morta d’infarto, ma da enorme a cadente ce ne passa!

A pag. 162 “… la terra umida odorava di sterco chimico”. Prodotto dalle vacche meccaniche?!

A pag. 164 ”Il sole aveva rotto la nebbiolina”. Magari dissolto, dissipato.

A pag. 168 “Il caffè era già uscito”. Per andare a prendersi al bar? Meglio venuto su, percolato!

A pag. 186 un gli pronome è diventato le, mentre di solito succede il contrario.

A pag. 197 c’è un “Pavimento di marmo nero a terra”. No comment.

Alle pagg. 201 e 230 si parla di “pensioni a carico” del coniuge superstite: saranno a beneficio, no?

A pag. 211 troviamo “Una testa di capelli neri puntellati (sic!) dalla forfora”.

A pag. 234 “La puzza di gas di scarico delle auto ammorbava i pochi metri quadrati”. Piuttosto cubi, trattandosi di un appartamento, ancorché di soli 36 mq.

A pag. 249 “Sui muri serpeggiava un odore di muffa”.  Bah!

A pag. 272 vi sono “degli alberi seminati in un filare duplice lungo la strada”. Piuttosto piantati!

A pag. 276 c’è un’altra bara (o forse la stessa, visto che la riciclano più volte) completa di salma “tirata giù da solo dal loculo a quasi due metri di altezza”.

A pag. 281 il succitato colosso “Era arrivato a un ceppo funerario”. No comment.

A pag. 282 lo stesso si procura “uno squarcio che spurgava sangue”. Appena fatto forse colava!

A pag. 304 l’ultima improprietà, grossolana per un autore di gialli: il calcio di una Magnum viene definito ‘manico’.

Che vergogna per Manzini, Einaudi e Sellerio!

M.M.

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