“DONNE INNAMORATE”, di D. H. LAWRENCE
ALTRE 400 PAGINE DI BIASIMEVOLI STRANEZZE EDITORIALI

Proseguendo l’avvincente lettura del ponderoso testo di D. H. Lawrence nell’edizione Rizzoli del 2013, per la traduzione di Adriana dell’Orto, possiamo completare la statistica dei ‘meccanicamente’ e arricchire notevolmente la lista delle stranezze, in parte imputabili appunto alla traduttrice.

I famigerati avverbi calano drasticamente dalla prima parte a questa, passando da una frequenza di uno ogni dieci pagine a uno ogni venti, totalizzando 5 distrattamente, 5 involontariamente, 4 inconsciamente, solo 3 meccanicamente, un inconsapevolmente e un automaticamente, oltre a un’espressione leggermente distratta e a un distratto silenzio.

Ma è il seguente elenco a farci stupire vieppiù, dell’Autore, della traduttrice e di Rizzoli:

– a pagina 320 si incontra “Winifred (…) una bimba bizzarra, sensibile, infiammabile” (?!?)

– A pag. 411 Gudrun è al capezzale del probabile suocero morente sì, ma “… vedeva la grigia, orribile semincoscienza della sofferenza e della decomposizione calare nuovamente su di lui… Non era ancora concluso, quel processo di morte”. Evidentemente no. E ancora a pag. 414 “Vi furono brevi pause morte nella conversazione”.

– A pag. 435 c’è un gatto che si lecca le vibrisse (sic!)

– A pag. 438 si trova “un opale rosso intenso” (ohibò!) e “un bellissimo zaffiro taglio rosa”: davvero? E a pag. 439 “un topazio quadrato incastonato in acciaio, o in qualche altro minerale del genere”.

– A pag. 483 “Gerald ristette paralizzato, l’anima echeggiante, inorridita”.

– A pag. 486 come anche all’ultima (689) si parla di “esequie funebri”: et pour cause!

– Tra le pagg. 523 e 524 c’è un contrattempo: “Se qualcun altro vuol seguire le nostre orme, faccia pure. Ma perché rincorrerlo ?”. Chi insegue chi?

– A pag. 554 un’impossibilità meccanica a quei tempi: “I due fari di un veicolo s’incurvarono quasi immediatamente verso di lei, come due occhi”.A pag. 666 (strana bestia ?) un’impossibilità fisiologica: “E se gli volgeva le spalle (…) continuava a vederlo, con la spina dorsale”. Bah!

– A pag. 667 un’autentica porcata di quell’erotomane di Lawrence: “Giaceva sempre così sguainata nel sonno. Sarebbe sempre giaciuta sguainata nel sonno, sconfortata, persa. Gerald! Avrebbe saputo stringerla nelle braccia e inguainarla nel sonno? Figurarsi!” Non riusciamo a figurarci.

– Per finire questa seconda tranche su “Donne innamorate”, segnaliamo tre andate a capo scandalose: a pagina 496 Rizzoli spezza cam-era, a pag. 635 Gru-dun, sbagliando pure l’ortografia del nome della protagonista, e a pag. 678 frag-ile.

Complimenti!

***

SEMPRE LAWRENCE, ALGIDO E ONDIVAGO

 

Conclusa finalmente la lettura di “Donne innamorate” non ci resta che criticare aspramente l’autore per due caratteristiche sue peculiari: il continuo ondeggiare già notato in “Arcobaleno” (volutamente letto solo fino a metà, come consiglia giustamente Pennac, proprio per la noia generata) nei pensieri e nei comportamenti di tutti i personaggi e dell’Autore stesso evidentemente, tra una spinta positiva all’amore fisico o spirituale, di coppia o universale, e un cupio dissolvi esiziale: una barba mortale da leggere circa un secolo dopo!

E la ripetitività di un concetto, che emerge verso la fine del capolavoro in questione, quando Gerald, predestinato, perisce di morte bianca sui monti di Innsbruck e viene riportato a valle assiderato: ebbene, Lawrence a pagina 680 riesce a descrivere la mancata vedova con un “Era freddamente smarrita.” e “Gudrun era fredda, una donna di ghiaccio”. per simpatia/antipatia?!

A pagina 682 giunge Ursula, la sorella di lei: “raggelata” “con un’occhiata dura, fredda” e suo marito Birkin “gelido” e ancora Gudrun “Rifuggiva con freddo disgusto…” … ma questo è nulla !

Alle pagine 683 e 684 il Nostro si scatena: “Era così inerte, così freddamente morto, una carcassa, che le viscere di Birkin parvero farsi di ghiaccio.” “cadavere assiderato – carcassa assiderata – congelato e duro come un pezzo di legno sulla neve – Era rigido – rigido come un’asse – in modo da scongelare il cadavere – la tagliente, grave contusione del gelo – assiderandosi, assiderandosi dall’interno – la vita sottostante si era congelata in un blocco di ghiaccio – corpo assiderato – Erano gelati, capelli gelati – Il cuore di Birkin cominciò a gelarsi – lo vide gelido come un ciottolo di ghiaccio – il suo cervello cominciava a gelarsi – acqua ghiacciata nelle vene – Così freddo, freddo, un freddo greve – e un freddo ancor più intenso che lo congelava dentro – Tutto era bianco, gelido, pallido.”

Ancora alle pagg. 686 e 687: “Morto, morto e freddo!” “Sostanza estranea, congelata, gelida.” “osservò il volto freddo (…) Freddo, muto, essenziale!”.

Tanto per ribadire il concetto, qualora non si fosse introiettato, a pagina 688 Lawrence rincara: “Ma ormai era morto, simile ad argilla, a corruttibile ghiaccio azzurrino – freddo – Lasciava il cuore freddo, gelato, quasi incapace di battere (?!?) – quell’estremo, terribile aspetto di fredda, muta Materia – il volto gelato del morto – Le fiammelle delle candele vacillavano nell’aria gelata, nell’intenso silenzio”.

Sì, diamo ragione ad Amleto e Macbeth: “il resto è silenzio”.

M.M.

***

 

CONDIVIDI