Non ci stancheremo mai, evidentemente, di leggere Simenon, Maigret e non, e di prendere nota di quanto spesso utilizzi certi avverbi, meravigliandoci sempre di come un autore sorvegliato come lui si lasciasse scappare così tante ripetizioni.

In “Maigret à Vichy” del 1968 l’avverbio ‘machinalement’ appare undici volte in 170 pagine, ma la traduttrice Sarah Cantoni di Mondadori riesce fortunatamente a non tradurlo mai con l’orripilante macchinalmente, propendendo per due meccanicamente e ben nove automaticamente!

Li vediamo, per gustare i momenti in cui qualche personaggio, preferibilmente il protagonista, compie un’azione senza pensarci:

– Così si accorse con stupore di accendere automaticamente una pipa
– Qui si passa il tempo a passeggiare e, automaticamente, ci si guarda l’un l’altro
– Dovunque fosse, si creava automaticamente un programma e lo rispettava
– Maigret aveva cercato automaticamente la figura eretta e dignitosa
– Vedendo la porta aperta fuori orario, l’ha accostata automaticamente
– Prese meccanicamente un libro rilegato di tela nera
– Egli riempì automaticamente la pipa
– Avevano imboccato quasi automaticamente rue du Bourbonnais
– M. si fermò di colpo in mezzo a un viale e la moglie automaticamente fece altrettanto
– Il commissario guardò automaticamente la cabina telefonica
– M accese la sua pipa e affondò meccanicamente le mani in tasca.

Deliziosa l’aggiunta del ‘quasi’ nel quartultimo esempio: i burattini senza fili tentano a volte di sfuggire al loro Mangiafuoco!

Resta ancora da segnalare l’alta incidenza dell’avverbio vagamente in questo lavoro, quasi a sottolineare che non v’è nulla di definito, di fisso: tutto è nebuloso, come le bollicine dell’acqua di Vichy.

M. M.

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