DE GIOVANNI SEMPRE IN BILICO…

tra grandi storie e strabilianti errori: anche ne “Il giorno dei morti” (Einaudi, 2012, poi in edizioni economiche dal 2017 al 2020, 300 pp. + 8 d’appendice) il prolifico Autore partenopeo alterna a pagine di intensa commozione certi infortuni che non dovrebbe permettersi, e nemmeno l’Editore tanto apprezzato…

A pagina 6 si trova uno ‘scarpinetto’ (?) per ‘scarpinata’.

A pag. 26 c’è proprio un ‘farsi’ di troppo che inficia il senso della frase: (…) troppe volte dal marito aveva dovuto subire tradimenti, fughe e umiliazioni per farsi infliggere la stessa situazione a un’altra donna”.

A pag. 39: “Per il grosso”, nel senso di “Per la maggior parte”.

A pag. 189: “Affascinante, pensò Livia, scendendo dallo sportello tenuto aperto dall’autista”. (?!)

A pagg. 191/192/193: la fiera del sapere e della consapevolezza:
“informato / consapevole / consapevole / informarci / sapeva / inconsapevoli / sapete / sapere / sapeva / sapere / saprei / sappiamo / sapere / sa / sapete / sapere / so / sapere / conosceva / sapeva / sapere / so / sapere”.

A pag. 197: “Quello è un povero dio” … Per ‘diavolo’ ?

A pag. 209: ‘verdumaio’ (?) per ‘venditore di frutta ambulante’ (da ‘verdume’).

A 258 > 260: “E stava benissimo!”. Poi: “Devo ammettere che il bambino faceva pena: piccolo, magro come la fame, e balbuziente da fare pietà”.

A pag. 267: ‘abbrancare’. Brutto per ‘afferrare’ (un soprabito che, tra l’altro, due righe dopo diventa un cappotto).

A pag. 308: imprecisione storica. Il dottor Modo ha fatto rimpolpare il cagnetto randagio orfano del bambino di cui sopra, e quindi parla probabilmente a fine 1931, ma afferma che “quel transatlantico, Titanic si chiamava, (fu fatto affondare dal ghiaccio) una quindicina d’anni fa”. Diciamo una ventina!

…..M. M.

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