SCIATTERIA MONDADORIANA E PECULIARITA’ ORTOGRAFICHE

Nel 1991 Mondadori raccolse in volumetto le puntate del feuilleton di Piero Soria “Il topo” (Oscar n. 1171, 304 pp., 10.000 £ all’epoca, 4 euro in una bancarella di via Po adesso), uscito a puntate su “Stampa Sera” per tutta quell’estate, costellandolo di refusi ridicoli, oltre alle bizzarrie ortografiche dell’Autore.

Soria è un profondo estimatore della congiunzione E a inizio frase: ne dissemina un numero esagerato nelle sue pagine, ma il problema è quando la parola successiva inizia con vocale, dando vita a una sarabanda di Ed, la maggior parte inutili in quanto, per evitare una minima cacofonia, producono invece inceppamento.
Le due frasette più frequenti sono Ed annuì ed Ed allora, seguite da Ed il Topo, ma a parte le pagine in cui Ed o ed compaiono due o tre volte, ne abbiamo contate dieci in cui se ne incontrano 4, sei in cui ne compaiono 5, e addirittura tre in cui assillano il lettore per 6 volte (pagg. 68, 140 e 152). Frequentissimi anche Ad ed ad, mentre di assurdi Od ne abbiamo contati sei o sette; ci mancano gli Id e gli Ud!

Diamo solo un esempio di quanto l’ansia di un Ed a inizio frase pesi sulla scrittura del Nostro; a pag.150 si legge: (…) era nata un’amicizia strana. Tra un povero prete di Dronero, che aveva preso i voti per non pesare sulla famiglia. Ed un ebreo nato in via Monte di Pietà”. Fa davvero pietà…

Ma veniamo alle pecche dell’Editore, che citiamo senza indicazione di pagina, ma in ordine di reperimento: “Il fiuto si era come protesto verso le sue vittime.” “I terminali nervosi avevano dovuto sopportare il passaggio di troppi neutroni e si erano sfilacciati.” “Lamia, il denome che si nutriva di bambini.” “La Sagra di San Michele.” “Una passaggiata sulla luna.” “Ghandi.” “Bramhaputra.” “Un piccoilo divertimento.” “Al momento della mia funerale.” “Sull’Annapurma.” “Quando si saliva ai Capuccini.” “Quasi che morte la di Carla.” “Qualcuno è si è preso la briga.” “E non ha nulla a che fare con è quello di Siva.” “I sentimenti cammuffati.” “Invevitabilmente.” “La porta si rinchiuse.” “Cammuffando la sua voce?” “La donna si schernì”.

Per concludere, ancora sei sviste attribuibili a Soria: a pagina 38 si definisce Piazza Vittorio come la più vasta d’Europa, invece purtroppo non la è.

A pag. 42 la Borsa valori di Torino sarebbe in piazza Bodoni, invece che in piazzale Valdo Fusi.

A pag. 73: “E sulla soglia apparve un essere fragile. Impaurito. Con i capelli strinati di sudore”. (?!?)

A pag. 180: “Erano arrivati al fondo di via Vanchiglia. All’angolo con corso San Maurizio”. Veramente finisce o inizia all’angolo con Piazza Vittorio.

A pag. 291: “Dal braciere si alzarono alcune faville nere” (?!) Vabbè che siamo nel bel mezzo di un rito para-satanico…

A pag. 300: “Tutto era funzionato a dovere.” E invece no: per funzionare necessita l’ausiliare avere!

M. M.

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