DE GIOVANNI MIGLIORA VIEPPIU’

…..Nel recente “Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone” (Einaudi, dic. 2020, 262 pp.) il prolifico Autore partenopeo non sbaglia quasi nulla, e allora non ci resta che fare le pulci o le bucce a un paio di periodi che ci hanno lasciati perplessi.

…..Alle pagine 158/159 un anziano testimone di un efferato omicidio sta raccontando all’assistente capo Romano tutto quel che sa e che ricorda degli ultimi incontri con la vittima, suo amico d’infanzia, finché il pulotto (ricordiamo: quello violento con la moglie, ma tenerissimo con la trovatella) gli chiede.
“- Nient’altro? Qualcosa che magari non le ha detto per non farla preoccupare? Non ricorda?”
E come fa il poveretto a ricordare qualcosa che non gli è stato detto?! Infatti: “Il vecchio rise. (…) – Io ricordo ogni parola. Ogni singola parola. E no, non mi ha nascosto nulla perché sapeva che poi se ne fossi venuto a conoscenza mi sarei arrabbiato.”
Insomma: il lettore deve credere a delle supposizioni e al non detto o non dicibile !

…..Alle pagg. 200/201 c’è un corpulento strozzino impegnato a cibare dei piccioni evitando che un gabbiano si impossessi delle briciole non destinate a lui: “L’obeso non distolse gli occhi dal gabbiano, appollaiato su un lampione. La sua incombente presenza rendeva inquieti sia gli altri uccelli sia l’erogatore di molliche, che ogni tanto lo fissavano intimoriti.” 
Questo ‘che’, pronome relativo plurale, comprende ovviamente gli uccelli e il loro obeso rifocillatore, ma posto dopo un singolare fa inceppare la lettura.

…..Poco dopo De Giovanni abbonda con le particelle negative: “L’uomo non smise di lanciare molliche né di non perdere di vista il gabbiano.” Frase giusta, ma bruttina.

…..M. M.

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