ADELPHI TRADISCE SIMENON

Nel volume numero 697 della Biblioteca, “Marie la strabica” (maggio 2019, 190 pp.), per la traduzione di Laura Frausin Guarino, Adelphi non rende un buon servizio allo scrittore belga naturalizzato francese e poi svizzero, ma nell’occasione (agosto 1951) trapiantato in America: sono dettagli banali, forse, ma per una casa editrice che si picca di stare pubblicando l’opera omnia di Simenon fin dal 1985, è quanto meno una caduta di stile.

A pagina 38 “Marie (…) faceva lo gnorri.” Gnorri è anche femminile!

Ibidem, poche righe dopo, Adelphi s’inventa un Perchè con l’accento grave, che neanche il correttore automatico ti consentirebbe.

A pag. 45, poi, si dimentica che il verbo ‘sobbarcarsi’ richiede la preposizione a a seguire.

A pag. 49, nel capitolo intitolato “22 agosto 1922”, si legge alla terza riga: “il dramma del ‘22”, ma si tratta del giorno, non dell’anno, come abbiamo verificato sull’originale! Oltre tutto la vicenda si sta ancora svolgendo nel  ’22.

A pag. 50 ci resta un dubbio: “Cosa le ha preso?”. Secondo noi è più espressivo “Cosa le è preso?”.

A pag. 104 la traduttrice si inventa “tutto un trapestio di passi”, ma il vocabolo non esiste: esiste tramestio, oppure trepestio, ma è termine toscaneggiante e significa già “rumore confuso di passi”.

Leggera pesantezza all’inizio di pag. 109: “La prima volta in cui Sylvie aveva rivisto la Marie era stato nella primavera del 1945”. Sarebbe sufficiente ‘che’, e magari la concordanza tra ‘volta’ e ‘stata’.

M. M.

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