“LA DONNA IN NERO” di Brunella Schisa
(Ediz.Garzanti)

     Per amore di Berthe Morisot e di Manet, stiamo rileggendo il romanzo di Brunella Schisa del 2006, “La donna in nero” (Garzanti, 230 pp), che tratta dei loro rapporti pittorico-amorosi, e ci troviamo alcune castronerie di varia entità.

Già sul risvolto di copertina veniamo informati che “Berthe e Edouard si incontrarono per la prima volta in una mattina d’estate del 1868”, ma a pagina 18 la signora Morisot, arcigna madre-chaperon, smentisce: “Correte troppo, caro signore, e per oggi avete scompigliato abbastanza il nostro pomeriggio.”

Per la prima volta in visita a casa Manet, la Morisot a pagina 49 “cominciò a guardarsi intorno abbagliata dal luogo”, poi, a pagina 50, “senza aspettare di essere invitata cominciò a guardarsi intorno”.

A pag. 53 Manet “per un momento annaspò alla ricerca dell’aggettivo giusto e poi aggiunse: ‘morbidezza’”. Bah!

A pag. 54 alcuni personaggi si somigliavano o assomigliavano “in modo impressionante” a distanza di poche righe.

A pag. 81 la cantonata più grossa: “… all’ultimo momento la madre del pittore aveva preferito dirottare tutta la famiglia a Boulogne-sur-Mer, una cittadina sulla Manica, proprio di fronte a Londra. Erano alloggiati all’Hotel Folkestone, sul porto”. Boulogne e Folkestone si fronteggiano e sono appunto collegate da un servizio di traghetti, ma Londra sta sul basso corso del Tamigi, che sfocia nel Mare del Nord.

A pag. 94 Manet “vedeva corrugarsi le mille rughe della fronte.” Esagerato e comunque banale!

A pag. 123 si legge: “Quando si svegliò, la mattina del 18 settembre (1870), l’aria calda priva di presagi autunnali le ferì lo stomaco”. Davvero?!

Alle pp. 152/153: “… il signor Morisot allargò la brace nel camino per estinguerlo.” Il camino?!

Tra le pagine 172 e 174 v’è un’incongruenza: “In effetti Berthe non aveva mai posato in quello studio.” però poi: “… dove aveva sperato di ritornare a posare”.

A pag. 182 sottilizziamo sugli spostamenti turistici: “Spingersi in Spagna senza andare a Madrid le sembrava un’occasione mancata”. Preferibile ‘Andare in Spagna senza spingersi fino a Madrid’; e infatti poche righe dopo la Schisa e la Morisot si ricredono: “Decise di spingersi fino a Madrid”.

A pagina 223 Degas attacca Manet dicendogli: “Sei matto, anzi masochista!”. Nella primavera del 1873 non era possibile: il termine ‘masochista’ secondo il Petit Robert è attestato solo dal 1897 in Francia!

Ma veniamo alle fioriture impossibili a Parigi: a pagina 95 “Manet prese un mazzolino di mughetti (freschi)”. Nell’inverno del 1870?

A pag. 192 “… guardava l’erba del prato ricoperto dagli ultimi lillà di quella inaspettata coda d’estate”. Ma l’autrice sa cosa sono i lillà?

A pag. 194 “… c’era un tavolino con sopra un mazzolino di violette fresco che emanava un profumo di bosco…”. Nel settembre 1872?!

A pag. 204 “Scelse un abito di seta bianco che adornò con delle rose sul décolleté”. Nell’autunno 1873?!

     Il nostro monito conclusivo è sempre il solito: prima di pubblicare un libro, egregie case editrici grosse e piccole, rileggetene il testo come fosse un tema di maturità!

M.M.

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