BUSSI PRESSAPPOCHISTA
Nel suo più recente appassionante tomo “La doppia madre” (edizioni e/o, 20 sett. 2018, pp. 490), Michel Bussi, il suo traduttore Alberto Bracci Testasecca e l’editore, per la somma di 17 euro, non assicurano un bel servizio al lettore, a cominciare o a finire dall’Indice, che contempla soltanto i titoli dei tre macrocapitoli, ma il testo risulta suddiviso in almeno otto sezioni con sottotitoli essenziali alla trama.
Ancora una volta poi l’Autore, sempre attentissimo (?) alle date e alle ore dei fatti che narra, fa finire il racconto nel futuro: l’essenziale si svolge la prima settimana di novembre 2015, il libro venne pubblicato in originale nel 2015, ma l’ultimo capitolo ci proietta a sei mesi dopo = primi di maggio 2016…
Registriamo, per la cronaca, venticinque ‘machinalement’ resi variamente dal traduttore, mai letteralmente, e questo è un bene; il più buffo è l’ultimo, a pagina 483, che è diventato “quasi con riflesso automatico”, nella migliore tradizione simenoniana.
Ma veniamo alle stranezze più eclatanti: tra le pagine 19, 20 e 21 siamo rimpallati tra cinque e quattro giorni fa, nonostante la data e l’ora ben specificate in testa al primo capitolo.
A pag. 45 altro bisticcio di numeri: “Chi, i genitori o la direttrice ?” “Un po’ entrambi…”. Cioè tre?
A pag. 56 Amanda “deve avere sui trent’anni, ma ne dimostra dieci di più”. Ma a pag. 298: “Spinse la fronte contro il vetro fino a spianarsi le rughe” : Che esagerazione!
A pag. 79 un grave anacronismo storico: Le Havre sarebbe stata distrutta per quattro quinti “per il bombardamento del ‘45”, che invece avvenne nel settembre del ’44, ovviamente!
A pag. 132 Angie fa una confessione in prima persona, ma poi il soggetto “trascolora” assurdamente in Ludovic.
Lungo tutto il racconto l’età della Comandante Marianne Augresse fluttua tra quaranta e in prossimità dei quarant’anni, finché li compie a pagina 482 con festicciola e ubriacatura, ma prima era stata definita anche ‘giovane donna’ e persino ‘ragazza innocente’. Inoltre, già ubriaca, sbaglia i conti anche lei e dice al suo concupito 52enne: “Hai solo dieci anni più di me!”.
Tra le pagine 389 e 393 altro intoppo coi numeri: bisogna risalire una scala di 450 gradini e il piccolo Malone “non aveva salito neanche un quarto degli scalini” (perciò ne ha ancora diciamo 340 circa), ma “Amanda lo tirò per la mano. Un altro scalino, uno sui trecento che restavano”.
Concludiamo con le ‘creazioni’ del traduttore:
A pag. 233 troviamo un “prato calcicolo a strapiombo sul vuoto”.
A pag. 399 “… placcava le mani contro il muro” (?!)
A pag. 403 vi è “Un’impiegata affrettata che andava a prendere servizio”.
A pag. 433 rileviamo una ‘disanima’ (sic) per ‘disamina’.
Tra le pp. 452 e 453 Marta posa la mano su quella di Josèf perché non tremi, quindi Papy “posò la sua mano su quelle di Josèf e Marta (…) Sentì che le due mani volevano scappare e tenne duro.” E infine: “Avevano le mani calde. Era strana quella fusione di tre palmi”. Molto strana!
A pag. 462 la polizia sta per fare irruzione su un jet in partenza: “… potremmo impadronirci della carlinga in pochi secondi”. E della fusoliera?
A pag. 477 ancora problemi per il povero Malone Primo: “Una minuscola fessura nel cervello crepava il ponte di Varolio”. Magari ‘intaccava’.
Ennesima grave pecca a pagina 404: Bussi riassume una delle più impressive “Cronache Marziane” di Ray Bradbury, ma si dimentica di accreditarla, neanche in una noticina a piè di pagina.
M. M.
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