LA PAROLA AI TRADUTTORI DI PERRY MASON
…..Fin dal 1956 Mondadori raccolse in un Omnibus cinque gialli degli anni ‘30 di Erle Stanley Gardner: “La parola a Perry Mason” (seconda edizione maggio 1969, 824 pp.), quattro tradotti da Enrico Andri e uno, il quarto, da Alfredo Pitta; e proprio sulle scelte dei due traduttori abbiamo appuntato il nostro interesse.
…..Oltre a scopersi e s’offerse, il primo usa sempre aperse per aprì, tranne in un caso, a pagina 417; mentre il secondo usa sempre aprì, tranne un si aperse a pag. 537 e un la apersi a pag. 544.
…..Le valige sono sempre senza i, ma un paio di orgie (pp. 626 e 697) invece ce l’hanno, e non dovrebbero.
…..La locuzione in assoluto più frequente usata da Gardner è “scrollò il capo” (in un caso anche “crollò il capo”); poi seguono “si arrovesciò all’indietro” e “si avanzò” nel senso di “si avvicinò”.
…..Per Andri le ore son plurali fin dalla prima: “verso le una”, “le una e un quarto”, varie volte, ma a pag. 424 si legge: “la una e quarantacinque”.
…..Cinque volte usa “tratto tratto” per “di tanto in tanto”; sempre “Vedo” per “Capisco” da “I see” (anche Pitta).
…..I termini più desueti sono: ‘mentisce’, ‘mentiscono’, ‘eseguiscono’, ‘comparisca’ per ‘compaia’.
…..Sorprende poi l’uso del passato remoto, direttamente dall’americano, per fatti appena successi.
…..Ancora “messo in valore” per ‘risalto’; e “stende un pio velo” (p. 618) per ‘pietoso’.
…..Concludiamo con qualche stranezza di Pitta: comminerò per irrogherò/infliggerò; svegliò per suscitò; scolpare per discolpare; “Data la grande uguaglianza di colore” (?); “desidero avere al mio arco tutte le corde possibili” (p. 599) …..Non sarebbero più efficaci le frecce?
…..M. M.
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