Abbiamo notato una certa predilezione di alcuni giallisti insigni per il numero ventitré, che si deve scrivere appunto con l’accento acuto e non grave, come lo pronunciamo noi piemontardi, e nemmeno senza, in quanto, anche se tre e re sono senza accento, tutti i composti di tre fanno come viceré.

All’Einaudi invece ignorano questa regola e nell’ultimo libro da loro licenziato a firma di Fred Vargas, ‘Un luogo incerto’, il numero compare quattro volte, sempre senza accento: a pagina 3 sono 23 Paesi, a pagina 40 sono 23 anni dopo, a pagina 119 siamo prima delle 23, e a pagina 196 avevo 23 anni.
Supponiamo che l’autrice ricada abbastanza frequentemente in questo numero perché anche in francese riempie bene la bocca, o la mente…

Ma che dire della coppia di coniugi svedesi Sjöwall e Wahlöö che tempestano il loro ‘Poliziotto che ride’ (Sellerio, 2007) di ben dieci 23 in 325 paginette effettive di romanzo ?
Che siano chilometri, numeri civici, ore serali o anni prima e dopo, c’è da credere che in svedese ventitré suoni proprio bene o che loro fossero fissati per qualche imperscrutabile scandinava ragione.
23 aprile 2009

Come volevasi dimostrare: la coppia di giallisti svedesi degli anni ’60, rinfrescati da Sellerio a partire dal 2005, sono fissati col numero ventitré: nell’ultimo libro pubblicato della serie, il settimo su dieci, “L’uomo che andò in fumo” (255 pagg. effettive), Sjöwall e Wahlöö fanno addirittura accadere il fattaccio il 23 luglio 1966, avendo perciò agio di citare tale data spesso, anzi: spessissimo! 17 volte in tutto, specie alle pp. 187 e 188 (4 e 3 volte rispettivamente).

Ma il numero ventitré, che Sellerio, ripetiamo, stampa correttamente con l’accento acuto, mentre Einaudi sappiamo che lo trascura, appare in varie altre occasioni, per indicare anni, ore, minuti… persino, guarda caso, le circoscrizioni in cui è divisa Budapest !

Torniamo dunque a riformulare la nostra ipotesi, che ventitré abbia un bel suono in svedese e che il pallino abbia contagiato anche chi sceglie le copertine in Sellerio: il volume riprende infatti una pubblicità da “Life” del ’47, con un bel cappello inequivocabilmente sulle ventitré !

Concludendo, ci corre l’obbligo di citare tre chicche sorprendenti nel testo, da ascrivere agli autori, ma forse anche al traduttore Renato Zatti:

– a pag. 118: “Lui le guardò i piedi. Erano sempre corti e larghi, con le dita dritte.”

– a pag. 140: “(…) sentì un alito caldo e sorpreso sulla guancia (…)”

– a pag. 183: “Piuttosto bassa, ben fatta, bei polpacci, lunghe cosce sotto la gonna.”

Triplo ohibò!

M. M.

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