POLEMICA SUGLI HAIKU

Analizzando il volumetto dedicato agli “Haiku” dalla collana “I grandi classici della poesia” (Fabbri Editori, da BUR, 1995/97/98, 110 pp.), abbiamo ravvisato alcuni elementi che stridono nella storia e nella realizzazione di questi componimenti giapponesi tradizionali: il curatore Leonardo Vittorio Arena giustamente specifica che questa forma d’arte dovrebbe scaturire per ideazione istantanea, chiamiamola ispirazione, oppure folgorazione divina o panica o sublime, magari alla fine della giornata vissuta, come riassunto e compendio.
Va bene, ma allora com’è che alcuni dei grandi facitori di haiku ci viene raccontato che li limavano addirittura per dei mesi? Pur dovendo realizzare soltanto una strofetta di tre versicoli della lunghezza canonica di 5,7,5 sillabe?

Noi ci siamo dilettati, e ancora a volte indulgiamo, a comporre haiku, ma forse per la nostra forma mentis prettamente occidentale e nevrotica, colta l’immagine/scaturigine primigenia, non impieghiamo più di qualche secondo a veder realizzato su carta un nuovo oggetto poetico che a nostro modesto avviso funziona, con l’impegno etico di NON ripetere versi già utilizzati in passato.

Invece nell’antologia succitata appaiono numerosi haiku dello stesso o di successivi autori, dal ‘600 al ‘900, che ripetono il verso conclusivo(?!?). Ma allora è una presa in giro il rammentare che questo fu discepolo di quello, che si fece o meno influenzare, che portò o meno una rivoluzione (?) nell’haiku, e che magari si sforzò per mesi di raggiungere il sublime, se poi le sue elucubrazioni portarono a una stessa chiusa!

Dopo attenta disamina dell’antologia, abbiamo verificato che il verso conclusivo più frequente è:

aki no kure = crepuscolo d’autunno.
Al secondo posto si classifica:
kareno kana = che landa desolata! (un presagio eliotiano?)
Al terzo:
ochiba kana = le foglie morte (un presagio marqueziano?)
E al quarto:
hototogisu = canta il cucù.

Concludiamo perciò con un nostro haiku polemico, seguendo il dettame di Eliot che un poeta deve utilizzare cascàmi di altri poeti per essere valido:

kareno kana    che landa desolata!
hoto hotogisu    cucù canta il cucù,
aki no kure    crepuscolo autunnale.

M. M.

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