” LE LIGURI “

 

La scelta del foglio
è condizione indispensabile
alla creazione del verso
all’azione stessa del poetare,
che poi si snoda sinuoso
pressoché bustrofedico
aggirando le cuspidi cuneiformi
e gli accenti assiro-babilonesi…

Sbocciata la zagara del limone (?)
di rimpetto al cespo dei capperi
rievoco l’afrore dei tigli
ad Abano, ad Acqui
certamente ad Autun,
dove fummo nuziali
quasi un terzo di secolo fa
in un luglio giacobino…

Quest’aprile invece
per esaudire un voto promesso
ci siamo recati
ad assaggiare i fiocchi di neve
nel Vicolo d’Oro
alla casupola di Kafka:
strano modo di festeggiare
la Pasquetta fuori porta…

(B.V. – 11.7.15)

“Per Eusebio, encore”

Un cargo al largo
si produce in eclissi ripetute
di barcarizzi e barcarozzi
oltre la sua rotta

L’abbaglio e il barbaglio
s’alternano a gibigianne
e fate morgane
create dal terzo occhio

La brezza d’Aci Trezza
fa sì che due fior d’agave
diventino tre
al dondolio dei gambi

Colombi e piccioni
sfrecciano da est a ovest
e poi tornano più tardi
sovrastati da gabbiani plananti

La cicala pedissequa
interrompe il suo frinire
presagendo la presenza
del falco alto levato.

(B.V. – 25.7.15)

 Sbattono le tende da sole
amiche del vento
e io contendo
i pochi capperi residui (decidui ?)
alle formicuzze argentine o cilene
dalla fine del mondo

Le fronde spugnose della buganvillea
si fanno tentacoli fuchsia di piovra
aleggianti e inneggianti al mezzodì

S’allarga il lago abbacinante del sole
su mezzo golfo alla Gallinara,
ma il resto è cobalto caraibico
marezzato a puntino
con le creste scompigliate in distanza
e pochi bagnanti estivanti

Le raffiche estemporanee
esigono ombrelloni chiusi
tra vessilli rossi e gialli

Restiamo in attesa
del primo svolo
di gabbiani erranti.

(B.V. – 25.8.16)

Generazioni nuove
s’avvicendano sull’arenile,
ma i tipi umani
con un lasso di decadi
riproducono modi e fattezze,
sicché par di rivivere
e riapprezzare
vecchie conoscenze
di Noli, di Borghetto,
Rimini e Ravenna

Il tutto contrappuntato
e confermato
da fotografie d’epoca,
ricordi di fatti fatterelli misfatti,
sorti dalla memoria mirabile
e conservati a divinis
almeno fino ad oggi:
Lignano, Pescara, Gallipoli,
la Playa di Catania, il Circeo,
Cala Violina e l’Isola delle Femmine

(B.V. – 25.8.16)

La libellula regale
all’apice del limone
sul ramo secco proteso all’occaso
è tutta presa d’ansia vertiginosa
e si scosta e si riaccosta
attirata forse dall’afrore citrico

L’unico frutto maturo
dorato nella sua strombettante solarità
richiederà contorsioni serpentizie
e numerosi graffi sulla cute
se vorrò appropriarmene
prima che piombi nel dirupo

Su seggiole da regista
alternativamente
sposto il punto di sguardo
sulla marina assolata,
dov’è continuo il viavai
della pendolarità

(B.V. – 25.8.16)

Istantanea turchina sul turchese
a ripa di mare
con due abbondanti sirenuse
ambientate a favore di luce
in vista della Gallinara

Negli anni ‘60
il must era Noli
con l’Isolotto di Bergeggi
e il Castello Ursino,
il campanile e le case-torri

Adesso fotografiamo
esclusivamente
cani e gatto,
ma senza esposizione:
fa tutto il cellulare

(B.V. 26.8.16)

 Passo nel sottopasso sotto l’Aurelia
dove l’aria s’intrufola rinfrescante
e staresti lì a braccia aperte
come in cima al Corcovado

Al molo maggiore
passeri e piccioni fan gazzarra,
con le onde che si spezzano e s’incrociano
incerte sul da farsi

Le matrone più o meno datate (dotate?)
si spiaggiano e si rosolano
a mo’ di leonesse marine
compiaciute di se stesse

Il litorale in concessione
risulta squilibrato
tra il troppo affollamento
e il bagno esclusivo deserto

Su in alto
irraggiungibile
la libellula sta immota
aggrappata al suo ramo

(B.V. – 27.8.16)

“Domenicale”

Sempre a sperare nei nembi
o nei cumuli
che schermino ad arabesco
la stella gialla dominante,
per conquistarsi uno spicchio d’ombra
e intercettare refoli di brezza salvifica.

I greggi estivanti
già punteggiano la battigia
tra giochi e strepiti,
mentre noi, privilegiati,
privilegiamo la piccionaia
intellettuale.

Verranno altri
a turnare in tempi diversi
prossimi o remoti,
ma per ora restiamo tetragoni
nei piccoli spazi
a pernottare rubizzi e distratti.

(B.V. – 23.7.17)

Orme umane e gabbiane
sul limitar dell’onda
al fragore perpetuo
della mareggiata amareggiata

il solanum spettinato
pressoché sconvolto
dal vento imperioso
ammicca all’oleandro

l’Aurelia dopo millenni
non accoglie più l’Aprilia
l’Appia, la Fulvia o la Flaminia
bensì l’Ottavia e la Giulietta

da spiriti dell’aria siamo visitati
e dal genius loci
con ali di farfalla
mentre “rientra Ariel, invisibile”

(B.V. – 25.7.17)

 Passeri di Liguria
scherzano tra i fichi e l’ulivo
all’ombra ospitale della mimosa

I primi balneanti
galleggiano membra
sul turchese ondulato

Noi siamo tornati
dopo l’ardente Toscana
a questi lidi estesi

Traforammo infatti
gl’innumeri tunnel
della rupestre costiera

Vedemmo al volo, di straforo,
Verezzi Varazze e Vernazza
e perfino Zoagli, oltre a Portofino

Si progetta intanto
una visita a San Paragorio
nel basso Medioevo

(B.V. – 3.8.17)

Marco Morello

San Paragorio di Noli

***

 

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