GLI SFONDONI DI MANZINI

…..Riparte la saga del vicequestore Schiavone nell’inospitale (per lui) Aosta dopo l’episodio “Vecchie conoscenze”, dove i tre sorprendenti colpi di scena ci erano sembrati definitivi, con il recentissimo “Le ossa parlano” (Sellerio, 2022, pp. 400), ambientato nel 2014.

…..Ancora una volta siamo costretti a stupirci di quanto la vicenda e i personaggi meritino il plauso, mentre Autore ed Editore siano da stigmatizzare, avendo licenziato un oggetto-libro che fa pentire il Lettore di aver speso quasi 30.000 delle vecchie Lire.

– A pagina 43 ci si imbatte nella dabbenaggine più macroscopica dell’intera storia: “Amici, amori, famiglia, affetti sembravano allontanarsi da lui come calamite di segno opposto.” … Proprio quelle che invece si attraggono!

– A pag. 51: (…) qualche animale nel bosco l’ha aggredito. Succede”. Ma si tratta di qualche osso mancante, dopo sei anni dal decesso, dallo scheletro della vittima, per cui dicasi magari ‘predazione post mortem’, non certo ‘aggressione’.

(59): “(…) in camera di Sandra erano rimaste solo le orme sulle lenzuola.” … Al massimo l’impronta del corpo: ci avrà mica camminato, no ?!

(71) – Vabbè che a pag. 23 si legge: “Ad Aosta era ancora inverno.”, ma siamo anche a fine aprile, e dunque questo appunto astronomicamente appare inesatto: “… fra poco comincia la primavera”.

(112) – Il questore Costa detesta le conferenze stampa e i giornalisti li chiama giornalai, ma perché afferma: “Devo organizzare i soliti giornalai.” ? O ‘incontrare’ o ‘organizzarmi per incontrare’.

(113/114) – Qualcuno sostiene che per un tragitto di neanche 300 metri ci vorrebbe “una camminata di un quarto d’ora al massimo”. Ma proprio a voler indugiare a ogni piè sospinto! Infatti, a pag. 117 giunge la rettifica: “Con un passo deciso cinque minuti, con il passo distratto e incerto di un bambino forse una decina.

…..Anche riguardo al luogo di lavoro di Schiavone in Questura, Manzini, dopo averlo definito due volte ‘stanza’, alle pp. 199 e 355 si corregge e lo definisce ‘ufficio’.

(120) – Memoria ritrovata come d’incanto!? “Se lo ricorda ?” “No, era di spalle. Capelli neri, corti, magro, poteva essere un metro e settanta, non di più, e portava una giacchetta blu, tipo giacca a vento leggera”. E tutto questo sei anni dopo l’avvistamento!

(154) – “A corso Tazzoli”. A Torino diciamo “In corso Tazzoli” !

(190) – Incertezze temporali: “Nel 2008… può risalire a quell’anno per controllare che nessuno le portò il furgone?” “Sono passati tanti anni, mi è impossibile risalire a quella data”. “Noi abbiamo la certezza che quel giorno del 2008 il furgone fosse posteggiato in questa strada”. Si tratta del 27 maggio, ma nessuno l’ha specificato e l’interpellato non è implicato nel misfatto di quel giorno.

(229) – “L’atleta sputava e smocciolava dal naso”. Non esiste: neologismo ?

(253) – Ridondanza: “le narici del naso”. Che ha pag. 365 si specializzano in ‘recettori olfattivi’ !

(258) – il luogo della sepoltura sommaria viene definito ‘tomba’, ma è soltanto una ‘fossa’ neanche tanto profonda, come a pag. 371.

(303) – “Era ancora il secolo scorso. Mi pare il ‘98”. Sono passati solo sedici anni e questo non si ricorda l’anno preciso in cui aprì la sua armeria, che poi è fallita?

(307) – “Aveva in mano una patente di guida, il vecchio tipo ancora di carta. Telata rosa…

(335) – Tagliamonti, che a pag. 223 non ha “Neanche 40 anni,” diventa: “Il ragazzo fece spazio, aggiunse una sedia in modo che i due inquirenti potessero prendere posto”.

…..Manzini, devi rileggere attentamente quello che scrivi prima di passarlo a Sellerio!

…..M. M.

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