Nel suo affascinante libro Il caso Wolfgang (Lampi di stampa – Libuk, Milano, 2003), dove fornisce un’ulteriore versione ammantata di giallo politico sulla morte di Mozart, Pappalardo La Rosa utilizza spesso delle frasi ancillari che ricordano da vicino quelle di Arpino, per potenza immaginifica e, a volte, per gli esiti sorprendentemente ridicoli, giacché nel porgere le battute i personaggi compiono movimenti che esulano dalla semplice vocalità.
Diamo qui di seguito un elenco esauriente di queste creazioni che si sforzano di superare la gabbia dei disse, rispose, aggiunse, concluse; segnalando con una A quelle di derivazione squisitamente arpiniana (v. i nostri precedenti interventi in questa sede) e precisando che, pur essendo descrittive, le seguenti frasi introducono o seguono brani di discorso diretto.

Cap. 1: triturò veloce la donna; gli salmodiò.

Cap. 2: soffrì; tossì (A); suggellò.

Cap. 3: Lo mise a fuoco; stentò a pronunciare, fra gli ansimi; lo puntò con le pietruzze ironiche delle pupille (!); si precipitò; mostrò il proprio rammarico; si lasciò andare con voce stenta; le sovrappose la voce; avanzò la mano a ricevere il tricorno (?); sfarinò la voce; emise e si agitò la donna.

Cap. 4: gli scagliò di nuovo, come a coglierlo di sorpresa; sobbalzò sulla poltroncina, e interruppe il gioco degli sguardi; titubò; si trincerò; restituì una specie di sorriso.

Cap. 5: egli inarcò le labbra nel salutarlo; gli mostrò il suo cordiale sorriso; inghiottì aria.

Cap. 6: schiodò egli imprevedibilmente le spesse labbra (?); si rabbuiò il viso; gli si incrinò la voce; stentò ad emettere, ma finalmente si decise; Attenuò quindi il vocione; sembrò aprirsi; si contrasse sulla poltrona; sollevò uno sguardo fiero, gli occhi ricolmi di lacrime; sobbalzò sulla poltrona; si preoccupò.

Cap. 7: si compiacque sua maestà; gli restituì un rispettoso sorriso (come già in Arpino, il fuoco resta puntato sul parlante precedente); sobbalzò sul divano sua maestà; si alzò in piedi sua maestà.

Cap. 8: s’illuminò in viso al lampo della propria memoria (!); si sporse di nuovo Sophie ad accarezzarle i capelli; le buttò le braccia al collo; le restituì l’abbraccio; si immiserì; le tirò su la testa con l’indice sotto il mento; le oppose costei un mesto sorriso; le ributtò le braccia al collo; abbassò lo sguardo.

Cap. 9: schivò il principe; controllò la sua voce da basso il barone; lo fulminò con lo sguardo il Kaiser; si dispiacque, ma si adeguò il ministro dell’Istruzione; il volto rugoso del Kaiser contrasse la sua grigia ragnatela (?!); sbuffò e lanciò in faccia al barone i lampi delle scure pupille (?!); piazzò; volse appena il capo a sfiorarlo con una rapida e fredda occhiata il barone; Temendo un tranello, dubitò; Poi, gongolante e tronfio, assestò (…); s’intromise, inopportuno, il borbottio del gran cancelliere di Stato (soggetto impersonale); articolò il labbrone e fece ondeggiare il sottogola (?!); aggiustò il tiro; sospirò e parve gonfiarsi come un rospo dalla soddisfazione (!); e provò il suo tocco di punta (?); e il principe inferse l’affondo; lo allibì (?); provò ad opporre resistenza; lo tramortì definitivamente e lo finì sua maestà (!!!).

Cap. 10: gli lanciò dal corridoio; Cercò di dominare il nevoso; fu il sogghigno del malato; provò a metterla sulla burla; si curvò in avanti; si costrinse a mandar fuori (?); finse di desolarsi; affondò.

Cap. 11: la prese alla larga il barone; allargò il sorriso, gli lanciò uno sguardo malioso la donna (…); si sforzò di arrossire; corse ai ripari; si desolò; si limitò; cominciava a dare segni d’impazienza; piazzò, secco; Prontamente il barone impostò la propria voce; saettò e annuì più volte; tirò su la testa; non perse tempo; gli restituì il sorriso; sorrise astutamente la donna; la gratificò e rise compiaciuto il barone; s’inquietò, si irrigidì di colpo; lasciò cadere, con nonchalance; lo mise con le spalle al muro la donna; s’alzò all’impiedi; strabiliò la donna (intransitivamente).

Cap. 12: le venne dalla voce cavernosa (A!); le si avvicinò di qualche passo; la scrutò e sospettò; sfoderò un tono brusco; le si rivolse ancora il brontolio del prete (come spesso anche in Arpino, il soggetto della frase ancillare non è umano…); seppe reagire; mise lì.

Cap. 13: si costrinse ad una pietosa bugia; gli si accostò; gli prese una mano; ritenne di ragionare la donna (?!); ruminò quasi fra sé; restituì Sophie, pallidissima; guatò il giovanotto di rimpetto con occhi fra lo spaventato e l’implorante; evitò di incrociare lo sguardo; rimasticò tra i denti (A); lo abbracciò; gli carezzò la fronte; liberò il pianto.

Cap. 14: parve scantonare; ne approfittò di slancio.

Cap. 15: si dispiacque di spiegare, ma si costrinse ugualmente (…); sollevò il capo a guardarla il giovanotto; si terse le lacrime con il dorso della mano la donna; si profuse nell’inchino il valletto; gli elargì un triste sorriso; accolse il giovanotto e si avviò al portoncino.

Cap. 16: ne ebbe in risposta (A); rigirò tra i denti; quasi rifletté ad alta voce; si liquefece, ritrasse la mano (?!); gli fece la riverenza, nel cedergli il passo; restituì l’inchino il barone.

Cap. 17: le propinò un sorriso melenso; vibrò (ohibò !); impallidì.

Cap. 18: tossì (A); spregiò l’eccellenza (A); spalancò la porta e irruppe nell’ufficio (!); vinse la stretta allo stomaco (…); fu il sogghigno; gli sgranò gli occhi addosso; lo fissò cupamente.

Cap. 20: si rose il fegato col pensiero (???); si bloccò l’uomo in camicione e papalina (…); strinse i tempi; accolse il grassone.

Cap. 21: scattò sull’attenti il gendarme (!).

Cap. 23: lo indagò con la sguardo la donna; zuccherò la voce, alzò le ciglia; scoppiò a piangere; piangeva, si disperava; mantenne il sangue freddo; inviperì la donna (!); cercò di prenderla con le buone; abbassò il capo.

Cap. 24: fece lo gnorri; stritolò schifate sillabe (A!); masticò amaro; la inchiodò, implacabile, il barone (?); dimostrò la propria magnanimità il barone; si alzò dal divano; si riscosse; si sporse di nuovo a riprendere in mano l’album (?); gli rivolse un sorriso.

Cap. 25: apprezzò e si rallegrò interiormente; si costernò il Kaiser; tirò un mentale sospiro di sollievo (…); abbassò il capo; l’accompagnò il saluto del Kaiser (ancora una volta, l’ultima, il soggetto è impersonale e il turno di parola fa perno sul parlante precedente, tipico artificio arpiniano).

M. M.

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