LE OSCURITA’ DI LUCARELLI

Nelle sue prime celeberrime storie de “L’ispettore Coliandro” (Einaudi ‘93/’94, poi in raccolta: 2009, 2016, 2019, 340 pp.), Carlo Lucarelli usa termini un po’ azzardati, quando non proprio erronei, che andiamo tardivamente a sbertucciare:

a pagina 53 definisce ‘telaio’ di un’auto la cornice alta della portiera (?)

alle pagine 60, 62 e 111 definisce ‘scivolo’ la rampa di accesso in discesa, o di uscita in salita, di un parcheggio.

a pag. 96 una “Uno azzurrina si ferma oltre il cono d’ombra di un lampione.” Ma i lampioni, se accesi e funzionanti, non producono un cono d’ombra piuttosto?

Alle pagg. 111 e 235 troviamo il solito ‘cancellino’ per ‘cancelletto’ = ‘piccolo cancello’.

A pag. 173 Coliandro perde i sensi per qualche secondo, ‘allentandosi’ sui gradini. Ma a pag. 188 lo stesso si allenta normalmente la cravatta.

A pag. 193 un vero sfondone: ‘equipaggiamento’ per ‘equipaggio’ (?!)

Alle pagg. 205 e 247 Lucarelli usa ‘mortina’ per ‘ricordino’ fotografico di morto.

A pag. 230 c’è un’auto che ‘sgassa’. Meglio ‘sgasa’.

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STRANEZZE IN JOHN FANTE

Nell’Einaudi Super ET “La confraternita dell’uva” (1974, 1982,2004 e 2016, pp. 214),
John Fante non è servito troppo bene dall’Editore e dal traduttore Emanuele Trevi.

A pagina 8 “Mario ebbe un butto di nausea”. Un getto? Un germoglio?!

A pagina 21 la nota 2 spiega che ‘dago’ è un termine gergale americano usato per indicare un soggetto di origine italiana: sì, ma anche spagnola e portoghese.

Alle pagg. 25 e 52 viene usato il verbo riflessivo ‘spalommato’ e ‘spalommai’ per significare ‘scialacquare’, ‘sperperare’.

A pag. 49 troviamo della “gente ringhiosa, frontale”. Forse ‘diretta’, ‘schietta’.

A pag. 59 una strana ‘morgue’: “Ci faceva un caldo d’inferno”.

Alle pagg. 61, 63 e 65: “gli gnocchi. Gli gnocchi. dei gnocchi”.

Alle pagg. 71 e 93 ‘io’ è diventato ‘lo’.

A pag. 106: “La signora Dietrich sollevò l’ombrello e me lo suonò in testa”. Calò?

Alle pagg. 112 e 133 Trevi utilizza il verbo ‘anfanare’, che significa ‘andare qua e là senza sapere dove’, forse equivocando con ‘ansimare’, ‘affannarsi’, ‘affaccendarsi’: “Il Datsun che tranquillamente anfanava lungo la larga rotabile.” E: “(…) motori di auto che tossivano e anfanavano”.

A pag. 148 c’è “un farfallino nera.”

A pag. 182 un misterioso “E’ sparito stamaneooo tra le sette e le otto”.

A pag. 187 Trevi non traduce ‘reception’, ma si tratta dell’accettazione di un H (ospedale).

Alle pagine 191, 195 e 207 appaiono i termini Nicola*, spada* e padre* con l’asterisco, ma niente note a piè di pagina come in precedenza a dirci “In italiano nel testo”.

A pag. 198: ‘confidente’ per ‘fiducioso’.

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ANCORA IL JOHN FANTE DI ELIO VITTORINI 
Infiniti gli stilemi

Ottant’anni fa Vittorini tradusse “Ask the Dust” di John Fante come “Il cammino nella polvere” (Mondadori, Medusa n. 125, 202 pp., febbraio 1941, XIX) e, vista la temperie imperante anche in cose letterarie, ecco gli stilemi che usò:

– ivi – quivi – dianzi – dinanzi – appiè – costì.
‘As’ per lui è sempre ‘come’, a volte nel senso di ‘appena’ o ‘quando’, altrimenti ‘siccome’.
– Il beccaio – l’elettrotreno – lo sciampagna – alcole – ubbriaca – lagrime.

Poi eccede in inversioni sintattiche, tra l’aulico e il ridicolo:

– “cattivo era il caffè”
– “il naso aveva un po’ schiacciato”
– “quell’attaccaticcio profumo”
– “le adunche dita”
“una piccola birra” (?)
“mi seppe di cosa divina”. Nel senso di ‘sapeva’
– “fui per cominciare”.
Sulla stessa riga: ‘edifiziedifizii.’
– “La strada medesima” = ‘la stessa strada’.
– “lercio pavimento”
‘l’orma’ = ‘l’impronta’ di un corpo sul letto o di una testa sul guanciale.
– “Una sera viene” … Nel senso di ‘Venne poi una sera’.
– “Acre fumo”
– “sporchi mobili”
-“selvagge piante”
– “venne fuori” = ‘uscì’ un libro.

Concludiamo con la chicca di pagina 193: “Il vento le cardava i capelli”. A parte che ‘cardare’ può significare anche ‘parlare male di qualcuno in sua assenza’, ma che il vento si trasformi in ‘cardatore’ per ‘dipanare’ i capelli della bella di turno… (?!)

M. M.

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