LE STRANEZZE DI WALLANDER

Giunti al capitolo conclusivo della saga di Henning Mankell, “L’uomo inquieto” (Marsilio, 2011, 560 pp., senza Indice !), tra le tante stranezze che emergono della realtà svedese, poliziesca o meno, tocca segnalare la propensione a farsi fisicamente male del protagonista Wallander; la sua continua necessità di ricapitolare le fasi delle inchieste; il fatto che all’amata nipotina, nata il 30 agosto 2007, non venga attribuito il nome fino al giugno successivo (?!); oltre alla dimenticanza grafica dell’accento circonflesso sulla o dei tanti hotel visitati.

Altro stupore ci coglie a pagina 40, dove “I giudici furono severi e i due polacchi, colpevoli di lesioni gravi e omicidio, furono condannati a otto anni di prigione”. Solo?!

O ancora, a pag. 48, dove Wallander difende la sua inclinazione per gli alcolici: “Una bottiglia di vino, diversi drink e un cognac con il caffè (…) personalmente non lo chiamo bere”.

Ma gli errori più vistosi di Mankell sono sempre inerenti al tempo e alla cronologia: vabbè che siamo in Svezia, però che l’otto giugno possa essere considerato piena estate, il 21 mezza estate, e che tra luglio e agosto la stessa si possa considerare conclusa e addirittura chiamarla autunno, non smette di sorprenderci, malgrado l‘Autore sia considerato “Il maestro riconosciuto del giallo che viene dal freddo”.

L’elenco delle incongruenze inizia tra le pagine 264 e 282: “In che posizione l’avete trovata? – Distesa su un fianco. Leggermente rannicchiata.” Ma poi: “Era stesa sulla schiena”.

A pag. 287 Jussi, il labrador nero del commissario, “aveva il pelo arruffato”. Un labrador?!

A pag. 296 Eber ha dieci anni meno di Wallander, quindi nacque nel ’58, ma allora come avrebbe fatto a prendere parte all’epopea della spia ‘Boris’ nella Ddr dal ’61 al ’73, quale membro effettivo della Stasi, come si legge alle pp. 301, 304, 305?

A pag. 315 Louise, madre di Hans “… all’inizio degli anni sessanta è stata (alcune volte) nella Ddr” e Hans a pag. 324 “Ricordava solo quelle poche volte che, tornando, sua madre gli aveva portato dei giocattoli di legno”. Purtroppo per lui non fu possibile ricevere quei doni, in quanto sarebbe nato solo nel ’76!

Acrobazie numeriche a pag. 356, dove Wallander rievoca “le quattro e uniche donne più importanti della sua vita”.

Altro errore cronologico a pag. 424: “Mi hai raccontato fatti accaduti vent’anni fa.” Invece sono quasi trenta, in quanto a pag. 422 “… riprese il racconto degli avvenimenti dell’agosto del 1979” e adesso siamo nel 2008.

A pag. 539 incappiamo in un paradossale bisticcio: “Le domande a cui si risponde con altre domande sono qualcosa di cui non mi fido”. Ma le domande a monte le ha fatte lui!

Wallander conclude la sua carriera con un clamoroso chiamarsi fuori a pag. 543: “Non aveva contribuito alla tragedia, e se avesse raccontato quello che era veramente successo, si sarebbe messo nella insostenibile condizione di doversi ritenere coinvolto”. Ancora un po’: con la sua instancabile ancorché incespicante inchiesta ha fatto suicidare due persone!

M. M.

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