Nel suo pluri-riedito “Non ti muovere” (Mondadori, Milano, 2001, pp.300), la moglie dublinese dell’attore Castellitto dà voce a un chirurgo over-50 con grossi problemi esistenziali, tra figlia in coma (troppo tipo la Paula vera, straziante dell’Allende), moglie tradita e ritrovata, e amante degradata e infine deceduta.
L’autrice scivola troppo spesso nell’effettistico-lacrimoso-raccapricciante, pur inalberando un finto cinismo pseudo-maschilista e prestando alla sua voce narrante, oltre a un certo feticismo, la propria evidentissima invidia del pene: nel capitolo racchiuso tra le pp.78 e 85 la parole-chiave sono mutande, infilare, uccello…e un po’ in tutto il libro viene data molta attenzione alle funzioni fisiologiche, a umori, fluidi e miasmi.
Ma veniamo alla comicità involontaria, dovuta forse a qualche scompenso con l’italiano (lingua adottiva ?), ma più probabilmente a mancata rilettura, secondo il nostro modesto parere di segugi di pulci:

– a pag. 15 la figlia è gravemente incidentata, ma non a pezzi, eppure “Vedo un tuo braccio che cade oltre la barella mentre ti caricano sull’ascensore, Ada si abbassa per raccoglierlo.” (?!)

– a pag. 19 la moglie, avvertita a distanza del fatto e probabilmente affranta psicologicamente, secondo l’affermato chirurgo “Dovrà fare un bel raschiamento in quell’aeroporto.”: al cervello ?!

– a pag. 20 la Mazzantini utilizza un termine da noi casualmente reperito nella “Laude dei Dardanelli” in Merope di D’Annunzio: “[…] attendono l’elogio tutorio i pedagoghi del pupillo demente […]”; orbene, non sappiamo se ispirata dal succitato verso, sta di fatto che l’autrice riesce a immaginarsi quel che segue: “Mi chiedo se è possibile sconfinare oltre il carcere di questa distanza, provare a immaginarla tutoria come un confessionale […]” La distanza è il coma…

– a pag. 21: “tentativi striduli” (?!)

– a pag.31 iniziano le descrizioni olfattive, quasi tutte oltre il limite della decenza, fatte apposta per schifare: “Pensai all’odore di saliva rappreso sulla punta di quelle dita e rabbrividii.”

– a pag. 34 un sostantivo diventa forzatamente un aggettivo: “[…] il volto di quella donna, che dondolava, bifolco e attonito, […]”

– a pag. 37 v’è il primo di un discreto gruppo di aliti fetidi: “Il suo alito è quello di un topo.” E lui quando l’avrà sperimentato ?

– a pag. 42, volendo fare gli azzeccagarbugli, si reperisce Giano bifronte: “Mi ero lasciato un incendio alle spalle, sentivo ancora le fiamme nel volto”. Notare: ‘nel’ volto.

– a pag. 45 si boccheggia: “[…] rimasi a galleggiare così, con l’acqua che mi pascolava in bocca.”

– a pag. 50 si utilizza un bizzarro ascensore: “[…] intanto i piani andavano intorno a quella scatola di latta argentata.”

– a pag. 59, ma probabilmente anche a Dublino, non esistono solo i coni di luce: “Si era fermata dentro un cono d’ombra.”: restiamo in attesa di una dimostrazione scientifica.

– sempre a pag. 59 “Rimasi per catturare quel gesto, l’alito di quella nuca appiccicata.” (?!)

– a pag. 94 “La barba era cresciuta senza che io me ne accorgessi.” Mentre invece, di solito…

– a pag. 96 “[…] fiori fasulli in un vaso senza acqua.” Perché mettergliela in effetti?

– un mostro a pag. 100: “E’ uno strano incrocio tra un martin pescatore e una cicogna nera.” (?!)

– a pag. 110 il protagonista avrebbe bisogno di un morelliano ‘otturarutto’: “Un rutto di pianto mi si è infilato in bocca, ma non voglio piangere.”

– a pag. 120: “[…] gesti sbrigativi che hanno il solo intento di ignorarmi.” E quindi non lo ignorano affatto.

– Neologismo a pag. 154: “[…] con questa faccia un po’ abbovata,” ma non esiste ‘bovina’ ?

– Ancora tanfo a pag. 177: “Ha uno strano alito di segatura, di stomaco rovesciato.”: WOW !

– Estraniamento fisico a pag. 203: “Sono in bagno, il mio sesso si muove spinto dal getto dell’acqua, l’ho abbandonato a se stesso.” Cazzo! Ricorda la barzelletta di quel negro tradizionalmente superdotato, che, sulla spiaggia, al figlio che gli chiede se può giocare con il suo pene, gli risponde: sì, ma non allontanarti !

– Bella descrizione di una ginecologa a pag.233: “E’ una donna di mezza età con i capelli corti e brizzolati, alta, elegante, velista.” Ma perché ?!

– Strane attività per un chirurgo maschio a pag.240: “Io che piscio in piedi e piango di nascosto”. Magari voleva scrivere il contrario?

– E ancora, a pag.242: “Mangiamo come quando ci masturbiamo.”, ma chi: gli uomini? le donne? da soli o reciprocamente? Bah!

– La perla, sempre a pag. 242: “Tace come i suoi capelli.” E che devono fare, poveretti ?!

– Fisiologia contrastata alle pag. 248 e 263: “sotto le ossa dello sterno” e “le ossa dello sterno”. Ma quante sono ?

– E concludiamo con la più buffa, a pag.276: “Non avevo fame, ma ugualmente cercai di mandare giù una brioche confezionata che aveva il sapore della busta nella quale era chiusa.” (sic)… E provare ad aprirla?!

M. M.

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