BUSSI DISATTENTO

Nel vorticoso e appassionante giallo “Forse ho sognato troppo” (edizioni e/o, ottobre 2019, 430 pp.), Michel Bussi come al solito bara col lettore, ricorrendo a una serie di colpi di scena e selvagge agnizioni che lo disorientano e gli fanno perdere la bussola spaziotemporale, ma lui pure, l’Autore, ne resta spiazzato e commette errori marchiani.

A pagina 137 siamo nel 1999, perciò la battuta: “Smetti di fare la Bridget Jones” è piuttosto prematura, visto che il film sul famoso diario uscirà solo nell’aprile 2001 e i personaggi di Bussi sono dei cinefili impenitenti (il testo letterario è comunque del ’95).

A pag. 140 ci s’incaglia nella geografia: “California, uno stato grande quanto l’Inghilterra dove vivono quaranta milioni di persone.” La superficie dello stato americano è di 441.000 chilometri quadrati, mentre l’Inghilterra supera appena i 130.000; come popolazione la California nel ’99 contava poco più di 33 milioni di abitanti e l’Inghilterra 49.

Per far quadrare i suoi rimandi cronologici tra il 2019 e vent’anni prima, Bussi adatta un po’ le date delle tournée dei Cure in Canada: nel libro il gruppo si sarebbe esibito nell’irrispettoso locale “Foufounes Electriques” il 28 settembre 1999, in realtà l’esibizione era avvenuta al Forum di Montréal il 25 agosto; e invece del 12 settembre 2019 i fan dei Cure dovettero attendere il 25 novembre dell’anno scorso, a libro abbondantemente concluso.

Tra le pagine 171 e 214 si accenna all’età di un furgone Chevrolet “Chevy Van” di seconda generazione, che secondo la protagonista nel 2019 “deve avere più di venticinque anni ormai”. Ma quel modello venne prodotto solo tra il ’67 e il ’71, quindi di anni ne avrebbe ormai una quarantina, addirittura !

A pag. 278 a Giacarta ci sarebbero trenta milioni di abitanti nel ’19, e invece erano appena più di dieci.

A pag. 400, per evitare l’asfissia qualcuno si stende sul pavimento: (…) mi sono accorta che a livello del suolo gli effetti del gas erano meno intensi”. Ci risulta il contrario.

…..E ora veniamo alle pecche del traduttore, Alberto Bracci Testasecca.

A pagina 176 scrive: “E’ in fissa col Kansas City Barbecue.” O ‘è fissato con’ o ‘ha la fissa del’, tenendo conto che comunque ‘fissa’ è abbreviazione gergale di ‘fissazione’.

A pag. 359 Ylian “Posa una mano sul mio seno e l’altra nella curva dei reni.” Le reni! Ma già a pag. 276, per definire la posizione del sesso di lui, Bracci Testasecca compie una giravolta lessicale che ci lascia allocchiti: “… dall’altra parte della schiena le mie mani risvegliano il suo desiderio”.

A pag. 370, a un impresario musicale californiano in trasferta a Parigi, mette in bocca l’esclamazione: “Ostia!”.

A pag. 405 “Laura spinge il cancellino.” … Invece del ‘cancelletto’.

A pag. 417 un padre gendarme ‘segnala’ ai figlioletti di andare a giocare più lontano e quelli eseguono “senza mettere in discussione la sua autorità”. E dunque il verbo doveva essere ‘intima’ o almeno ‘indica’.

M. M.

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