COSA COMBINAVA MONDADORI NEGLI ANNI ’60?


A
pparentemente nel giro di cinque anni Mondadori preferiva dare ai lettori versioni diverse ma più antiche (?) dei gialli di S. S. Van Dine e con veste editoriale alquanto potenziata: è il caso de “La fine dei Greene”, poliziesco del 1928 con protagonista l’insopportabile Philo Vance, proposto nel marzo 1964 nella collana tascabile Biblioteca del Giallo Mondadori a lire 350, per la traduzione di ‘NON INDICATO’, e riproposto nell’aprile 1969 nel ben più sontuoso volume Omnibus con altri quattro titoli, rilegato con copertina a inserto, piantine pieghevoli su sottile carta verdolina e traduzione di Enrico Piceni risalente al luglio 1941.

Notiamo solo le discrepanze più macroscopiche.

Nella solita lista di Personaggi Principali, nel tascabile si leggono nell’ordine:
– PHILO VANCE / CHESTER, REX, GIULIA, SIBILLA figli del defunto Tobias Greene / LA VECCHIA SIGNORA GREENE / ADA figlia adottiva dei Greene / ARTHUR VON BLON medico di casa / SPROOT il maggiordomo / GERTRUDE MANNHEIM la cuoca / HEMMING, BARTON domestiche / JOHN Y. MARKHAM procuratore distrettuale / ERNEST HEATH sergente di polizia.
Mentre sull’Omnibus troviamo:
– Philo Vance / Van Dine il narratore / John F. X. Markham Procuratore Distrettuale di New York / Il sergente Heath dell’Ufficio Omicidi / Chester Rex Giulia Sibilla figli del defunto Tobia Greene / La vecchia signora Greene loro madre / Ada la figlia adottiva dei Greene / Il dottor Arturo Von Blon medico di famiglia / Sproot il maggiordomo / Geltrude Mannheim la cuoca / La prima cameriera Hemming / La seconda cameriera Barton / Il dottor Doremus medico legale della Polizia / Il dottor Drumm medico di Polizia / Currie cameriere di Philo Vance.

Quindi, a parte l’italianizzazione di alcuni nomi di battesimo (quasi obbligatoria negli anni ’30 ma ridicola a fine ’60!), ben quattro personaggi in più, compreso il narratore!

Ma lo squallido deve ancora venire: l’avvio della vicenda nella versione del ’64 avviene martedì 9 novembre alle ore 10.30, mentre nel ’69 è anticipata alle 10… Il terzo capitolo nel tascabile parte alle 14.30, sull’Omnibus più precisamente alle 14.37… e buon viaggio ! Fino agli ultimi due capitoli, intitolati La cattura e L’incredibile verità, che nel ’64 avvenivano Sabato 11 dicembre, mentre nel ’69 un improponibile Martedì 13 dicembre (stando alla cronologia iniziale, al massimo si tratterebbe di Lunedì, ma perché due giorni diversi ? da che testo originale avranno tratto tali dati contradditori ?).

E lo stupore assoluto ci coglie nel confrontare un passaggio del capitolo XIX: la traduzione di Ignoto a pagina 134 cita “i romanzi di Steinbeck”, che nel 1928 dovevano ancora essere tutti pubblicati (!); mentre la versione di Piceni, più credibile a parer nostro, riporta a pag. 288: “I dolori del giovane Werther e il Don Chisciotte”.
Ma come fu possibile accettare il primo dettato nel ’64 per poi smentirlo nel ’68 e tornare, almeno questa volta giustamente, alla versione del ’41???

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ALTRI ERRORI DAL PASSATO POLIZIESCO

Nel 1969 Mondadori rilanciò un eroe degli anni ‘30, benché le cinque avventure siano tutte di fine anni ’20: Philo Vance di S.S. Van Dine, pseudonimo di Willard Huntington Wright, dedicandogli un Omnibus di quasi 900 pagine, per la traduzione di Enrico Piceni risalente al 1941, e si sente…

Nel primo romanzo dell’antologia, “La strana morte del Signor Benson” (da pag. 11 a pag. 176), si incontrano termini ed espressioni desueti quali: a pag. 52 ‘convincere di reità’ per ‘dimostrare la colpevolezza’; a pag. 62 ‘seriissima’; a pag. 86 ‘svenirà’ per ‘sverrà’; a pag. 108 ‘non trasparì altro dall’interrogatorio’ (?) A pag. 110 un bisticcio: “Vi prometto che serberemo il massimo riserbo”.

Da pagina 30 in poi la probabile ora del delitto viene fissata e confermata “alle ventiquattro e trenta”. Poi, finalmente, a pag, 39, ”la sveglia segnava le 12.30 precise” !

A pag. 26 compare una piantina molto dettagliata con legenda del piano rialzato di casa Benson. Ebbene: confrontata con la descrizione di pag. 37, manca di brutto la cucina!

Ultimo appunto, per deprecare ancora una volta l’inaccuratezza dell’editore di cinquant’anni fa: un’altro con l’apostrofo, a pagina 34 (un’altro colloquio), 47 (qualcun’altro), e 105 (un’altro colloquio).

Adesso, cinquant’anni dopo, il correttore automatico ti obbliga a ribadirlo un refuso tanto pacchiano!

M. M.

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