MANKELL SEMPRE MANCHEVOLE

Nel suo giallo internazionale (Sud Africa-Svezia-Sud Africa) del 1998, “La leonessa bianca”, scritto in Mozambico nel ’93 e pubblicato in Italia da Marsilio almeno dal 2001 al 2011 in 555 pagine per la traduzione di Giorgio Puleo, Henning Mankell cade in una serie di errori a lui usuali, specialmente quando si tratta di cronologia, e in un poliziesco a nostro avviso questo è altamente pregiudizievole; oltre al solito vezzo di ripetere nomi e cognomi dei personaggi, alla russa, e ai riepiloghi troppo frequenti dello stato dell’inchiesta, come se il lettore se la dimenticasse di pagina in pagina.

Il 29 aprile ’92 in Svezia a pagina 87 “La primavera era ormai vicina”.

Tra la pp. 116 e 117 è in arrivo un aereo alle nove e venti, in anticipo, ma siccome la polizia sta per arrestare un sospettato: “Alle nove e mezza (sic), tutto era stato predisposto secondo i piani”.

Tra le pp. 166, 198 e 276 il solito problema dell’Autore con la fisiologia bucco-facciale: “… fra i guerrieri zulu vigeva l’usanza di tagliare la mascella inferiore dei nemici uccisi.” “… abbiamo tagliato le loro mascelle inferiori.” “Ma non da fratturargli la mascella”. E la mandibola?

Alle pp. 178 e 188 Mankell fa ripetere dal cattivo di turno lo stesso messaggio, prima alla ricetrasmittente, poi al telefono, ma l’altro cattivo e il lettore avevano già perfettamente recepito già alla prima!

A pag. 198 buffa inversione da parte del traduttore Puleo: “… aveva preso una delle strade sterrate a casaccio”.

Tra le pp. 200 e 201 inesattezza cronologica: “L’estate del 1967. Aveva appena compiuto sei anni”. “Ma dieci anni dopo, quando ne aveva sedici, tutto era cambiato. (…) Giugno 1976”. Bah!

Assurdità a pag. 201: “Salì nell’auto, mise in moto e vide che la benzina gli sarebbe bastata al massimo per un’ora”. Ma a che velocità?!

A pag. 246 altro scarto temporale: “Com’è il tempo? … E’ il tempo di aprile”. Veramente siamo al cinque maggio, ma si vede che in Svezia…

Grave impossibilità cronologica tra le pp. 293, 296 e 300: l’età di Jan Kleyn nel ’92 dovrebbe essere di 39, perché quando si mise con Miranda avevano entrambi 19 anni, due anni dopo lei rimase incinta, più uno circa di gestazione e nacque la figlia Matilda, che ora ne ha 17: però ci viene anche propinata la notizia che “… quasi trent’anni prima, durante uno dei corsi di addestramento (…) come nuova recluta dei servizi segreti.” Reclutato sui 12 anni?!

Un qui pro quo a pag. 295: “Ancora una volta, Jan Kleyn era certo di avere preso la decisione giusta. (…) La scelta di Victor Mabasha era stata un errore”.

Sintomi striscianti: a pag. 333 “E’ un paio di giorni che sento che mi sta venendo un raffreddore”. Ma poi, a pag. 353: “Martinsson aveva iniziato a sentire i primi sintomi di un raffreddore incipiente”. Incubazione lenta!

Lapalissiana anatomia leonina a pag. 358: “Le possenti spalle delle zampe anteriori si alzavano e abbassavano sotto la pelle”.

Infine, nonostante l’Autore, nell’Epilogo/Ringraziamenti/Scuse di pag. 554, affermi che le date del romanzo non siano sempre autentiche, trattando di Nelson Mandela non può essere così impreciso come a pag. 541: “Sono un uomo vecchio, ho settant’anni”. Ma nel giugno del ’92 ne aveva quasi 74.

M. M.

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