MARCO VICHI TRUFFALDINO

…..Si vede che un autore di gialli, raggiunto il milione di copie (stando alla fascetta editoriale di Guanda), può permettersi di menare per il naso i suoi affezionati lettori, imbandendo loro 450 pagine di testo e NON facendo risolvere il caso principale dall’ormai pensionato commissario Bordelli.
Correttamente l’editore doveva avvertire, sulla succitata fascetta che tratta(va)si di prima parte, magari di una trilogia!

…..Ma veniamo alle imprecisioni e alle stranezze linguistiche di questo “Non tutto è perduto” (Guanda, giu 2022, 455 pp.), sorvolando sugl’innumerevoli Dài esortativi, sempre senza accento.

– A pagina 72 si legge: “Domenica 20 luglio 1947 (…) il signor GS (…) alle ore sette della mattina trovò il corpo morto di un giovane”. Ma alla pagina successiva Vichi sbaglia i conti: “Causa della morte (…) avvenuta tra le otto e le nove ore prima della scoperta del cadavere. Dunque tra le ventuno e le ventidue del 19 luglio”. No! “Tra le ventidue e le ventitré”.

– A pag. 164:(…) erano quasi le otto di sera. Il sole era appena tramontato”. Siamo al 17 aprile 1970 e a Firenze il sole era tramontato intorno alle 18.50 (fonte: calendario di Frate Indovino).

– (180): “Mancavano pochi giorni al plenilunio, forse sarebbe caduto proprio il ventuno”. Invece cadde o sarebbe caduto il 18 aprile 1970 alle ore venti.

– (276): “Sarebbe stato proprio lui, babbo Mussolini, a scoperchiare il monumento.” (?) Scoprire! Ma ancora a pag. 408: “Bordelli gli tolse gli occhiali neri, scoperchiando due grandi occhi buoni e spauriti.” (?) Scoprendo, rivelando.

– (283): “Dopo quasi diciotto anni Piero ritrovava i sapori della sua giovinezza”. Diciannove, in quanto era scappato dall’Italia a fine ottobre MCMXXXIII = 1933 e ci aveva fatto ritorno nel 1952.

– (139 e 288): due personaggi diversi hanno entrambi “un capo da condottiero” (forse sarebbe stato meglio scrivere ‘testa’, ma anche i tre cagnoni del romanzo presentano tutti un ‘capone’ piuttosto che un ‘testone’).

– (323): “intorno alla cassa di sentiva l’olezzo del cadavere”.  Meglio il lezzo.

-(341 e 346): “scavalcarono la gente” e “l’auto li scavalcò senza rallentare”. Superarono e superò!

– (379): “Il bus sferragliava…” Bah!

…..M. M.

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