COSA NON VA IN
“SOLARIS”
(1971-73)

Premesso che il libro di Stanislaw Lem (editrice NORD, Milano 1973, pp.220) a cui si ispira e la stessa opera di Tarkovskij sono ancora fortemente affascinanti, una nostra recentissima re-visione della pellicola VHS ha suscitato due grosse perplessità: l’attore protagonista Donatas Banionis, nella parte di Kelvin psicologo prestato all’astronautica, risulta improbabile col suo fisico appesantito e il viso troppo somigliante a Villaggio-Fantozzi; ma soprattutto la direzione del doppiaggio, affidata a Dacia Maraini, risulta ridicola per la scelta di voci non professionali (à la P.P.P.) e l’effetto generale di sciattume nel porgere le battute… è mancato poco che si scivolasse nel romanesco borgataro!

Per rincarare la dose sul tema dell’imperscrutabilità del genio Tarkovskij, c’è poi da sobbalzare a due appunti del critico cinematografico Massimo Moscati, che nella scheda dedicata al film nell’enorme tomo “Il grande dizionario dei film” (Hobby & Work 1998, pp. 1570) afferma:
“Kelvin fa una drammatica scoperta: la Terra non esiste, è semplicemente la proiezione del pensiero di qualche abitante di Solaris” e “Lo stesso finale, indecifrabile” (?!)

A parer nostro l’enigma di Solaris si può spiegare così:
l’oceano-pianeta, unico abitante visibile, bombardato da raggi X ed encefalogrammi dagli umani in orbita sulla stazione spaziale, reagisce con una ospitalità a doppio taglio, creando dei cloni replicanti di persone care che dovrebbero consolare almeno Kelvin (i tre scienziati veterani ne sono invece assillati, tanto che uno si è già suicidato), e infine offrendogli una copia anche del paesaggio della sua infanzia (che è lo stesso ricorrente e nostalgico dell’Autore): la dacia, lo stagno, il cane, i cavalli, la pioggia dentro casa, la madre, il padre… Una specie di paradiso terrestre premio, purtroppo limitato dal perimetro di un’isoletta circondata dal vasto oceano-pianeta-vampiro.

M.M.

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