E’ giunto il momento di assestare una sferzata agli ‘hardboiler’ americani, o meglio al vezzo che hanno di designare le auto che appaiono nei loro polizieschi con la marca seguita dall’anno di uscita.

Recentemente alle prese con la quadrilogia di James Ellroy dedicata alla Los Angeles degli anni ’40 e ’50, e pubblicata tra l”87 e il ’92 (Dalia Nera, Il Grande Nulla, L.A.Confidential, White Jazz; tutti presso Mondadori), abbiamo appreso che per tre anni bellici negli USA non furono prodotte automobili, solo mezzi da sbarco e d’assalto; quindi avrebbe un senso segnalare che una certa vettura risale a prima della seconda guerra o dopo.
Ma in qualsiasi altro periodo del novecento statunitense, il fatto che una macchina venga designata non con un nome, tipo Gran Torino, ma quasi sempre con l’anno di fabbricazione, che senso ha?
Sfido chiunque, specie un lettore italiano ma anche americano odierno, a visualizzare mentalmente un’auto uscita nel ’68 in contrasto con una del ’72, magari con minime modifiche di allestimento o ‘configurazione’, come si dice adesso.
Forse il sottoscritto, ultra 50n, potrebbe descrivere con molta approssimazione le differenze intercorse tra le Lancia Appia I, II e III serie, ma mai e poi mai potrebbe citare i rispettivi anni di uscita sul mercato (lo stesso imparò a guidare, nel ’75/’76, proprio su un’Appia terza serie con cambio al piantone del volante, rottamata poi nell”80, ma uscita quando dallo stabilimento di Chivasso?).

Riprendendo il discorso su Ellroy e i noir in genere: l’uso di segnalare il modello di un’auto con l’anno ci pare francamente un marchio di fabbrica, o scuderia… a meno che gli addetti ai lavori, soprattutto automobilistici, davvero riescano a ricordare, al volo, appena sentito l’anno, di che tipo di modello si tratti…
In fondo anche le celebratissime Ferrari da strada vengono indicate con un numero, e magari qualche fanatico estimatore le mantiene mentalmente distinte nella memoria visiva, ma per anno, siamo convinti, proprio no !

L’asino di Ellroy, infine, casca verso la fine di Dalia Nera, la cui vicenda si snoda tra il ’47 e il ’49, quando il protagonista confessa di essersi riconvertito da pugile-poliziotto a venditore di macchine degli anni ’50. Ma come?, prima ancora che fossero create?!

M. M.

Nel giallo scritto nel 1947 dalla coppia Wade + Milller, “Quattro giorni di guai”, confluito poi nell’Omnibus mondadoriano del ’63 dedicato all’investigatore Max Thursday (alias Massimino Giovedì), si legge testualmente:

“(…) dovevano essere in due in una Dodge modello ’46.
-E un bimbo di cinque anni può dire questo ?
-Lo so che sembra strano, Max, ma oggigiorno i ragazzi sono così. Junior è precocissimo in fatto di macchine. E come lui, tanti altri bimbetti del vicinato. Qualche volta me li porto a fare un giretto in macchina e li ho sentiti spesso giocare a chi indovina il nome delle automobili che ci sorpassano. Junior è uno dei più bravi.”

Dunque il passatempo americano data almeno dal primissimo secondo dopoguerra e i bambini, ovviamente, erano i più vispi a riconoscere le differenti macchine, ma noi restiamo dell’idea che distinguere un particolare modello secondo l’anno di uscita sia oggett’ivamente arduo e ozioso da parte degli autori americani citarlo nei propri libri.
In fondo poi, nel caso citato, Junior riconosce facilmente un’ auto recentissima per lui, solo dell’anno prima…

Terminiamo con un appello accorato ai costruttori di automobili di tutto il mondo: per favore, nominate i vostri modelli con l’anno di uscita ben visibile sul posteriore della carrozzeria !

M. M.

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