“Ipostasi del buio” e “Il retaggio dell’ombra”  
di Rossella Cernaglia
(Guido Miano Editore, Milano, 2020)

IPOSTASI DEL BUIO

…..Quest’ultima fatica letteraria di Rossella Cerniglia prosegue il discorso della precedente pubblicazione Il retaggio dell’ombra (2020). Le tenebre che dominano il mondo contemporaneo si fanno, secondo la poetessa, ancora più fitte e giustificano etimologicamente il nuovo titolo: Ipostasi di buio.
…..La sostanza e la personificazione dell’oscurità occupa tutta l’estensione della silloge: infatti, delle tre parti di cui si compone il libro, la prima porta il titolo dello stesso, la seconda quello eloquentissimo di Profondo inferno; la terza quello doloroso di Amore amaro. Culturalmente le prime due sezioni hanno diversi riferimenti nella storia del pensiero e della letteratura, mentre oggi rappresentano tematiche meno visitate; invece la terza sezione è universale, interculturale e metastorica.
….Nella prima parte si possono individuare alcune liriche più significative e chiare come immagini e lessico del “buio”.
L’azzurro esiste ma è rinchiuso “…nel sarcofago ardente / dove una tenebra alta / si leva…” (poesia Sono pronto”). Una creatura angelica appare in un’oscura dimora dove “…il respiro del tempo / una soglia spalanca / nel suo Nulla più nero” (poesia “Silenti trombe”)Uomini alla deriva con ponti tagliati alle spalle in una buia foresta erano soli, senza “…nessun rifugio / nessuna compagnia…” (poesia “Per elidere”).
…..In “Barche” non si apre nessuna via d’uscita nel “Day After” l’Apocalisse che sembra essere intervenuta: “…barche / piene di buio // senza navigatori…” attraccarono a spiagge desolate dove “…nacque un vortice / che non era luce”. In una delle ultime poesie di questa parte appare l’immagine del Divino, ma è raffigurata come irraggiungibile e pare che siamo stati abbandonati a noi stessi: “…era il volto di Dio / oscuro // la sua Ombra / piantata / nella zolla” (poesia “Il giardino)”.
…..Nasce infine nel suo animo un forte desiderio di speranza e di luce, ma tutto appare come un incubo, un atroce sogno e le è negato il “riveder le stelle” di dantesca memoria (si leggano le liriche “Vaporose ali” e “Sostanza di un sogno”). Viviamo quindi avvolti “Nella notte nera”. Qui il colore dominante della poesia è il “nero”: nere sono la notte, l’oscurità e la tenebra; neri sono il buio e il Nulla, quest’ultimo scritto con la “N” maiuscola, ad indicare il concetto filosofico. La simbologia di tutto ciò è chiara: la morte interiore e sociale regna sovrana nelle nostre anime e nelle nostre relazioni. La solitudine e l’incomunicabilità spadroneggiano in questa civiltà rantolante, anche se nei quadri lirici creati molto appare nel vago, nell’indefinitezza, nelle dimensioni oniriche e surreali: angosce e incubi si sovrappongono a momenti di lucidità e razionalità”.
…..Enzo Concardi

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“Il retaggio dell’ombra”

“… E un’ondata di sdegno ancora mi travolge: / non è il Dio di Giovanni / che Signore della collera / dio di morte e inflessibile vendetta / che gli uomini – per quanto tristi e abietti – / non meriterebbero mai. / Così rifiuto l’idea di questa luce bieca / lo scenario che le pagine di questo Dies irae / di questa turpe improbabile epopea squadernano / e l’insaziabile rabbia – neppure degna dell’umano – / racchiusa nel cuore di un Dio”.

(Apocalypse).

…..Dubbi, incertezze, frequenze, contatti, abbrivi escatologici; riflessioni umane, troppo umane; insoluzioni per noi terreni con gli occhi al cielo e i piedi a terra; d’altronde è proprio di noi volgere lo sguardo all’oltre rischiando sconfini, sconfitte, o anche dolori di fronte a latebre di natura temporale, impotenti nel poter comprendere i perché; incapaci di darne soluzioni. Resta soltanto da chiedere al Cielo spiegazioni sul fatto di esistere, o sul motivo di tante storture…
…..La silloge prende il via dal canto incipitario-testuale che, suddiviso in cinque sezioni contrassegnate da numeri romani, ci dà da subito l’acchito per navigare nel mare profondo della poematica. Un canto ispirato dalla situazione di un mondo in burrasca, obliquo, dove l’uomo sembra aver dimenticato la voce di Dio. La poetessa scuote la sua anima, la violenta, con un impeto spirituale che la porta a chiedere al Signore il perché di tanto male. Fin da subito ci si impatta con una versificazione abbondante e espansa; misure ipertrofiche si alternano ad accessori di effetto contrattivo; il poetare si adegua ai subbugli esistenziali dell’Autrice, quasi presa per mano ed accompagnata nel suo percorso ontologico-scritturale. Tutto si fa chiaro, lampante, visivo; tutto esplode in luci ed ombre, in burrasche e cieli aperti, in brume e nitori, d’altronde è proprio dalla simbiotica fusione dei contrari che si sviluppa l’anima della vita; l’anima del canto…”
…..Nazario Pardini  (dalla prefazione)

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…..Note sull’Autrice
…..Rossella Cerniglia
 è nata a Palermo e vive a Marsala. Laureata in Filosofia è stata a lungo docente di materia letterarie nei Licei di Palermo. Poetessa, narratrice, saggista, ha pubblicato i libri di poesie Allusioni del Tempo (1980), Io sono il Negativo (1983), Ypokeimenon (1991), Oscuro viaggio (1992), Fragmenta (1994), Sehnsucht (1995), Il Canto della Notte (1997), D’Amore e morte (2000), L’inarrivabile meta (2002), Tra luce ed ombra il canto si dispiega (2002), Mentre cadeva il giorno (2003), Aporia (2006), Penelope e altre poesie (2009), Antologia (2013), Mito ed Eros. Antenore e Teseo con altre poesie (2017), Il retaggio dell’ombra (2020); i romanzi Edonè…edonè (1999), Adolescenza infinita (2007); il libro di racconti Il tessuto dell’anima (2011) e il libro di saggistica Riflessioni, temi e autori (2018).

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