ROSSI, BELLINI, SALVI, COMOGLIO: QUATTRO DONNE IN POESIA


Pierangela Rossi: “Polvere di stelle, polvere di foglie”, 2018

Eleonora Bellini: “Prove d’autunno”, 2018
Lina Salvi: “Del deserto”, 2017
Silvia Comoglio, “Scacciamosche (nugae)”, 2017

(I quattro libri sono editi da Edizioni Puntoacapo)

Segnalo quattro libri scritti da poeti donne, poetesse, poete… non so: la cosa importante sono i versi e lo stile che ciascuna di loro sa proporre.

Il libro “Polvere di stelle, polvere di foglie” di Pierangela Rossi è fatto di materia lieve, ma incisiva che esprime una poesia diretta e attenta alle micro variazioni dello sguardo. I suoi testi, dedicati alla casa, agli affetti, alla sua città, ai suoi viaggi e incontri, sono intrisi dello stupore che nasce dall’incontro con le piccole e grandi cose del mondo, mediate da un sentimento religioso che, pur negli evidenti riferimenti, sa andare, grazie alla poesia, oltre l’apparenza e sa comunicare qualcosa d’altro che ci riguarda tutti. Scrive Pier Damiano Ori nella sua postfazione: “Ci troviamo di fronte a una poesia “accessibile” che lavora però come una sonda inflessibile nel rapporto “contenuto- linguaggio.”
Rossi, prediligendo il verso breve, fulmineo, esplora se stessa e il mondo con i poveri “strumenti umani” della poesia e lo fa con una forma rara d’intelligenza: quella situazioni sta che sa cogliere gli attimi nel loro apparire, nel loro sfiorire. E sorprende la sua genuinità coraggiosa, stupisce il suo modellare la lingua in figure solo apparentemente semplici eppure cariche di inquietudine sottesa.

Di gelicidio bruciano i miei occhi
Folletti maligni
Li consumano ogni giorno
…….
Disturbati volano lasciando
Solitari alberi. Sulle case
Restano ombre impresse
Per un attimo fotografico
……
Io tu noi limo di foglie
Polvere calpestio
Su fibre interamente o quasi
Sfilacciate
…….
Cantano sì cantano
L’aurora sotto le stelle
Al buio guidati da chissà
Quale voce interna

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Eleonora Bellini col suo “Prove d’autunno” ci conduce in un universo poetico dove, ancora una volta, gli affetti familiari sono la molla del verso; dove le esperienze personali mettono in azione l’istinto poetico; dove la poesia, talvolta, s’apre a forme di narrazione. Perciò il linguaggio è sempre aperto, chiaro, lindo, levigato, elegante nel suo canto sommesso e delicato. Ma come spesso accade, la poesia sa rivelare, dietro i quadri (familiari, naturali…) apparentemente sereni, un lato oscuro non sempre rassicurante. E non c’è nulla di artificioso o di scontato in questo movimento poetico. Poesia sospesa tra la favola e la realtà, tra la Storia e la quotidianità, poesia che accompagna fedele il viaggio della vita, poesia che a volte si trasforma in libro d’ore e altre volte mostra lo sguardo fermo dell’indignazione.
Insomma un libro che, nella sua articolazione, sa proporre registri diversi, compreso quello della poesia civile. Bellini sa coniugare “una vena elegantemente crepuscolare” come ha rilevato Fabio Scotto nella prefazione, con una ironia epigrammatica pungente che sorprende, senza nulla togliere alla grazia dei versi.

Il piccolo ciliegio
L’ombra s’allunga e il bosco
spande nel giardino la rugiada.
Il piccolo ciliegio
ha già perso le foglie, nudo
dorme nei suoi quattro rami.
La tristezza avanza
con passo oscillante di tartaruga.
 
Al largo

Duc in altum. Il largo
del tempo plasma più intensi
colori e silenzi, fa acuto
lo sguardo salde ancorando
le voci e le parole.
……
Leggeva con passione le news del parlamento
Madama la Marchesa, e l’assalì scontento
Amaramente disse: non mi piace
che dalla padella si salti nella brace.
……
Madama la Marchesa rifletté che il Caso
Frulla nel Caos e ti piglia per il naso.
…..
…No, la storia non insegna perché dopo
la caduta di un solo muro celebrata
dai cantori del libero mercato
tante sorgono muraglie
munite contro il povero
e contro lo straniero. Ed il silenzio incombe,
più pesante e rave del cemento, Perché no,
la storia non insegna.

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Lina Salvi ci dice che lei nel deserto non c’è mai stata veramente. Il suo “Del deserto” è dunque una grande metafora, un tema interiore che coinvolge la poesia stessa intesa come viaggio che attraversa i deserti dell’esistenza e del mondo. Viaggio “allucinato, metaforico, ma reale” che la scrittura ci restituisce, uno spazio dell’anima e della parola che Salvi struttura e de-struttura coi suoi versi taglienti, aspri, precisi.
La poesia di Salvi è ricercata, originale, frutto di una ricercatezza lessicale, di una forza metaforica illuminata dalla volontà non di stupire il lettore, ma di stupirsi lei, poeta, di fronte agli abissi, ai silenzi, alle vertigini dell’esistenza e, forse anche, della potenza della scrittura stessa. Poesia quindi che sa stringere il pensiero e la razionalità delle riflessioni ad una vivida immaginazione fatta di lampi e abbagli. Elio Grasso nella sua nota scrive: “Un incontro, un saluto, un giardino, un caffè napoletano, una camicia, un prato: segnali concreti e psichici avvertono che qualcosa di anomalo sta avvenendo nel corpo…”. E Lina Salvi è lì, in agguato, con la poesia a coglierlo.

Del deserto non ha voglia
la signorina dolce-morte,
dissimula un pungolo del sangue,
quel sabato mattina sul monte
all’alba-tramonto, precipizio,
sul sentiero gelato, sul Jebel Rum.
Si raccolgono del bosco
Alcune spore, rami secchi,
gusci scavati, vermi, misere
forme di sopravvivenza, esistenza
del nero adamantino.

…..

Una farfalla malvagia
si è insediata nel cervello
e resta per la sfida
mortale. Ma poi
che dico? Niente.
Onda anomale, informe
onda che avevi le parole
trascinate piano
le parole, sangue d’insetto.

……..

Imparare a vivere a mezz’aria,
non distrarsi, non eludere un sorriso
restare con la mano ferma sulla guancia,
nella sua presenza, restare nell’attimo in cui
sentire il vero, quel preciso mangiare
che il disperso, così tanto insegue.

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Silvia Comoglio ci regala un libro affascinante ed originale. Un libro fatto di voci che emergono dall’ombra di sogni ad occhi aperti, di notti insonni o dai confini fragili del dormiveglia. Poesie come sogni a mezz’aria tra realtà e allucinazione poetica, acrobazie linguistiche che sono al tempo stesso scompensi dell’anima, poesia che non teme il corpo a corpo con la pagina bianca e che ha il coraggio del fluire libero della lingua. Poesia che ama l’aspetto ludico della composizione, ma che sa cogliere le sorprese, l’incertezza della scrittura che è la stessa della vita, sospesa tra bugie, apparenze e verità e sostanza. Comoglio in questa raccolta ha la freschezza inaspettata dell’invenzione infantile, dello stupore primordiale e al tempo stesso, manifesta un controllo meticoloso della lingua, usando con sapienza suoni, strappi, ritmi e salti, spazi tra le parole (che seguono la voce), dissezioni sillabiche in un’alchimia poetica di impatto. Mi ricorda icasticità caustica di Jolanda Insania, la leggerezza (senza i lirismi sdolcinati) di una Patrizia Cavalli e quell’ossessione rapinosa e inventiva della lingua che aveva Amelia Rosselli. Ovviamente Silvia Comoglio è se stessa: una poetessa in cui “domina un’aura enigmatica, come se chi scrive avesse poteri magici, incantatori, e con la parola pronunciasse oracoli, suscitasse apparizioni”. (Marco Ercolani nella prefazione).

ora dite se fu la notte di pubblica fatica
a farsi, farsi in questa stanza, forma –
goccialata ad acqua! di sola mia coscienza
adorna, per amore, a peso di stupore.
…..

Disse che è ampia quanto una fronte
L’ampiezza che varia di vita nell’onda
Muta di cielo sgombro a trifoglio
…..

Saremo visti sui tempi da sognare,
erranti e ancora soli? a tratti già rimasti
di buio sempre in braccio? tenda, di tre passi,
entrata di difesa nell’ombra dell’elmo che ti porto
in grazia, enorme, di bugia?
……

“Sei stato, disse, così felice!, di grazia –
immota a luna, dove, quanto ti sussurro
sono appena gl’occhi del tempo che non viene,

questa sola fine vista dove spazia l’àl-
bero mortale –
…..

Fu un dormire, un dormire?,
qui-per-terra, unici e prudenti?
un dormire, dite?, guardando cosa fare
e sognando, sognando poi di tutto –
per sapere cosa fare

Stefano Vitale

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Note sulle Autrici

Pierangela Rossi è nata a Gallarate  (Va) nel 1956 e vive a Milano, dove svolge attività di critica poetica per il quotidiano Avvenire. Collabora a Studi Cattolici e ai Laboratori di Poesia di A. Canzian. Ha scritto saggi di critica d’arte e organizzato mostre. Ha pubblicato, di poesia, la plaquette “Conchiglie” (1993) e i volumi “Coclea e Kata” (Campanotto, 2000), “Zabargad” (Book editore, 2001), “Crisolito” (sulla rivista “Steve” numeri 24, 25, 26, nel 2002-2003), “Kairos” (Aragno, 2007, finalista nella terzina del Viareggio-Rèpaci), “Zenit” (Raffaelli editore, 2013), e da Campanotto, nel 2013, “Ali di colomba”, “Punti d’amore” e il libro di poetica “Intorno alla poesia”. Sulla rivista “Incroci”, è uscito il poema “Euridice” (secondo semestre del 2013). Le ultime pubblicazioni sono le plaquette “A Paolo” (pulcinoelefante, 2014) e “A Paolo” (M.me Webb, 2015), i volumi di versi “Carte del tempo” (Campanotto, 2015), “Avventure di un corpoanima ”  (puntoacapo,  2017) e “Polvere di stelle Polvere di foglie”  (puntoacapo,  2018).

– Eleonora Bellini è nata a Belgirate sul lago Maggiore nel 1952. Da bambina, in estate giocava con i sassi del lago e d’inverno ritagliava figure da “Il corriere dei piccoli”. Una volta cresciuta, ha frequentato il liceo classico, si è laureata in filosofia a Milano e ha insegnato per qualche anno alle scuole medie. Da molti anni è bibliotecaria a Borgomanero, in provincia di Novara. Abita a Borgo Ticino, dove promuove e tiene laboratori di poesia e di scrittura creativa per bambini, curando le pubblicazioni della sezione ragazzi. Ha pubblicato libri di poesia e di narrativa. Si è occupata anche di traduzione dal francese e dal latino e collabora con periodici e con siti web.

– Lina Salvi nasce a Torre Annunziata nel 1960, vive e lavora in provincia di Lecco. In poesia ha pubblicato: Negarsi ad una stella, Dialogolibri, Olgiate Comasco, 2003, con prefazione di Giampiero Neri; Abitare l’imperfetto, La Vita Felice, Milano, 2007, vincitrice del Premio Donna e Poesia 2007; Socialità (Edizioni d’if, Napoli , 2007- Premio Miosotis). Nel 2010, con la raccolta Dialogando con C.S., ha vinto il Premio Sandro Penna per inediti, pubblicata a cura del premio nel 2011 dalle Edizioni della Meridiana di Firenze, con prefazione di Elio Pecora (Finalista al Premio A. Marrazza 2015); Lettere Dal deserto, con un’incisione di F. Giudici, per la collana Fiori di Torchio, curata dal Circolo Seregn De la Memoria, Seregno 2014; Del Deserto (Puntoacapo 2017- Finalista Premio Letterario Internazionale Città di Como). E’ presente in diverse rassegne antologiche, tra cui Il Rumore delle Parole, a cura di G. Linguaglossa, Edilet, Roma 2015. Di recente, sue poesie sono state tradotte in lingua rumena e pubblicate sulla Rivista Poezia di Bucarest, ed è risultata vincitrice del Premio Astrolabio 2016 per inediti.

Sivia Comoglio, è nata a Chivasso (To) nel 1969. E vive a Verrua Savoia (To). Ha pubblicato le raccolte “Ervinca” (Lietocolle, 2005), Canti Onirici (L’Arcolaio, 2009) e Bubo bibo (L’arcolaio, 2010). Poi ha pubblcato SIouhette (Anterem, 2013) e Via Crucis (Puntoacapo, 2014) e Il vogatore (Anterem, 2015 – Premio Lorenzo Montano , sezione inedito). E’ presente in numerose antologie, blog, riviste e saggi.

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