“Senza indicazione di tempo” di Angela Suppo
(Edizioni La Vita Felice, 2019)

 

LA VOCE DI ANGELA

Angela Suppo è nata e vive a Torino. Laureata in filosofia, si è dedicata all’insegnamento ed ha svolto per 22 anni il ruolo di preside nei licei. Collabora con la rivista “Amado mio” e partecipa al gruppo di letture poetiche “Tempo di Parole” presso il Circolo dei LettorI di Torino.
Questa è la sua prima raccolta ed il titolo lo indica espressamente. “Senza indicazioni di tempo” ovvero senza pressioni, necessità editoriale, senza egotismo autoreferenziale, senza appartenenze, ma per il puro piacere del canto, della parola. Insomma una raccolta libera di “andare e venire tra i toni del linguaggio e le esperienze della vita con una grande sapienza, con una orchestrazione attenta, con la capacità di ascoltare i battiti minimi del cuore”.
Così ha scritto Giuseppe Conte che ha firmato la prefazione di questo libro. Il cuore del canzoniere è il tempo: quello naturale delle stagioni, quello della vita, altre volte è quello metafisico ed esistenziale dell’intima soggettività. Perché il tempo senza di noi è nulla: così conta lo sguardo poetico che attraversa l’esperienza, che coglie nei dettagli apparentemente inappariscenti l’essenziale che si nasconde; importa lo sguardo che sa essere ironico, che sa stupirsi, sorprendersi dinnanzi alle manifestazione della vita. Come direbbe Umberto Fiori è la voce del poeta che dà il tono giusto, che coglie il senso delle cose senza forzare e con un fischio amorevole le richiama a sé. Angela Suppo assume così una prospettiva soggettiva lirica che tuttavia, come ha rilevato ancora Giuseppe Conte, “non fa mai sopravanzare le ragioni esteriore dell’io”.
La poesia di Suppo non è poesia autoreferenziale benché personale, non è mai poesia artificiosa benché misurata, precisa; non è mai poesia retoricamente intimista benché emotivamente ricca. La poesia di Angela Suppo, che testimonia comunque di letture solide e di riferimenti, è esperienza poetica dell’esistenza, sguardo sincero, leggero quanto sorprendente. Ed i temi specifici sono molteplici, come è giusto che sia per una poesia che si fa sguardo, voce. Così, ad esempio c’è spazio per piccoli incontri, per ricordi d’amore, per meditazioni più vaste, per la contemporaneità, per una critica dei social media, per una serie di ritratti ironici di certi atteggiamenti dei “poeti d’oggi”.
Va sottolineata la bravura della Suppo nel mescolare momenti in cui il linguaggio usa toni più “alti” come quando la sua poesia si fa preghiera (come nella sezione “Dialoghi” in cui troviamo in esergo una citazione di David Maria Turoldo), ad altri in cui i registri sono più colloquiali; oppure quando domina la pensosità melanconica alternata con l’ironico sorriso; oppure ancora quando la metafora prende il suo prepotente spazio e quando invece è il discorso diretto, colloquiale magari fatto di scatti e immagini concrete, ad indicare la soluzione del verso. Che è prevalentemente breve, sintetico, efficace per l’uso attento delle figure poetiche, del ritmo, delle sospensioni accelerate.
Un libro quindi che comunica emozioni ed è ricco di suggestioni, una raccolta che si legge d’un fiato e che si rilegge con piacere saltellando tra le poesia, perché ogni volta sanno sorprendere con un guizzo, un’immagine, un pensiero che ci era sfuggito.
E questa è una delle qualità più belle della poesia di Suppo: permetterci di andare a ripescare, con la volontà creativa della parole, ciò che talvolta resta fuori dal discorso, dall’orizzonte dell’apparenza e portarlo sul piano inclinato della comprensione, facendo sentire la propria voce. Che è fatta di passione, desiderio di emozioni autentiche, vere perché vissute.
Stefano Vitale

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Le rane fornicatrici
della notti di primavera
annunciano la loro stagione.

Anche per noi:
inteneriti ascoltiamo,
nel quieto delle coperte,
uniti dal nostro autunno.

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Anziani

Sulla panchina
i vecchi stupiscono
del mondo
e di essere vivi.

Sulla panchina
non si stancano di osservare
le nuvole
e le nuvole gli fanno compagnia.

Insieme come ragazzi
ridono di nulla,
per non pensare.

Il pensiero che rode è sotto,
come il baco della mela,
la canottiera nascosta
per pudore,
la grinza della pelle
che ieri con c’era.

***

Montegrazie

La vista del ranocchio
mi rallegra:
zampa lunga,
gola palpitante.

Mi osserva, verde,
aspetta che mi muova.
Aspetto anch’io:
lo tengo con lo sguardo.

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Ex

Come amante sei stato
il solito pretesto sbagliato,
per dire che non va.

Un uomo scelto a caso,
forse desiderato
per sfida e farsi male.

Come amente
non certo dei migliori,
avaro di fiori

e di parole,
prodigo solo di gambe
sotto i tavoli.

***

Web

Vertigine mi assedia su tube:
troppo di tutto.

Mi sgomenta l’eccesso di offerta
che dilata distratti desideri:
minuti seriali e calcolati,
ammiccano per me, preordinati
libidini che assediano fugaci.

Nel vortice evocato ora mi perdo:
smarrito mi rifugio nella fuga,
annegare non voglio in questo mare.

***

Reading

Si scrive quasi tutto.

Qualcosa, se non tutto,
qualcuno leggerà.

La voce sapiente che si alza,
o sussurra
– lasciando fuori i sordi,
che si voltano di lì,
o di là,
nell’etere inseguendo la poesia –
ti tocca, se vuole e se tu vuoi,
anche fa invidia.

Ma quello che ti sfugge,
non puoi dire,
o non sai,
quello è davvero un infinito.

***

Sempre Ecclesiaste

Svanitas svanitatum,
sbuffo di vento,
riposo.

Niente di ferma.
Niente va.

Il tempo per ogni cosa,
il tempo per niente.

***

Ho messo la tormentina.
Non fa paura il vento:
mi porti dove voglio,
o dove vuole andare,
me la faccio piacere.
Non vado di bolina.

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Note sull’Autrice
Angela Suppo è nata e vive a Torino. Laureata in filosofia, si è dedicata all’insegnamento ed ha svolto per 22 anni il ruolo di preside nei licei. Collabora con la rivista “Amado mio” e partecipa al gruppo di letture poetiche “Tempo di Parole presso il Circolo dei Lettori” di Torino. “Senza indicazioni di tempo” è il suo primo libro pubblicato da “la Vita felice” (2019) ed è prefato da Giuseppe Conte.

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