“Tradita dal marito con la maestra de figlio, la fa licenziare e la “perseguita”. Questo il titolo di un pezzo uscito su Repubblica il 27 gennaio 2017 a firma di Sarah Martinenghi.
Scrive la giornalista ”il confine tra la collera e lo stalking. Il sottile limite tra il libero esercizio della propria rabbia e un reato. Quella finita al vaglio del giudice è la storia di un tradimento scoperto, e delle sue conseguenze a livello giuridico. È la storia di una moglie che un giorno si è resa conto che il marito portava tutti i giorni suo figlio all’asilo nido non tanto per spirito paterno, ma perché aveva una relazione con la maestra del piccolo”.
La moglie lo scopre il 31 dicembre, intercettando un sms inviato dall’educatrice all’amante. La prima reazione è stata quella di cacciare il marito da casa. Lui ha passato la notte del 31 dicembre in albergo, a pensare alla famiglia distrutta . “Lei ha atteso la riapertura del nido ed ha scatenato la sua ira funesta”. Il primo giorno di scuola, dopo aver lasciato il bimbo in classe, ha bussato alla porta della dirigente scolastica, raccontandole tutto. La conseguenza è stata che la maestra, che era in prova, è stata allontanata dalla scuola. Per due settimane, la moglie tradita l’ha poi “perseguitata”, con incontri fugaci, ma incutendole ansia. Un giorno l’ha affiancata in auto per strada, e con il cuore spezzato ma gonfio di rabbia, le ha detto: «Cammina tranquilla, per ora. Ma sappi che prima o poi dirò tutto a tuo marito. Ma non adesso. Lo farò quando meno te l’aspetti». In un paio di altre occasioni l’ha poi insultata, dandole della “p…a”. La maestra, spaventata, angosciata, distrutta, rimasta pure senza lavoro, l’ha querelata.
L’accusa è “stalking”, la maestra, senza lavoro, ormai viveva con il terrore di incontrarla. Ma il PMha deciso di chiedere l’archiviazione per la moglie tradita. Insomma è solo una “normale” reazione allo shock di quell’amara scoperta. E si aspettano future azioni, della moglie, ovvio. Anna Ronfani, che difende la maestra, si è opposta alla richiesta di archiviazione sostenendo che «Ci sono dei limiti che non vanno oltrepassati, e che la legge non può far passare aprendo la strada a qualsiasi tipo di reazione».
Ora mi vien da dire che questa moglie tradita può senz’altro essere molto arrabbiata, ma davvero ci sono dei limiti. Al suo comportamento, prima di tutto, per lo meno incivile: arrivare a far perdere il lavoro ad una persona, minacciarla di altre ritorsioni mi pare pericoloso e qualcosa su cui riflettere. Mi chiedo: cosa ne è stato del marito? E’ rientrato a casa? La loro famiglia sarà davvero distrutta? E cosa ne è del figlio/a coinvolta? Certo molti genitori oggi mostrano scarsa maturità nell’assunzione del loro ruolo genitoriale: molte famiglie si sfasciano prima ancora di iniziare un percorso comune e chi paga sono sempre i bambini. Non dico che si debba aggiustare sempre la baracca. Ovvio che no. Ma valutare se vale pena, sì. Soprattutto penso che nessuno è proprietà di qualcun altro e che il rispetto dell’altro viene prima di tutto.
Ma si potrebbe anche dire: che relazione si può ricucire quando una delle due parti, qui la donna, ha di queste reazioni violente e aggressive? E la povera maestra, stressata e perseguitata, sia pure da una “normale” reazione di rabbia come dice il giudice, come ne verrà fuori da questa storia? E il marito di questa fedifraga ruba mariti? La loro coppia si è riorganizzata?
Le ferrite narcisistiche di ciascuno di noi sono qualcosa di doloroso, non c’è dubbio. Ma la comprensione reciproca ed un sano realismo degli affetti sono ancora più importanti. Mi viene in mente la grande utopia mozartiana della felicità umana fondata sull’accettazione dei propri limiti e dei propri difetti. Nelle “Nozze di Figaro” il perdono viene contrapposto alla clemenza. Come ha ben visto Ernesto Napolitano nel suo libro “Mozart. Verso il Requiem” (Einaudi, 2004) la Contessa, che ha sopportato i tradimenti del Conte, “solleva tutti dalle passioni e dagli intrighi e li consegna ad una totalità rigenerata” (pag. 52) perdonando appunto il Conte e dimostrando che “ciascuno ha imparato qualcosa di più su di sé e sugli altri” (pag. 54) superando “il problema della colpa in una soluzione terrena di “redenzione” affidata al femminino” (pag. 50). Il sì della conciliazione, nella visione di Mozart, apre ad una forma di felicità fondata sull’amore. Ma non un amore assoluto, lacerante, esclusivo, ma un amore prima di tutto che sa “guardare oltre”. Davvero è così difficile?
Non possiamo certo giudicare dei sentimenti altrui, ma mi vien da pensare anche alle giuste riflessioni che emergono quando è un uomo a fare dello stalking verso una donna: spesso la giustizia arriva troppo tardi e ci scappa il morto (di solito “la morta”) e si parla di femminicidio causato appunto da un’idea sbagliata delle relazioni di coppia.
Non so come andrà a finire la storia che ci ha raccontato la cronaca. Mi domando se, tra l’altro mentre aspettiamo altre eventuali notizie, saranno attivate anche misure di sostegno psicologico, sociale, terapeutico per gestire il caso. Magari ascoltando o assistendo insieme a “le Nozze di Figaro”.
Stefano Vitale
30 gennaio 2017