orchestra sinfonica rai
Non è raro sentire associata alla RAI la definizione di “carrozzone”. Giusto per far capire che, da buona “Azienda di Stato”, è una specie di arca che accoglie chiunque. Insomma la RAI è come una mamma che accoglie tutti a braccia aperte. Qualcuno direbbe a “braccia larghe”. Ovviamente la qualità non va sempre a braccetto con la quantità. E di gente strana, spesso senza arte né parte, la RAI è strapiena.

Ma il problema è che la RAI è così di bocca buona da scordarsi, è il caso di dirlo, dei suoi “figli” migliori. Stiamo parlando dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Che quando fa comodo è “un’eccellenza” della cultura italiana, ma che in realtà è spesso considerata più un peso che una risorsa. Che in RAI non sentano troppo il bisogno di “essere imprenditori” di cultura è cosa nota, ma trattare la propria orchestra, pagata coi soldi pubblici, come fosse una banda di comparse, appunto senza “arte né parte” è davvero troppo. Eppure è successo.

Non bastavano le scivolate di Capodanno con la mezzanotte anticipata per bruciare la concorrenza, non bastavano le bestemmie non filtrate. Come si apprende ai giornali (Il Giornale, il Fatto Quotidiano e poi La Stampa) e da una lettera di fuoco scritta il 25 novembre scorso proprio dagli orchestrali ai vertici della tv pubblica “ L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, in occasione della registrazione della trasmissione televisiva dedicata ad Andrea Bocelli, effettuata a Napoli per RaiUno ed andata in onda l’11 dicembre, ha vissuto un’esperienza senza precedenti, che ha squalificato l’Orchestra stessa da un punto di vista professionale e artistico.

Cosa è accaduto? Due le accuse, durissime, degli orchestrali: l’essere stati trattati come una banda di “musicisti allo sbaraglio”, con tanto di spostamento di un primo violino nelle seconde file perché poco telegenico, e l’obbligo di suonare per finta, in playback. Una umiliazione bella e buona. La lettera dei musicisti ha toni forti. La Commissione artistica dell’Orchestra Sinfonica Rai accusa viale Mazzini di aver sminuito “il livello professionale e artistico” e di averne “screditato l’immagine”, “utilizzandola in modo inadeguato”. “Il curatore dello spettacolo – scrivono – , dimostrando totale mancanza di rispetto nei confronti dei professori d’orchestra e della loro qualifica professionale” li avrebbe redarguiti per una pausa di troppo (c’è anche il virgolettato: “Chi vi ha detto di andare in pausa?? Voglio sapere chi vi ha detto di andare in pausaaa!!!”).

Lo stesso capostruttura avrebbe poi deciso di spostare “una collega violista al posto del primo violino di spalla, per esigenze televisive”, in quanto “non era contento del fatto che i primi violini fossero quasi tutti uomini”. Naturalmente il capostruttura non sa che in ogni orchestra le posizioni dei musicisti sono ben definite.

Ma c’è di peggio: “Lo stesso giorno l’Orchestra è venuta a conoscenza del fatto che si stesse provando su una base pre-registrata dalla London Symphony Orchestra. L’Orchestra è abituata a suonare dal vivo e non gradisce certamente essere pagata per fingere, oltretutto su base registrata da altra orchestra. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai non è un fenomeno da baraccone – è il grido di dolore degli artisti -, non è lo sfondo di uno spettacolo per le masse, e non è disposta a ricevere tale umiliante mancanza di rispetto e squalifica artistica e professionale”.

Naturalmente ne è nata anche una questione politica che, probabilmente già covava sotto la cenere. Il numero uno del Partito Democratico nella Commissione di Vigilanza Rai, il deputato Michele Anzaldi, ha accusato duramente Viale Mazzini di sottoutilizzare l’orchestra. Il nuovo ufficio stampa Rai da poco guidato da Luigi Coldagelli, ex portavoce del ministro Pd Andrea Orlando (e di Veltroni), smentisce elencando una lunga serie di impieghi prestigiosi dell’orchestra sinfonica della tv pubblica. E in particolare cita appunto la serata-evento su RaiUno con Andrea Bocelli di cui l’orchestra Rai “è stata protagonista, premiata da un record di ascolti”. Peccato che dietro le quinte le cose non fossero andate troppo bene.

Ma l’Orchestra RAI, specie per chi la segue da anni andando ai concerti, è davvero un’eccellenza e resta lo sconcerto di vedere come chi la governa sia miope e incompetente. Qui non si tratta di un semplice capostruttura, qui è la Struttura che non funziona. Quella è solo la punta di un iceberg che, per altro, si sta sciogliendo. La domanda è: quando ci si deciderà a valorizzare quest’Orchestra facendola uscire da un banale “servizio di Stato” e sostenerla per farla essere quel che merita? Intanto a noi resta lo sconcerto di simili concerti.

Stefano Vitale

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