foto_eutanasia_vitaleSu Repubblica del 9 aprile 2016 Piero Colprico firma un’intervista a Peppino Englaro. La notizia è che il TAR ha condannato la Regione Lombardia (allora presieduta dall’ineffabile Celeste Roberto Formigoni) a risarcire i danni subiti dagli Englaro, valutati in circa 150mila euro perché essa “si è rifiutata deliberatamente e scientemente di dare seguito alle sentenze ponendo in essere un comportamento di natura certamente dolosa”.

Cosa era successo? Ricorderete che il 18 gennaio 1992 Eluana Englaro rimase vittima di un grave incidente d’auto e finì in stato vegetativo senza più relazioni col mondo esterno. Aveva solo 21 anni. Il 9 febbraio del 2009 Eluana finalmente può morire in maniera naturale, dopo le sentenze dei giudici di Cassazione, per l’interruzione dell’alimentazione artificiale. Il 6 aprile 2016 arriva questa sentenza del TAR che condanna appunto la Regione Lombardia. Sul “Fatto Quotidiano” on line, troviamo scritto da Elisabetta Reguitti (8 aprile 2016) : “Alberto Di Mario, Antonio De Vita e Valentina Santina Mameli nell’atto del Tar scrivono: “…. la vita familiare, già sconvolta da fondamentali e radicali cambiamenti dello stile di vita, è stata ulteriormente turbata dall’ostruzionismo della Regione Lombardia: si è impedito quindi al ricorrente di dare seguito alla volontà della figlia di non continuare a vivere quello stato d’incoscienza permanente, essendo stata accertata con le più volte citate pronunce giurisdizionali – rese sia in sede civile che amministrativa e passate in giudicato – l’incompatibilità di uno stato vegetativo con lo stile di vita e i convincimenti profondi riferibili alla persona, correlati ai fondamentali diritti di autodeterminazione e di rifiutare le cure”.

Roberto Formigoni chiuse le porte degli ospedali lombardi appellandosi alla “coscienza”; i Giudici e Peppino Englaro ci ricordano che la coscienza è delle persone e che la coscienza delle Istituzioni è rispettare le Leggi e le sentenze. Ovvero, l’ideologia del singolo non può impedire l’esercizio della laicità dello Stato. La sentenza del Tar ribadisce quindi che nessuna Istituzione (in questo caso, la Regione) può anteporre l’ideologia del sigolo (in questo caso del suo Presidente, oggi a processo per gravi atti di corruzione collegati proprio al settore della Sanità) alla Legge che riguarda tutti i cittadini.

In Italia stiamo ancora aspettando un seria legge sull’eutanasia e sulla libertà di morire che deve appartenere alla persona, ma questa sentenza del TAR apre un sentiero, disegna un tracciato che anche altre famiglie potranno seguire. Ricordiamo, anche se è quasi paradossale pensando all’interna vicenda Englaro, che l’articolo 32 della Costituzione, la Legge delle Leggi, recita che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non po’ in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Malgrado questo in Italia la strada dei Diritti è lunga e accidentata, bloccati come sono da ideologismi e pregiudizi spesso “cattocomunismi”, il più delle volte solo “catto”. Ma qualcosa si muove e non tanto per la possibilità di dare l’Eucarestia ai separati e divorziati, benché “caso per caso” si badi bene.

Dice il padre di Eluana, rispondendo alla domande su che cosa prova oggi: “Mi ridà linfa, sono stato devastato. Eppure, esiste una gioia intima nel vedere queste idee semplici riconosciute, almeno un po’ ripaga dalle incomprensioni” e aggiunge che qui “si tratta più semplicemente di essere lasciati morire quando le cure non servono”. Chi difende la vita ad ogni costo, aggiungiamo noi, deve anche comprendere ch la morte è parte della vita e che talvolta dobbiamo lasciare che la morte accada, lasciando perdere cure e accanimenti connessi. La tecnologia fa grandi cose, ma la volontà della persona va tutelata e rispettata.

Il consiglio, per ora, è di dichiarare prima le proprie volontà finali ed affidare tutto ad un avvocato. Davvero “civile” un Paese che ti costringe, magari a vent’anni a prevedere come vorrai o potrai morire. Non basterebbe una Legge in linea con la Costituzione?

Stefano Vitale

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