foto sicilia_vitaleClaudia Brunetto e Claudio Reale su “Repubblica” – edizione di Palermo, del 23 ottobre 2016 ci raccontano (in “Musei e templi: boom di turisti e incassi”) che “nei primi sei mesi del 2016 gli incassi dei monumenti siciliani sono cresciuti del 15 per cento: i ricavi di aree archeologiche, chiese e musei gestiti dalla Regione sono passati da 8,5 a 9,8 milioni”.
Bene, bella notizia. Ma non illudiamoci “crescono però, e a passo più spedito di quelli a pagamento, anche i biglietti omaggio: effetto, secondo l’assessorato regionale ai Beni culturali, dei timori legati al terrorismo, che dirottano verso una meta ritenuta più sicura come la Sicilia le tante gite scolastiche in passato dirette in Francia o in Germania”. Non capisco il nesso tra “biglietti omaggio” e “terrorismo”, ma mi adeguo. Forse si vuole dire che la gita scolastica implica l’elargizione (magari a presidi e professori o altri “privilegiati”) di ingressi gratuiti?

Ma andiamo avanti. I nostri cronisti ci dicono che “nei dati della Regione c’è, soprattutto, un fenomeno Valle dei Templi. Che non è il monumento più gettonato (la meta preferita dai turisti rimane il Teatro antico di Taormina, visitato fra gennaio e giugno da 335 mila persone, una media di 1.840 al giorno), ma è quello che cresce di più: i biglietti sono aumentati del 40 per cento, con una performance che porta l’area archeologica agrigentina a superare la Neapolis di Siracusa al secondo posto fra le destinazioni più richieste.
D’altro canto Taormina, Agrigento, la Neapolis e la Villa del Casale di Piazza Armerina sono i quattro punti cardinali del turismo in Sicilia: da soli valgono 7,2 milioni di incassi, oltre il 70 per cento del totale. A Palermo, o meglio nella sua provincia, spicca invece il Duomo di Monreale, visitato da quasi 100 mila persone in sei mesi, con un incasso di 388 mila euro”.
Ottimo, non c’è che dire. La Valle dei Templi è un luogo magico: ma c’è da augurarsi che con la visita cresca nei giovani e negli adulti anche la coscienza che quella Valle è stata deturpata da scempi edilizi molto vicini (hanno costruito persino nell’ara stessa del Parco). Dubito che gli amministratori della città di Agrigento arrivino a capire che quel luogo non solo sfruttato, ma anche salvaguardato. Fare educazione dovrebbe voler dire soprattutto questo.

L’articolo prosegue con un allarme: “Ma il rovescio della medaglia è rappresentato dai monumenti che aperti e visitati con successo in occasione della manifestazione de “Le vie dei tesori” tornano off limits per il resto dell’anno”. Il motivo? Non c’è personale per tenerli aperti o non vengono inseriti nei circuiti turistici. Così, tornano nel dimenticatoio. L’elenco è lungo. Il caso della Palazzina cinese, denunciato da “Repubblica”, chiusa da giovedì scorso perché non ci sono servizi igienici per il personale e per i visitatori, purtroppo, non è isolato.

Anche la chiesa di Santa Caterina di piazza Bellini, all’angolo con piazza Pretoria, uno dei gioielli barocchi della città, riaperta con “Le vie dei tesori” dopo tre anni di chiusura con un pacchetto di visitatori che ha superato quota 10mila in tre fine settimana, rischia di tornare a essere off limits. La Curia, infatti, non ha personale per tenere aperte le numerose chiese del centro storico e quando non trova l’ausilio dei volontari delle associazioni che si fanno avanti, è costretta a sbarrare l’accesso.

Da novembre non saranno più visitabili anche la chiesa dell’Angelo custode in via dei Carrettieri, la chiesa dei Santissimi Quaranta Martiri alla Guilla nella piazza omonima, fruibile solo per la messa mattutina e nelle occasioni in cui interviene l’associazione “Angeli del fare”, la chiesa di Santa Maria di Porto Salvo in corso Vittorio Emanuele. Ma non ci sono solo le chiese fra i beni della città solitamente chiusi al pubblico. Ci sono anche alcuni spazi dell’amministrazione comunale come Porta Felice, il rifugio antiaereo di Palazzo delle Aquile, la Gipsoteca di Palazzo Ziino, sede dell’assessorato comunale alla Cultura e il Miqweh, il bagno rituale dell’antico quartiere ebraico di piazza Santissimi Quaranta Martiri al Casalotto, di solito sono chiusi”.

Bene ora siamo più tranquilli. Tutto mi sembra più normale. Questa è la Sicilia che conoscevo. Una Sicilia fatta di sprechi economici enormi, di paradossi incredibili (per la manutenzione delle due aiuole del Teatro Massimo, sono pagati una dozzina di giardinieri, mentre per la casa di Pirandello ad Agrigento non c’è neppure un custode; a Marsala la famosa nave romana presso il Lilybeo è visitabile in orari assurdi anche in estate e così via), di clientele e costi vertiginosi (i dati sulle spese della Pubblica Amministrazione siciliana sono mostruosi). La Sicilia è una “Regione Speciale”, davvero molto speciale.

Stefano Vitale

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