Pinerolo, 10 maggio 2016: “Le Nozze di Figaro” degli studenti del Conservatorio di Milano
Ho avuto la fortuna, e il fiuto, di assistere il 10 maggio 2016 ad una bella edizione delle “Nozze di Figaro” di Mozart al Teatro Sociale di Pinerolo che ha chiuso la stagione concertistica dell’Accademia di Musica.
Il capolavoro di Mozart – Da Ponte è stato presentato in una nuova produzione del Laboratorio Opera – Studio del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano con la regia di Laura Cosso, musicologa che vive a Torino e docente nello stesso Conservatorio milanese. Cantanti, professori d’orchestra, artisti del coro e ballerini (provenienti dal Centro di Formazione Aida), tutti giovani e alle prime esperienze di scena, ma il risultato è stato notevole e molto apprezzato dal pubblico che riempiva il teatro. Una bella serata di musica e di speranze per il futuro dell’opera e della musica.
Come ha scritto Lodovico Buscatti su “operaclick.com”: Laura Cosso…ha costruito uno spettacolo scattante e agile che ha sempre garantito l’adesione tra drammaturgia e musica. L’ambientazione moderna, con i bei costumi e le essenziali scene di Elisabeth Bohr, ha messo in secondo piano il tema della critica sociale che percorre il testo di Beaumarchais concentrando l’attenzione della Folle journée sul tema della ricerca della felicità…. Partendo dal naturale desiderio di un benessere esistenziale, Laura Cosso fa agire i personaggi mettendo in primo piano il desiderio, individuale ma anche comunitario, di una felicità sentimentale e amorosa. La regista è particolarmente sensibile nel preservare il delicato equilibrio della commedia mozartiana e fa muovere i personaggi con naturalezza ed espressività. I quattro atti della commedia scorrono così con leggerezza, grazia e spirito senza mai uscire dai binari del prodigioso testo teatrale”.
E torniamo ai giovani: Nicolò Jacopo Suppa e Azzurra Steri hanno condiviso la direzione dei 4 atti dando un’interpretazione sempre “scattante e briosa”: la gioia sprizzava da ogni nota. A me è piaciuta molto Azzurra Steri, attenta sia all’orchestra che ai cantanti nonché precisa e perentoria nel gesto. Come ha giustamente rilevato sempre Buscatti “Tutti i giovani cantanti hanno dato credibilità scenica e vocale alle proprie parti”. Ciascuno può certamente migliorare, ma ha già una sua spiccata caratteristica: il Figaro di Jaime Eduardo Pialli sa stare benissimo sulla scena, “la sua voce ha spessore, rotondità e duttilità”; la Susanna di Barbara Massaro è parsa già matura nella voce, molto bella ed espressiva, perfetta per quel personaggio sensuale e deciso. Sara Rossini ha reso con cura e profondità il complesso ruolo della Contessa: “la sua voce è sicura, pulita, elegante nel fraseggio e giusta nel colore”. Kwanghyun Kim è stato un Conte d’Almaviva elegante (peccato solo per la dizione non sempre impeccabile).
Ma anche tutti gli altri sono stati all’altezza: ci è molto piaciuta Caterina Piva nella parte di Cherubino, dal timbro magnifico e dalla voce rotonda senza sbavature. Tutti meriterebbero una citazione per la bravura e l’entusiasmo. Così come lo merita Laura Richaud, direttrice artistica dell’Accademia di Pinerolo che con questa scelta ha davvero fatto centro. Ma perché parliamo di quest’esperienza?
Prima di tutto perché non c’è bisogno di andare al Teatro Regio per vivere momenti musicali di grande qualità, anzi devo dire che questa rappresentazione delle “Nozze” è persino superiore a quella noiosa e pesante vista a Torino nella stagione 2014-2015 sotto la direzione di Yutaka Sado e la regia di Elena Babalich. Può essere soggettivo, ma così a me pare. In questo senso c’è da sperare che si ripeta questa iniziativa, magari allargando il cartellone pinerolese (Pinerolo fa parte ormai della Città Metropolitana con Torino) e trovando aiuti e riconoscimenti.
Perché è la scelta di fondo che va premiata: dare spazio ai giovani che hanno necessità di mettersi alla prova, di tentare di farsi notare anche per spezzare le pigrizie di tanti direttori artistici, per oltrepassare i muri di certe lobbies di agenti e sovrintendenti. La ricerca di nuovi talenti è il sale della vita musicale. Ci sono cantanti che fanno qualsiasi cosa, che cantano come matti, invitati in ogni dove con risultati non sempre ottimali, e con rischi reali persino per la loro carriera.
Ma non basta. Sappiamo comunque che il futuro dei ragazzi che escono dai Conservatori non è garantito. Allora diventa importante investire su spazi e tempi nuovi in cui essi possano esibirsi. Non si esce dalla crisi senza investimenti pubblici e privati. Le Città, le Regioni, lo Stato devono intervenire e stimolare anche i privati a mettersi in gioco (non solo puntando sui soliti noti) e non lasciare le cose al caso o all’intuizione meritoria, ma isolata.
I ritorni ci saranno, anche economici perché questi ragazzi costano ancora poco. Credo che in ogni città, anche di provincia, occorra tentare di allestire un’orchestra e proporre concerti, manifestazioni musicali facendo interagire le reti associative e istituzionali locali in momenti comuni per valorizzare giovani bravi e motivati. Ma la strada la devono percorrere anche i Conservatori che non devono limitarsi, fatto ovviamente centrale, a formare. Perchè dovrebbero anche favorire la possibilità di esibirsi, di suonare organizzando essi stessi delle produzioni, così come ha fatto il Conservatorio di Milano.
A Torino esiste da anni una rassegna di concerti in cui sono protagonisti i giovani diplomati: va ampliata e promossa di più. Occorre creare reti tra i conservatori ed anche uscire dai conservatori stessi per aprirsi al territorio. Che comprende anche l’Europa: ci sono scambi internazionali da costruire coinvolgendo quelle istituzioni che curano il perfezionamento dei diplomati. Probabilmente si potrebbero creare, lungi dal saturare il mercato, nuovi posti di lavoro e nuova sensibilità musicale anche nel pubblico oggi più lontano dalla musica classica e contemporanea.
Qui c’è un lavoro educativo da fare: le nostre istituzioni dovrebbero capire che sin dalla scuola materna (per non dire dal nido) sino al liceo dovrebbe essere garantita una formazione musicale per tutti immettendo nella scuola giovani docenti musicalmente preparati. E si pensi anche all’importanza che ha la musica sul piano della terapia per i bambini disabili. Anche la musicoterapia (oggi dominata da psicologi con una scarsa formazione musicale) potrebbe essere toccata e rinnovata.
Chissà se avremo il tempo di rivedere i giovani delle “Nozze di Figaro” (che qui hanno davvero saputo fare le “nozze coi fichi secchi”) del 10 maggio 2016 su un altro grande teatro? Intanto mi piacerebbe tornare a Pinerolo l’anno prossimo per una nuova bella opera e magari ricevere la buona notizia che un governo del mio Paese sta investendo sulla musica e i giovani.
Stefano Vitale