MURALES, GRAFFITI e STREET ART: VANDALI O ARTISTI?
di Donato Di Poce
Verrebbe da dire subito:” C’era una volta il quadro”, infatti nonostante Duchamp con i suoi ready made, abbia scardinato l’idea classica del quadro, nonostante che i padri e fondatori di queste espressioni artistiche contemporanee, siano due artisti di fama mondiale quali Michel Basquiat e Keith Haring, nonostante che a Berlino esistano ancore 3 km. di muro (il più importante monumento mondiale) consacrato a quest’arte -East Side Gallery-, nonostante che a queste espressioni artistiche vengano dedicate mostre e pubblicazioni e molte gallerie d’arte stiano promuovendo a livello internazionale diversi artisti writers, sistematicamente in questa Italietta mediocre e provinciale, assistiamo a stupide polemiche se siamo di fronte a vandali che sporcano le nostre città o ad artisti modernissimi che fanno arte su superfici metropolitane(muri abbandonati, serrande, cordoli, tombini, vagoni di treni e delle metropolitane etc…).
E’ evidente che ci siano stupidi pseudo artisti imbrattatori e autentici talenti e artisti che comunicano i loro sogni e le loro visioni opponendosi al grigiore e abbandono delle nostre periferie sia cogliendo gli aspetti più moderni della comunicazione visiva quali “l’arte fuori dai musei e dalle gallerie, in mezzo alla gente”, l’assoluta libertà espressiva e tematica, fuori dai canoni dei critici e dei collezionisti che drogano il mercato dell’arte, e il recupero di un’idea di ‘Arte Clandestina’ e in movimento, ed infine l’idea modernissima di mettere insieme parola e immagine recuperando sia certe intuizioni di Basquiat che le suggestioni di Mimmo Rotella e infine il recupero del lavoro critico e creativo della POESIA VISIVA e certe espressioni della MAIL ART e POP ART.
Ciò premesso, diciamo che il graffitismo, è una manifestazione sociale, culturale e artistica diffusa in tutto il pianeta. Di recente ci sono stati muri esplicitamente dedicati dalle amministrazioni comunali all’espressione della “spray-can art” – un modo, questo, per cercare di arginare il dilagare del fenomeno nel contesto dei centri storici o di quartieri residenziali – o siano luoghi siti in periferie degradate o di poco interesse o difficilmente raggiungibili in cui, per un tacito accordo con gli organi deputati al controllo dell’ordine pubblico, si lascia ai writer “carta bianca” e una relativa tranquillità per dipingere ). I writer che scelgono di esprimersi per lo più in contesti del genere, attraverso la scelta consapevole e responsabile del supporto per la pittura, si distinguono da quelli che intervengono anche su edifici di interesse storico e artistico.
Nel corso degli anni molti artisti hanno comunque maturato nuove tendenze creative per cui, pur mantenendo radici nel graffiti writing, si è riusciti a sconfinare e contaminare il design, l’abbigliamento, la moda, la fotografia, le tecniche pubblicitarie e molti artisti d’avanguardia.
Il murale (in spagnolo mural, plurale murales) è un dipinto realizzato su una parete, un soffitto o altra larga superficie permanente in muratura. Il termine indica anche il genere di pittura, ed è divenuto celebre per il movimento artistico messicano noto come “muralismo”.
I murales non vanno confusi con i Graffiti writing. Quest’ultimi, come dice il termine, nascono da scritte, per lo più in origine firme, graffiati, che poi si sviluppano ingrandendosi e presentandosi in diversificate realizzazioni. I murales invece indicano dipinti sulle mura di carattere vario, è più una forma completa di pittura.
Il “Graffiti-Writing” è un fenomeno giovanile, caratterizzato da incessanti azioni di ragazzi e ragazze decisi a imporre i propri pseudonimi all’interno dei contesti urbani. Il “writing” nasce a Filadelfia nei tardi anni sessanta e si sviluppa a New York negli anni settanta fino a raggiungere una prima maturità stilistica a metà degli anni ottanta.
L’Aerosol-Art è stata una delle prime espressioni artistiche accostate al Graffiti Writing. Si tratta dell’utilizzo della bomboletta spray con applicazioni pittoriche aerografiche simili alle produzioni aerografiche convenzionali. L’Aerosol-Art dapprima ha arricchito di significato le scritte Graffiti connotandole e rendendole appetibili al grande pubblico, e successivamente, ha trovato una propria indipendenza e dignità artistica. Molti Aerosol-Artist sono anche graffiti writer ma sempre più emergono figure che fanno dell’Aerosol-Art sia un punto di partenza che di arrivo. L’Aerosol-Art si configura quindi come una tecnica pittorica aerografica spesso associata alle produzioni graffiti writing.
La Street Art (in italiano Arte di strada) è il nome dato dai mass-media a quelle forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture ecc. La sostanziale differenza tra la street art e i graffiti si riscontra nella tecnica non per forza vincolati all’uso di vernice spray e al soggetto non obbligatoriamente legato allo studio della lettera, mentre il punto di incontro che spesso fa omologare le due discipline rimane il luogo e alle volte alcune modalità di esecuzione.
Intorno al 2000, in Europa, soprattutto tra Spagna , Italia, Inghilterra, Germania, si assiste a una svolta artistica e creativa per le strade; numerosi artisti (fotografi, poeti, writers) abbandonano l’etnocentricità del movimento del writing, a favore di una comunicazione di massa e il coinvolgimento del pubblico ai propri interventi che diventano sempre più spesso delle vere installazioni temporanee, esposizioni a cielo aperto e arte in movimento.
La scena italiana ha saputo imporsi a livello europeo sin dai primi anni del duemila, con due scuole riconducibili a Milano e paesi limitrofi come Sesto S. Giovanni, e Bologna. La prima tra le due si concentra su una massificazione degli interventi per intercettare un pubblico il più vasto possibile, sempre critica e in contrasto con i politici e il governo della città. La seconda ha sviluppato invece uno stile più monumentale e concentrata su vecchie fabbriche e aree metropolitane dismesse.
I Milanesi protagonisti di tale movimento, intesi per la loro rilevanza sul pubblico ampio e non necessariamente addetto ai lavori, sono il giocoliere del colore KAYONE (Marco Mantovani), approdato a una pittura informale come Pho, il poeta di strada Ivan Tresoldi, il pop artist Bros , Ozmo e Pao con i suoi panettoni a pinguino. Infine da ricordare a Milano l’importante complesso del Leoncavallo, una sorta di “Sistina” della Street Art (i cui iniziatori furono Davide Atomo Tinelli, Swarz (Marco Bonomi) e Shah (Silvia Potenza), che ho in parte fotografato nel 2009 quando ho saputo che il comune vuole sfrattare e distruggere.
Bolognesi doc, nonché particolarmente indicativi rispetto alle esperienze stilistiche e pratiche sopracitate, sono Blu, street artist e video maker ormai di fama mondiale, il collettivo Ericailcane, Dado e Stefy grazie anche alla loro passata esperienza nel mondo del writing nostrano. Ricordiamo che la prima street artist in Italia ad usare nuove tecniche espressive quali la riproduzione del logo e le pitture monumentali per mezzo di spray e tempere è stata Pea Brain a Bologna all’inizio degli anni novanta, precedendo la “nouvel vague” di street art che si è sviluppata successivamente.
Negli ultimi anni, il movimento ha preso strade diverse e si è ormai da una parte sempre più diffuso e affermato sul territorio Nazionale (Roma, Firenze, Palermo, Sora, Rimini, Padova, etc..) e dall’altra sempre più personalizzato ed istituzionalizzato (vedi vedi la mostra di Sgarbi al PAC di Milano) e nella relazione sempre più frequente con le municipalità, musei, e gallerie private che spesso ne spengono la forza dirompente della trasgressione e libertà espressiva.
Vorrei concludere questo intervento con un mio omaggio poetico a Michel Basquiat:
I TACCUINI DI BASQUIAT
I
Quando i poeti cancellano
Gli ultimi silenzi della notte
Le mani di un ragazzo
Scarabocchiano versi sui muri delle città
Le parole diventano stelle del desiderio
Coriandoli di morte variopinta
Intermittenze di luce
Che inghiottono la notte con un respiro.
Altrove il popolo dei vinti
Cammina silenzioso verso i metrò
E uomini soli coltivano nidi d’angoscia
Con le facce schiacciate sui vetri
Mentre negli occhi scorrono i divieti di una vita
“Vietato attraversare i binari”
“Vietato parlare al conducente”
“Vietato sognare altri mondi…altri amori”.
VIETATO VIETARE!
Scrivono invece
Le rondini metropolitane
E disegnano sui muri
I loro sogni colorati.
II
Lasciano impronte di libertà
Sui vagoni dei treni
Nelle stazioni di periferia
Nei centri sociali
Sognando solo di avere un futuro
Una speranza, un segno che li tenga vivi
In un mondo di morti viventi
Di anime addomesticate al male di vivere.
E tu Michel
Eri un frammento di stella contaminata
Da vite clandestine e sole
E cercavi tra i rifiuti e gli scarti
Il delirio del mondo
Che ignora il proprio delirio.
Cercavi ogni indizio di vita estrema
Un’estasi, una musica vera
In cui perdersi per ritrovarsi.
III
Vorrei perdermi nel tuo respiro
Tra le pagine magiche
Dei tuoi taccuini
Tra le tue cancellazioni
E le tue illuminazioni.
Ma ci restano solo le tue contaminazioni e collaborazioni
Con Andy Warhol e con Francesco Clemente
I tuoi ritratti impazziti
Come Artaud, come Rimbaud.
Piccolo corsaro nero
Ricasso in black
Scoiattolo di Dowtown
Ti scambiavano per un Armani di periferia
E non vedevano che eri
Un principe degli Atelier
Il gran Visir della strada.
Le ossequiose maestrie del Rococò
I mercanti squali
Squallidi replicanti del neo-pop
I pompiers del Dejà Vu
Le crocerossine di Canova
Li hai annientati tutti
Cercando il nuovo, il vero, l’altrove.
Gettavi il tuo cuore oltre il limite
Ma il tuo corpo
Era una grata di sogni
Contro la mattanza quotidiana
Della creatività.
Donato Di Poce